“Bergoglio: l’uomo venuto dalla fine del mondo” la relazione di G. Brunelli

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Il secondo incontro della Scuola di formazione permanente del clero ha visto la mattina di lunedì 27 ottobre la presenza di Gianfranco Brunelli, dal 2011 direttore responsabile del quindicinale di informazione Il Regno. Dopo l’affascinante affresco tracciato dalla teologa Serena Noceti sul progetto di Chiesa di Papa Francesco nel precedente incontro, Brunelli ha fornito alcune piste di lettura della figura di “Jorge Mario Bergoglio: l’uomo venuto dalla fine del mondo”.

“Non si tratta certo di scrivere una biografia (solo in lingua italiana ne abbiamo oltre duecento) – ha detto Brunelli – quanto piuttosto di capire chi è papa Francesco e che cosa ha plasmato la sua personalità fino a condurlo sul soglio di Pietro”.
 
Tra i fatti recenti che hanno progressivamente portato Jorge Mario Bergoglio ad essere conosciuto a livello internazionale, il direttore de Il Regno ha ricordato innanzitutto quell’autunno del 2001 in cui l’allora Arcivescovo di Buenos Aires dovette senza praticamente preavviso sostituire uno dei relatori al Sinodo dei Vescovi, conquistandosi subito la stima e la simpatia dei presenti; poi la mancata elezione al soglio di Pietro già nel 2005 (i tempi non erano ancora maturi); infine il documento di Apacecida del 2007 e la sua presenza autorevole, a partire dal 2010, nel difficilissimo contesto della seconda crisi economica e politica argentina. Tutte circostanze che portarono un uomo che sempre aveva preferito lavorare con discrezione, sotto l’attenzione dell’opinione pubblica e mediatica, sia nella Chiesa che fuori.

Ed è proprio questo – secondo Brunelli – uno degli aspetti del pontificato di papa Francesco che più stupiscono e affascinano: la sua capacità comunicativa.
 
“Il papa utilizza un linguaggio semplice, fatto di parole (con qualche invenzione linguistica dovuta alla sua imprecisa conoscenza della lingua italiana) e di gesti, che si fondono insieme  in quello che potremmo definire un agire comunicativo. Papa Francesco è credibile perché si avverte una concordanza tra ciò che dice e ciò che fa, ma anche perché esprime una dissonanza rispetto al contesto sociale e culturale in cui si muove”. Il successo della sua persona e del suo modo di vivere la sua leadership, secondo Brunelli, risiede dunque nel fatto che in un mondo segnato spesso dalla menzogna in cui alle grandi dichiarazioni di principio si accompagnano sovente scelte e stili di vita del tutto contraddittori, il papa parla al mondo con un’umanità carica di autenticità, di Cristo e di Vangelo.

 “Papa Francesco – ha continuato Brunelli – trasmette la convinzione non solo che il Vangelo è vero, ma che è possibile come progetto di vita, anche nei contesti più duri e difficili, in quelle periferie esistenziali che sono sempre al centro della sua preoccupazione e che stanno divenendo preponderanti nel nostro tempo perché riguardano una stragrande maggioranza di persone”. E’ proprio a partire da questo che prende volto una Chiesa caratterizzata soprattutto dai sentimenti e dagli atteggiamenti della misericordia e della tenerezza. 

 Dopo alcuni esempi concreti a partire da alcuni interventi di papa Francesco (soprattutto le omelie a Santa Marta e l’Angelus della domenica), Il direttore de Il Regno ha concluso il proprio intervento richiamando quella che, a suo dire, è la posizione di papa Francesco riguardo alle ideologie e alla politica. Anche qui – secondo Brunelli – pesa la provenienza culturale e sociale del pontefice. Papa Francesco è lontano da ogni ideologia perché ne ha sperimentato in argentina il potere corrosivo, sia della società che della chiesa. Gli ideologi falsificano comunque il Vangelo. La politica dall’altra parte, per funzionare, non può che essere concepita che come un processo di inclusione e di allargamento del concetto di cittadinanza, rifiutando ogni particolarismo partitico ed esperienza di casta.

“Quando ho assistito all’annuncio del nuovo pontefice il 19 marzo 2013 e ho sentito dalla voce del cardinale Tauran come si sarebbe chiamato – ha concluso Brunelli –  ho avuto paura perché mi sono chiesto come avrebbe fatto Francesco  a sedete sul soglio di Innocenzo III. Ora lo stiamo vedendo”.

Alessio Graziani
 
 
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