Dianich: La Chiesa e la riforma delle sue strutture.

[Aggiornato:] inserito file audio e link YouTube dell'intervento

 
Aula gremita lunedì 17 novembre al Centro Onisto per ascoltare la lezione di mons. Severino Dianich.
 
Il noto e apprezzato docente di ecclesiologia alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e autore di innumerevoli pubblicazioni, è intervenuto su La Chiesa e la riforma delle sue strutture.  Dianich è partito da una semplice domanda: chi è la Chiesa?
 
“Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato chiaramente che la Chiesa sono tutti i cristiani, tutto il popolo di Dio e che tale popolo è soggetto dell’agire ecclesiale. Questa affermazione di principio, tuttavia, sembra smentita dalle norme e dalle formule della Chiesa stessa che, di fatto, soffre di una grave carenza di sinodalità”.
 
Gli organi di partecipazione nati dopo il Concilio non solo hanno carattere puramente consultivo – ha sottolineato Dianich – ma non hanno neppure ambiti di competenza chiaramente definiti. Papa Francesco nella Evangelii Gaudium (ai numeri 102 – 105) ha invece ribadito la “capacità decisionale dei fedeli”, senza la quale la Chiesa si impoverisce e rischia di diventare incompetente davanti al mondo e alle sue sfide. “Questo d’altra parte era già stato sottolineato dalla Gaudium et Spes (al numero 43) e trova il suo fondamento nella teologia dei carismi elaborata dall’Apostolo Paolo.

Un secondo aspetto su cui mons. Dianich si è soffermato riguarda l’esercizio della collegialità dei vescovi.
 
“Anche questa è stata affermata dal Concilio, ma non è mai stata di fatto ancora pienamente vissuta. Le conferenze episcopali  si sono configurate fin dall’inizio come organismi deboli, con autorità limitate e ridotte a poche decisioni di carattere amministrativo o di puro orientamento pastorale. Di fatto non costituiscono una forma di esercizio del potere intermedio tra quello del vescovo diocesano e quello del Papa”.

Una strada per realizzare quel decentramento del potere pontificio di cui parla lo stesso Papa Francesco nella EG al numero 32, potrebbe essere indicata dal Codice di diritto canonico delle Chiese Orientali e dalla stessa tradizione canonica occidentale antica, in cui il patriarca e il suo sinodo assumono invece una reale capacità decisionale sia in ordine alla vita della Chiesa locale che alla scelta stessa dei Vescovi.
 
Un governo della Chiesa maggiormente articolato sul territorio, che tenga conto così della grande differenza di culture, sensibilità, contesti sociali, cambierebbe notevolmente il volto dell’episcopato cattolico.

“Ma certo, in tutto questo – ha concluso Dianich – ancora una volta non si tratta solo di cambiare le regole canoniche, ma di convertire i cuori”.

Alessio Graziani
 
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