Di Ebola si continua a parlare. Ma ultimamente l’attenzione dei media sembra essersi concentrata più sui possibili pericoli per il mondo occidentale derivanti dall’arrivo di migranti o di soldati americani piuttosto che sulle proporzioni drammatiche che l’epidemia sta assumendo in Africa.
E’ vero che ciò che accade o potrebbe accadere a casa nostra desta (secondo note leggi della comunicazione) più clamore di ciò che accade in continenti poveri e lontani, ma cristianamente ci è richiesto in questo momento di impedire che la paura di possibili untori superi e ci faccia dimenticare la pietas per le migliaia di vittime che hanno contratto questo virus in Guinea, Liberia, Nigeria, Senegal e Sierra Leone.
Nel villaggio globale e soprattutto nella fratellanza cristiana che infrange confini geografici e culturali in una visione universalistica del genere umano, una vita umana ha il medesimo valore in qualunque luogo della terra si trovi. E una malattia va dunque combattuta con ogni risorsa disponibile tanto in Occidente, quanto in Africa o in ogni altro angolo della terra.
Il fatto che Ebola non ci sia in Italia, non può permetterci di dormire egoisticamente sogni tranquilli. Non possiamo dimenticare che da quando nel marzo del 2014 vennero notificati i primi focolai di questa terribile malattia, i morti in Africa sono oramai diverse migliaia.
A fronte delle giuste e sacrosante preoccupazioni di profilassi per chi proviene dai paesi ove l’epidemia è in corso e piuttosto di strani proclami che populisticamente fanno intendere che per risolvere il problema basterebbe tenerlo fuori da casa nostra, appare ancora una volta coraggioso e generoso l’impegno di associazioni governative e non governative che in Africa, e non senza rischi, si stanno prendendo cura della situazione cercando di debellare il morbo fatale.
In particolare ricordiamo l’impegno del Cuamm – Medici con l’Africa di Padova che, già da tempo in Sierra Leone, non solo non se ne è andato, ma ha addirittura aumentato in tale drammatico e pericoloso momento la propria presenza. Raccogliamo allora l’invito provocazione del direttore don Dante Carraro che ci invita a sostenere anche economicamente l’opera dei Medici con l’Africa in Sierra Leone: “C’è una cura contro l’Ebola, sei tu: puoi infatti aiutarci a fermare l’epidemia, fornendo materiali e strumenti per la prevenzione e il controllo, contribuendo alla formazione del personale sanitario e alla sensibilizzazione delle persone colpite”.
Maggiori informazioni sul sito dei Medici con l’Africa.
don Alessio Graziani





