Papa Francesco in Africa nel segno della Misericordia

Il terrorismo fiorisce dalla miseria e dalla disperazione

«Papa Francesco vuole parlare della misericordia e dell’amore di Dio anche ai popoli africani e a quelli più provati. Per questo è nata l’idea di cominciare il Giubileo in Africa oltre che a Roma. È un anticipo per un continente che ha estremamente bisogno». Lo ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, su Tv2000, in merito al viaggio in Africa del Papa dal 25 al 30 novembre. È stato lo stesso Francesco, all’Angelus del primo novembre, ad annunciare: «Domenica 29 novembre ho in animo di aprire la Porta Santa della cattedrale di Bangui».  «Il viaggio in Africa – ha aggiunto padre Lombardi – è stato fortemente voluto dal Papa per andare a testimoniare, in un Continente molto amato dalla Chiesa, ma che vive problemi, conflitti, odio e violenza, l’amore di Dio e il suo messaggio».Papa Francesco toccherà tre Paesi: Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana. «Quello del Papa è un viaggio molto importante, soprattutto in un momento difficile come questo – dichiara padre Alex Zanotelli, comboniano, per molti anni missionario in Kenya e già direttore di Nigrizia -. Le difficoltà principali stanno proprio nella convivenza. A Nairobi c’è molta tensione, il Kenya si è impegnato militarmente contro gli jihadisti somali».  Tensioni esistono anche nella Repubblica Centrafricana, dove negli ultimi tempi si sono riaccesi gli scontri. E dove il Papa ha intenzione di anticipare l’apertura del Giubileo della Misericordia. «Sarebbe meraviglioso – continua Zanotelli -, l’Africa ha tanto bisogno di riconciliazione e misericordia per ricominciare».  La terza e ultima tappa, però, potrebbe saltare se la situazione precipitasse. Al momento però «l’agenda resta invariata – ha dichiarato nei giorni scorsi ad Avvenire il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato -. Il viaggio in Africa e il passaggio nella Repubblica Centrafricana è stato fortemente voluto dal Papa. Si vedrà poi in base alla situazione del momento, sul terreno, se compiere la terza e ultima tappa in Centrafrica». Il suono dei tamburi «Con la visita del Papa è come avere il messaggio di Gesù Cristo rinnovato, come avere il suono dei tamburi che trasmettono la Parola risonante in tutta l’Africa», ha affermato mons. Alfred Rotich, presidente del Segretariato per la visita del pontefice, in un’intervista all’emittente televisiva NTV Kenya. «La visita del Santo Padre ci offre l’opportunità di riflettere sui valori che sono alla base della nostra nazione, per la quale i nostri progenitori hanno lottato e sacrificato le loro vite», affermano i Vescovi del Kenya in una dichiarazione inviata all’Agenzia Fides. «Riflettiamo sui valori del duro lavoro e dell’onestà, dell’integrità e della responsabilità, dell’unità nazionale e del rispetto della legge».  «In un Paese come il nostro, dove sono mancati per decenni l’unità e il consenso nazionale, il Papa viene come un costruttore di ponti. Ci chiede di imitare Cristo che è venuto per servire invece che essere servito, ci invita ad essere servitore l’uno dell’altro», afferma il messaggio pastorale dei Vescovi ugandesi in preparazione alla visita di Papa Francesco a fine novembre. Il messaggio invita i fedeli a pregare per la visita, a compiere atti di carità nei confronti dei poveri e «ancor più importante, a intraprendere ogni sforzo di riconciliazione e di amore reciproco come Cristo ci ha amati».  «Sono veramente contento che il nuovo Pontefice provenga dall’America Latina, perché è un riconoscimento per la Chiesa di quel continente – dice Juan José Aguirre Muños, Vescovo di Bangassou, città nel sud-est della Repubblica Centrafricana -.Attendiamo ora Papa Francesco in Africa perché possa conoscere le sofferenze, ma anche le speranze del nostro continente».Andrea Frison
Articolo da La Voce dei Berici di questa settimana