Padre Luigino Marchioron, 50 anni, missionario saveriano originario di Gazzo Padovano (diocesi di Vicenza), dopo 25 anni in Messico, dal 2005 vive in Cina.
Padre Luigino, cosa è voluto dire per te passare a vivere dal Messico alla Cina?
Il cambiamento è stato notevole. Sono due universi culturali diversi. In America Latina i rapporti umani sono segnati dalla spontaneità e dal calore. Nella cultura cinese la fiducia è una conquista. Anche per le sofferenze che nella sua storia molte volte ha subito, il popolo cinese è molto sensibile al modo in cui tu ti poni nei suoi confronti. Per questo è importante dare tempo per conoscersi e usare un linguaggio dolce e mite. Per entrare in sintonia con questa cultura è fondamentale impararne la lingua, cosa che richiede molto tempo e molto studio. La lingua mi aiuta non solo nell’insegnamento della teologia, ma anche nell’entrare in dialogo autentico con le persone che incontro ad esempio in metropolitana, per la strada o nei gruppi. Imparare la lingua cinese significa impegnarsi con amore ad entrare nel loro universo culturale, morale, psicologico e scoprirne la bellezza e le possibilita’ di incontro e annuncio.
I cristiani in Cina sono una piccolissima percentuale rispetto alla popolazione globale. Cosa significa professare la propria fede in Gesù Cristo in Cina?
Sicuramente il cristianesimo cinese ha conosciuto bene l’esperienza del martirio e ancora oggi essere cristiani significa appartenere ad una piccola minoranza che soffre. I giovani cinesi che hanno voluto andare al recente incontro con il papa in Corea, ad esempio, hanno dovuto affrontare mille difficoltà e anche varie minacce. Ma potrei fare molti altri esempi. Nonostante questo i cristiani sono molto coraggiosi. Le loro azioni sono caratterizzate dalla speranza. Ciò che in genere colpisce un cinese del cristianesimo è l’annuncio del carattere incondizionato dell’amore e della misericordia di Dio per ogni uomo. L’esperienza del dono della Grazia senza limiti è molto lontana dalla loro cultura ed è ciò che porta molte persone ad abbracciare la fede cristiana. Sentirsi amati da Dio in modo gratuito.
Hai passato qualche mese a casa, in Italia. Guardandoti attorno in questi giorni, che cosa pensi dovremmo imparare dal popolo cinese?
Ci sono alcune caratteristiche del popolo cinese che in fondo erano anche nostre, ma che abbiamo progressivamente perso e forse dovremmo recuperare in vista del bene comune.
Mi riferisco alla disponibilità al sacrificio, alla resistenza dinazi alle difficolta’ e ai tempi lunghi, al controllo di se’, al portare insieme le fatiche.
Tutti valori ben presenti nel popolo cinese e di cui mi pare si senta il bisogno anche in Italia.
Alessio Graziani





