Matrimoni religiosi e civili: oggi la tendenza è escluderli entrambi

I matrimoni civili hanno davvero superato quelli religiosi?

In questi giorni l’Ufficio Statistica del Comune di Vicenza ha diffuso i dati demografici della nostra città relativi al 2012. In queste occasioni, ormai da qualche anno, ci sentiamo ripetere che “i matrimoni civili hanno abbondantemente superato quelli religiosi”.  Nell’opuscolo edito dal Comune ritroviamo però quest’anno anche altri indicatori che ci permettono di smentire o quantomeno ridimensionare questa affermazione. 
 
Nel 2012 nel comune di Vicenza i matrimoni con rito religioso sono stati 122 e quelli con rito civile 161. Il sorpasso parrebbe dunque evidente. Tuttavia nello stesso rapporto scopriamo che, di questi 283 matrimoni totali, 71 sono “matrimoni successivi al primo”, matrimoni cioè che – salvo rari casi –  non avrebbero potuto essere celebrati in chiesa. Basterebbe questo dato per sostenere dunque che potendo scegliere, le coppie prediligono ancora le nozze in chiesa. Se togliamo infatti le seconde nozze (delle quali solo quelle tra vedovi possono essere celebrate religiosamente), i matrimoni celebrati divengono complessivamente 212 e tra questi la forma del matrimonio religioso supera evidentemente quella del matrimonio civile. 

Inoltre dallo stesso rapporto statistico apprendiamo che i matrimoni misti e i matrimoni tra stranieri costituiscono il 28 % dei matrimoni totali. Considerando che solo una piccola percentuale di immigrati è cattolico è dunque al momento di sposarsi opta per il matrimonio cattolico nella forma concordataria, riteniamo che almeno per un altro 15 % dei casi il matrimonio civile non derivi da una scelta tra due forme di matrimonio diverse, ma sia l’unica opzione possibile. 
 
Ricapitolando, se dai 161 matrimoni civili togliamo i matrimoni tra persone non cattoliche e i matrimoni che non si sarebbero potuti celebrare in chiesa perché seconde unioni tra persone divorziate, ne deduciamo che al momento delle prime nozze i cittadini italiani cattolici continuano a preferire il rito religioso a quello civile. 
 
Il dato più significativo, piuttosto, sembra essere non tanto dunque il sorpasso di una forma di matrimonio rispetto all’altra, quanto l’aumento delle convivenze rispetto alla scelta matrimoniale, nonché il sensibile innalzamento dell’età media di chi si sposa e della popolazione nel suo insieme.
 
Alessio Graziani