Curia Vescovile: anche a Vicenza si inizia a parlare di riforma

Le prospettive dopo un'attenta verifica

 
Forse sulla scia delle riforme iniziate da papa Francesco, forse anche prendendo atto dell’aspirazione di aggiornamento dei meccanismi istituzionali che sembra trovare espressione a tutti i livelli della vita sociale e politica nel nostro Paese, fatto sta che anche in Diocesi si è iniziato a parlare di “verifica”, “rinnovamento”  e anche di “snellimento” della Curia Vescovile. Da alcuni mesi i direttori degli Uffici diocesani si sono incontrati periodicamente per un primo lavoro di verifica della struttura curiale esistente. 
 
 “Da questo lavoro – spiega don Roberto Tommasi, direttore dell’Ufficio per la pastorale della Cultura – sono emersi alcuni nodi problematici che rivelano come l’attuale assetto della Curia diocesana (a partire dagli anni Settanta organizzato in oltre 20 Uffici) non sia più in grado di rispondere efficacemente al contesto culturale ed ecclesiale odierno”. 
 
 Tre, in particolare, sono le criticità evidenziate dal lavoro di verifica svolto: 
 
– una certa distanza tra il lavoro degli Uffici diocesani e la vita delle comunità parrocchiali
 
– una fatica crescente nel rapporto con la società civile e le sue istituzioni
 
– l’autoreferenzialità dei singoli Uffici.
 
Per uscire da tali difficoltà “è necessario innanzitutto ricordare – commenta don Tommasi – che gli Uffici diocesani sono strutture a servizio della comunione ecclesiale. Essi debbono pertanto lavorare per tradurre in proposte concrete le linee pastorali date dal Vescovo; in secondo luogo, devono aiutare le comunità cristiane a leggere e capire la realtà che le circonda; infine, devono porsi al servizio delle attività pastorali proposte dalle parrocchie e dalle aggregazioni laicali”.
 
Il primo passo per aiutare gli Uffici diocesani a rispondere meglio a tali esigenze è che inizino a lavorare insieme, andando così progressivamente verso una essenzializzazione e semplificazione strutturale della Curia. 
 
“Abbiamo deciso dunque – conclude don Roberto Tommasi – di raggruppare gli Uffici diocesani in 4 ambiti (gli stessi indicati dal Vescovo Beniamino Pizziol per il rinnovo dei Consigli pastorali a partire dal Congresso di Verona): 
 
1) ambito orante-celebrativo
 
2) ambito dell’educazione alla fede
 
3) ambito della carità e fraternità
 
4) ambito socio-culturale.
 
Già dal mese di maggio 2014 i direttori dei diversi Uffici diocesani inizieranno a ritrovarsi insieme suddivisi per ambiti e non più tutti insieme, come finora in genere accadeva. Tale modalità di lavoro dovrebbe facilitare così una interdipendenza positiva tra gli Uffici, attivare collaborazioni e sinergie, maturare uno sguardo di comunione e una veduta comune sulle situazioni, le problematiche e le risorse del nostro tempo”. 
 
Dai 22 Uffici che compongono la Curia Vescovile attuale si passerà dunque soltanto a 4 macrouffici? Una cura dimagrante così sarebbe di certo eccessiva, mandando in sofferenza i meccanismi pastorali della Diocesi. Ma certo snellimento sarà, con i tempi e le modalità che progressivamente emergeranno da tale lavoro condiviso.
 
Don Alessio Graziani