nza ha anche inaugurato l’Anno per la Vita Consacrata voluto da papa Francesco: un anno per esprimere preghiera, riconoscenza e affetto ai religiosi e alle religiose che saranno invitati a riflettere e rimotivarsi nella propria dedizione a Dio e ai fratelli. Perché ciascuno sia “immagine vivente dell’amore di Dio nella Chiesa” (mons. Pietro Nonis).
A ricordo della canonizzazione di mons. Farina e per la venerazione al nuovo santo, in una cappella laterale della Cattedrale sono stati collocati una lapide e un artistico reliquiario.
Alessio Graziani
Vedi le foto nella nostra fotogralley
Con i piedi sulle orme di San Giovanni Antonio Farina
Si è conclusa giovedì 27 novembre la settimana di celebrazioni che ha accompagnato la canonizzazione del vescovo vicentino mons. Giovanni Antonio Farina (1803 – 1888), dichiarato santo domenica scorsa a Roma da papa Francesco insieme ad altri cinque beati che – ha sottolineato il pontefice – “hanno risposto con straordinaria e originale creatività all’unico comandamento dell’amore”.
Parlando ai preti della Diocesi, riuniti nel Santuario di Monte Berico per il ritiro di Avvento, Suor Emma Dal Maso, Madre Generale delle Suore Maestre di Santa Dorotea, ha voluto ricordare soprattutto due espressioni caratteristiche del loro fondatore. San Giovanni Antonio soleva ripetere innanzitutto che ogni cristiano deve vivere con i piedi in terra e il cuore in Cielo.
In questo ritroviamo l’ideale di vita delle suore dorotee che cercano di coniugare il servizio apostolico nel mondo e la vita claustrale di nascondimento e di preghiera, una carità operosa che non si risparmia e il riposo in Dio, nel santuario del cuore. Santa Maria Bertilla è un esempio di armoniosa realizzazione di questo ideale.
L’altra espressione citata da suor Emma è una frase detta dal santo vescovo Farina al suo segretario in una fredda mattina d’inverno. Dovendo i due recarsi a celebrare la Messa di buon mattino ed essendo la strada ricoperta da uno spesso strato di neve e di ghiaccio, il segretario temeva di cadere. San Giovanni Antonio Farina non esitò, pure più anziano, a fare da apripista invitando il giovane prete a mettere i piedi sulle sue orme.
“Questa frase – ha detto suor Emma – acquista oggi per tutti noi un bellissimo valore simbolico: camminiamo sulle orme di mons. Farina, vescovo dei poveri, educatore intelligente, uomo di carità, sicuri che seguendo lui seguiamo Gesù”.
Questo pensiero è stato ripreso anche dal vescovo Pizziol durante la celebrazione di ringraziamento giovedì sera in Cattedrale.
“Questa sera ringraziamo il Signore – ha detto mons. Pizziol – per i tanti esempi di santità fioriti nella nostra chiesa locale nel corso dei secoli: è attraverso la loro testimonianza che la fede in Gesù Cristo ci è stata trasmessa in modo credibile ed efficace. A loro si aggiunge oggi San Giovanni Antonio Farina, uomo, prete e vescovo che ha attraversato con impegno e con passione tutto l’Ottocento veneto, spendendosi con amore e intelligenza per il bene della Chiesa e della società del suo tempo”.
Del santo vescovo suo predecessore, mons. Pizziol ha voluto ricordare soprattutto il grande e generoso impegno pastorale vissuto attraverso la visita pastorale a tutte le parrocchie della diocesi, l’indizione del Sinodo, l’azione caritativa ed educativa durante le epidemie di colera, la promozione della devozione alla Madonna di Monte Berico. “Come vescovo – ha concluso mons. Beniamino – mi sento stimolato a vivere con la medesima dedizione il mio ministero e ad incoraggiare tutti a ritrovare la gioia di una vita autenticamente evangelica, di una profonda comunione fraterna e della missione generosa verso tutti”.
Con la celebrazione di giovedì 27 novembre in Cattedrale, la Diocesi di Vice