“Fino a 20 km a piedi pur di non mancare alla Messa di Natale”

Lettera di don Leopoldo Rossi dal Camerun

Cari amici, 

un Natale sicuramente diverso dagli altri quello di quest’anno. Il rapimento di padre Georges avvenuto il 13 novembre scorso ci ha un po’ scossi, anche se devo dire che poi le faccende di tutti i giorni hanno avuto la meglio sui pensieri e sulle preoccupazioni. Piano piano la paura iniziale è venuta meno, smorzata dalla vita che continua e, grazie a Dio, dall’assenza di altri episodi di terrorismo in territorio camerunese. Questa mattina poi (31 dicembre 2013) la bella notizia: padre Georges è stato liberato. Non conosciamo ancora la dinamica dei fatti, ma l’importante è che stia bene e che sia potuto ritornare a casa. 

Se il mio primo Natale a Loulou fu segnato dalla meraviglia e dallo stupore per le tante novità e il secondo dalle nostalgie del passato, questo, il terzo, è stato di certo quello in cui mi sono sentito più a casa, immerso con questi fratelli nel mistero grande di un Dio che si fa povero bambino. Il Natale è iniziato per me con una celebrazione la sera del 24 nella povera cappella di un villaggio di savana dove tra la povertà e la semplicità di questa gente non ci si può non sentire un po’ più vicini al bambino di Betlemme.

Nessuna apparizione di angeli nel corso della notte, almeno che io sappia, eppure al mattino l’area sacra di Loulou era piena di gente venuta per incontrare Gesù. Cinque, dieci, addirittura venti chilometri a piedi per qualcuno pur di non mancare a questo appuntamento. Tra questi anche 184 catecumeni; giovani, adulti ed anziani che ufficialmente, davanti alla comunità riunita, si sono impegnati a continuare il cammino di preparazione al battesimo.

Che dire? … “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.

Ma a casa di Gomna quest’anno il vino della festa era alquanto amaro, nessuno aveva voglia di bere e tanto meno di rallegrarsi. Troppa la preoccupazione ed ancor di più la paura per accorgersi che dell’arrivo del Natale. Dédé, 6 anni appena, da qualche giorno era diventata l’unica vera grande preoccupazione di tutta la famiglia. In preda a strane e ripetute convulsioni, con gli occhi stralunati ed assenti, la piccola, ormai non si reggeva più in piedi. I medici del dispensario  e dell’ospedale, dopo diverse analisi risultate tutte negative, avevano sentenziato che sicuramente la bambina era vittima di qualche sortilegio: “qualcuno le sta mangiando l’anima!”.  L’unica soluzione possibile per poter riavere sana e salva la bambina era quella di individuare la strega artefice del maleficio, costringerla ad ammettere la propria colpa per farle annullare l’incantesimo. Due stregoni, confermando il parere dei medici, avevano già fatto i nomi di 6 possibili streghe. Gomna a queste cose ci crede ciecamente, come tutti del resto, ma, a modo suo, lui è cristiano, lavora come muratore per la missione e sa che questo genere di cose i cristiani non possono accettarle. La sua fortuna è stata quella di aver avuto bisogno di un anticipo sul suo salario per poter pagare chi gli aveva rivelato i nomi delle streghe. I suoi soldi li aveva appena consumati per acquistare un vestitino nuovo come regalo di Natale ai suoi cinque figli, e nel bisogno ha trovato il coraggio di parlarne. Ma come aiutarlo al di la del piccolo prestito, ma soprattutto come aiutare Dédé? “Nella casa degli uomini di Dio nessuno spirito cattivo può fare del male alla tua bambina!”. Ha deciso di  di fidarsi e così la piccola Dédé è arrivata a casa nostra il giorno dopo Natale. Era spaventata, povera piccola, ma ha accettato di rimanere,  mentre il papà e lo zio sono rientrati a casa. L’accordo con loro è stato che la bambina poteva rimanere qualche giorno con noi solo se loro lasciavano cadere ogni forma di accusa e di ritorsione nei confronti delle 6 donne accusate di stregoneria. Con noi Dédé si dimostra fin da subito come una bambina sveglia che ride, canta, gioca, si dà da fare nei piccoli lavoretti di casa come tutte le bambine della sua età, non le manca di certo l’energia e tanto meno la parola, ma è stato facile capire che si portava dentro un sacco di paure. Come biasimarla? Per alcuni giorni, infatti, non aveva fatto altro che sentir parlare di streghe, di sortilegi e di malattie. Tutto ciò le faceva paura, ma finalmente era riuscita ad avere ciò che desiderava. Fingendosi ammalata era finalmente riuscita a catturare l’attenzione della sua famiglia, era riuscita ad avere quell’affetto e quelle cure che non riusciva ad avere quando invece si comportava come tutti gli altri bambini del suo quartiere. Due giorni di piccole attenzioni, una giusta dose di coccole, qualche parola ferma di fronte ai capricci e alle piccole crisi insieme a tanta voglia di rivedere la mamma, fortunatamente le sono bastate per dissolvere in lei l’incantesimo. Dopo aver fugato ogni dubbio su presunti sortilegi ed aver spiegato ai genitori l’origine della crisi, la piccola è potuta tornarsene a casa. La stregoneria in questo caso non centrava; anche in altri casi, a dire il vero, ma da queste parti siamo ancora lontani dal poterlo capire. Vi ho raccontato il caso di Dédé, ma potrei parlarvi di Goigoi, un giovane accusato di stregoneria assieme alla sua famiglia proprio in questi giorni di Natale; di suo fratello incarcerato e picchiato dalla gendarmeria che ha preso a pretesto queste accuse di villaggio per poter estorcere soldi a chi nemmeno sa che esistono leggi e diritti umani; di Marceline che ha dovuto scappare dove nessuno la conosce, lasciando figli, casa e campi.

“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce…” ci diceva il profeta Isaia la notte di Natale. Ora spero che per Gomna e per la sua famiglia queste parole, almeno in parte, si siano avverate, ma per il resto del popolo che cammina nelle tenebre della paura e dell’ignoranza tutto questo quando accadrà?

Poter incontrare e vedere una luce vera che ti viene incontro e che ti  sa risollevare dalle tue paure: questo penso sia l’aiuto più bello e più importante per questa gente povera più di speranza che di cose. In sintonia con il profeta Isaia anche noi sentiamo che solo Gesù Cristo, con tutto ciò che di buono lui ci spinge a fare, può essere luce che illumina, conforta e guida, ma di lavoro ne resta ancora molto da fare e l’impressione è che siano sempre meno coloro che decidono di portare avanti questa sfida. Molte congregazioni missionarie e molte diocesi italiane hanno ormai abbandonato l’estremo nord del Camerun ed anche la diocesi di Vicenza sembra essere in difficoltà. Tra una decina di giorni il nostro vescovo Beniamino sarà qui con noi nella speranza che si innamori anche lui di queste terre e di queste persone per poter assicurare ancora un po’ di aiuto a queste giovani chiese.

Ringraziando ancora il Signore per la liberazione di padre Georges, vi lascio e vi auguro un buon 2014. Che sia segnato per tutti voi da tanta gioia e da tanta speranza. Che l’Emmanuele, il Dio-con-noi, vi colmi delle sue benedizioni e vi ricompensi per la generosità e l’affetto con il quale state accompagnando questa mio servizio missionario e la gente a cui la nostra chiesa mi ha inviato.
 Fraternamente in Cristo
don Leopoldo Rossi
P.S.: Vi allego la foto della nuova chiesetta che abbiamo costruito a Wouyang, uno dei sette settori della parrocchia di Loulou. L’abbiamo inaugurato domenica scorsa con grande gioia e partecipazione da parte dei cristiani di tutta la parrocchia. Ringrazio di cuore quanti di voi hanno collaborato nella realizzazione di questo progetto e in modo particolare la comunità di Scaldaferro. Maria, Salute degli infermi, vi premi per la vostra fede e la vostra generosità.