Rito di ammissione al diaconato permanente per cinque candidati della nostra diocesi

Il Vescovo: «Siate servitori della comunione tra tutti gli uomini»

Domenica 8 dicembre 2013, nella Cattedrale di Vicenza, il Vescovo Beniamino Pizziol ha presieduto il rito di ammissione al diaconato permanente per cinque candidati: Gianfranco Avataneo di Veronella, Pio Claudio Dalla Valeria di Alte di Montecchio Maggiore, Giuseppe Marcheluzzo di Sant’Andrea di Cologna, Francesco Stropparo di Ignago di Isola Vicentina e Valter Zantedeschi di Creazzo.
 
L’occasione è stata di grande solennità, considerata la coincidenza della seconda domenica di Avvento con la festa dell’Immacolata. E a Maria è stata dedicata gran parte dell’omelia di mons. Pizziol, il quale ha sottolineato come l’espressione “Immacolata Concezione” «ci dice che Maria è stata preservata fin dal suo concepimento da quella comune eredità del genere umano che è la colpa originale». E questo non è avvenuto «per meriti propri, ma a motivo della missione alla quale da sempre Dio l’ha destinata: essere la Madre del Salvatore».
 
Quindi, il Vescovo ha commentato le letture evidenziando, con alcune annotazioni, come si manifesta l’azione di Dio nella storia.
 
La prima annotazione riguarda il luogo dell’Annunciazione: Nazareth, «un paesino sconosciuto, una delle tante periferie del mondo», a sottolineare che, se vogliamo incontrare il Signore, «lo dobbiamo cercare nelle periferie umane, sociali, geografiche».
 
Poi ha considerato il contesto: l’evento «si svolge nel silenzio» perché «la voce di Dio non si riconosce nel frastuono». Perciò – ha detto mons. Pizziol – «dobbiamo imparare a fare silenzio dentro di noi e attorno a noi; le parole dovrebbero provenire da un silenzio interiore, da un cuore immacolato. Solo così saranno vere parole». 
 
Infine, nella terza annotazione, il Vescovo ha ricordato che al centro dell’annunciazione c’è il dialogo tra l’inviato di Dio, un angelo, e una donna che è promessa in sposa. «Dio – ha commentato – rispetta sempre la libertà dell’uomo».
 
Nella seconda parte dell’omelia, monsignor Pizziol si è rivolto direttamente ai cinque candidati al diaconato permanente partendo dalla lettera di Paolo ai Romani, proposta come seconda lettura. 
 
«Paolo – ha spiegato – si rivolge alla comunità dei cristiani di Roma, formata da alcuni di origine ebraica e da altri di origine pagana. L’invito di Paolo è all’accoglienza reciproca ponendo Cristo come principio e fondamento della Comunione. Dice: “Accoglietevi gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi”. Cristo, infatti, è diventato diacono dei circoncisi (degli ebrei), per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri, e anche dei pagani, perché potessero conoscere la misericordia di Dio».
 
Il Vescovo di Vicenza ha, quindi, invitato i candidati al diaconato a «essere servitori (diaconi) della comunione tra tutti gli uomini, ponendo Cristo a fondamento della comunità e non altri, neppure il nostro io». 
 
E ha concluso: «Questo avvenga nelle vostre famiglie, nei luoghi del vostro lavoro, nelle comunità parrocchiali, nella Diocesi, nella comunità civile: siate tessitori di comunione». 
 
 
Lauro Paoletto
(l’articolo integrale è pubblicato sul numero 48 di domenica 15 dicembre 2013 de La Voce dei Berici)