Il Vicario Generale ha celebrato la messa natalizia al Centro S. Faustino. Oltre 400 le persone seguite, aiutarle è un modo per convertirsi alla misericordia

 
«A chi è troppo sbilanciato sulla dimensione religiosa c’è bisogno di dire che il Regno di Dio si realizza attraverso gesti concreti improntati a misericordia, perdono, compassione che offriamo a tutti, perché questo è il compito e la missione alla quale è chiamata la Chiesa nel mondo». Lo ha ricordato don Lorenzo Zaupa, vicario generale, durante la messa di mercoledì pomeriggio al centro di ascolto di San Faustino, a pochi passi dalla chiesa dei Servi.   San Faustino è un pezzo di periferia nel centro cittadino. Ed è a pochi passi da un hotel a quattro stelle, abituato a ben altri frequentatori. A San Faustino, infatti, si recano ogni giorno uomini e donne – soprattutto uomini – senza fissa dimora. «Ogni giorno accogliamo una cinquantina di persone in media, che in inverno diventano sessanta – spiega Fabio Taberni, presidente del centro -. Il nostro obiettivo è togliere le persone dalla strada. Qui possono trovare qualcosa di caldo da bere, un po’ di compagnia o qualcosa da leggere. Ma, soprattutto, trovano servizi igienici e un servizio di custodia bagagli e di documenti. In strada sono cose che si perdono o che vengono rubate».   San Faustino, uno spazio ricavato in un oratorio risalente al ‘400, appare come una stanza con sedie e tavoli. Qualcuno degli ospiti posa la testa sulle braccia conserte e schiaccia un pisolino. Altri stanno sulla porta del piccolo ufficio che fa un po’ da segreteria e un po’ da reception. Qualcuno chiede informazioni e qualcun altro, soldi. «Diamo piccoli aiuti economici solo in certi casi, per il resto indirizziamo le persone agli altri servizi Caritas», spiega un volontario. «Il clima è tranquillo – prosegue -. Ogni tanto qualcuno si innervosisce e ci tocca chiamare la polizia, ma già questo li tranquillizza».   «Qualche volta chi abita nei dintorni storce il naso – riprende il presidente -. D’altronde, portiamo un pezzo di periferia nel cuore del “salotto buono” cittadino. Eppure c’è anche chi ci dà una mano: i bar dei dintorni ci lasciano sempre qualche brioche o qualche panettone».   Semmai esistesse una classifica degli “ultimi”, i frequentatori del San Faustino si giocherebbero i primi posti in classifica. «Molti hanno problemi di alcol – spiega Taberni -. Gli italiani, bene o male, una rete di aiuto ancora riescono a conservarla: qualche parente, qualche amico… Gli stranieri, invece, non hanno nessuno».   I numeri, su questo, la dicono lunga: lo scorso anno il centro ha seguito circa 400 persone. Di questi solo 85 erano italiani. Complessivamente, il San Faustino è rimasto aperto 330 giorni, con una trentina di volontari che si alternano facendo tre ore al mattino e tre ore al pomeriggio, dal lunedì al sabato. Con “l’emergenza freddo” è aperto anche la domenica. Il servizio, inoltre, rappresenta l’impegno di tutte le parrocchie del vicariato urbano che si “autotassano” per poterlo sostenere.   È in questo “segno di misericordia” che don Lorenzo Zaupa, mercoledì pomeriggio, ha celebrato la tradizionale messa natalizia per gli ospiti. «A chi si mette con generosità al servizio degli ultimi, è consolante ricordare che stanno lavorando per il Regno di Dio e che sono strumento dell’amore del Signore» ha ricordato don Lorenzo, che ha aggiunto: «I poveri ci possono convertire alla misericordia e farci scoprire il Padre ed essere come lui “misericordiosi». Più che storcere il naso, il “salotto buono” dovrebbe sentirsi privilegiato. Andrea Frison  Articolo da La Voce dei Berici di questa settimana