L’istituzione di tre nuovi accoliti

Un passo significativo nel cammino al sacerdozio per Loris, Matteo e Marco

 
Venerdì 22 aprile 2016, alle ore 19, presso la Chiesa di Sant’Antonio ai Ferrovieri di Vicenza, tre seminaristi del quarto anno divengono accoliti. Si tratta di Loris Faggioni (da Ponte dei Nori, in servizio presso l’U.P. di Camisano, Santa Maria e Rampazzo), Matteo Pretto (da Cornedo, in servizio presso la parrocchia di Araceli in Vicenza) e Marco Benetti (da Quargnenta di Brogliano, in servizio presso l’U.P. Berica).I tre giovani, prima della celebrazione, hanno vissuto tre giorni di ritiro a Lonigo, presso La Cappuccina dei Padri Pavoniani.Qual è il senso di questo servizio che abilita ad aiutare i presbiteri e i diaconi durante le celebrazioni liturgiche e come ministro straordinario della comunione a distribuirla nelle S. Messe e portarla a chi è impossibilitato a partecipare?Nasce dalla stessa Eucarestia: far della propria vita un dono gratuito per gli altri. L’amore per una comunità, per le persone che la compongono, grazie alle relazioni fraterne che arricchiscono e sostengono, si concentrano in quel Pane spezzato e Vino versato che è segno di un Amore ben più grande del nostro ma a cui tutti siamo invitati ad abbeverarci. L’accolito è quindi colui che è chiamato a trasformare sempre più la propria vita in chiave eucaristica: seguendo (come indica lo stesso termine) con attenzione le celebrazioni, avendo cura che tutti collaborino e partecipino nel modo migliore, preparando e riordinando l’altare, affiancando i ministri ordinari (preti e diaconi) e straordinari nel momento in cui l’assemblea è invitata a formare un solo corpo accostandosi al Corpo di Cristo. Questo “ministero della carità” si esprime poi nel servizio più discreto e nascosto dentro le case di anziani, persone ammalate, che hanno difficoltà varie per renderle partecipi della Parola e del Pane di vita eterna.Cosa significa per i  nostri tre amici questo servizio?Non è solo una tappa verso il ministero diaconale e il presbiterato, non è servizio che li “mette sempre più vicino all’altare” col rischio però di allontanarli dalla gente. No, è il contrario, proprio la “vicinanza all’eucarestia” li deve spingere a farsi più prossimi a chi soffre, a chi si sente lontano, a chi si sente perdente. Non per portare un “rimedio” vincente ma quel pane che ricorda come l’Unico Vincitore è quel Gesù che per amore è finito inchiodato ad una croce ma è risorto! Un segno di speranza nel difficile cammino della vita. È forte quindi l’invito “date voi stessi loro da mangiare” (Mc 6,37) che è loro rivolto, giorno dopo giorno, per essere nei gesti, nelle parole, nei compiti a cui sono chiamati “pane buono” verso tutti.Accompagniamo Loris, Matteo e Marco con la preghiera e la simpatia verso questa importante tappa del loro cammino, personale ed ecclesiale.don Carlo SandonàArticolo dal sito del Seminario di Vicenza