“Torneranno i prati” Il film di Olmi sulla Grande Guerra

Un lavoro che incanta e commuove, per non dimenticare

 
Torneranno i prati è l’ultimo film di Ermanno Olmi, proiettato in anteprima mercoledì sera in alcune sale cinematografiche (tra cui l’Araceli di Vicenza) e da oggi nei cinema italiani.
 
 A Vicenza, una delle zone italiane più colpite dal primo conflitto mondiale (come testimoniano i 4 ossari militari raffigurati nel simbolo provinciale) nonchè patria del regista, il film era particolarmente atteso. A 100 anni esatti dall’inizio della prima guerra mondiale, ci si aspettava il punto di vista autorevole di Olmi, la sua narrazione o, meglio, potremmo dire la sua “visione” su quella che Benedtto XV definì un’inutile strage.
 
 Olmi ancora una volta ci ha incantati, riuscendo a racchiudere il dramma di quella estenuante guerra di posizione e di trincea (che per quasi 4 anni tenne impegnati anche i nostri giovani soldati) in 80 vibranti minuti di lungometraggio che raccontano in modo coinvolgente e affascinante un’unica notte di guerra. Una notte segnata dalla morte, dai colpi di cannone, dai tiri dei cecchini. Non una notte qualsiasi, ma quella dell’11 novembre 1917, prima dell’alba che vide la disfatta di Caporetto. Tutto in una notte e tutto in pochi metri di baraccamenti in un avamposto italiano sull’altopiano di Asiago, tanto vicini agli austroungarici, da poterli udire camminare, nelle loro trincee, ugualmente scavate nel fango e nella neve.
 
Non vi sono eroi e non vi sono nemmeno a ben guardare nemici in questo film di Olmi, che in altri tempi sarebbe stato giudicato disfattista. Lontano da ogni retorica e ideologia, il regista guarda negli occhi quei giovani mandati a “sacrificarsi per la patria”.  Appaiono uomini abbruttiti dalla stanchezza, dalla paura e soprattutto dal non senso di una guerra e di un combattimento che non solo non hanno scelto, ma del quale nessuno ha neppure detto loro le ragioni profonde, posto che vi fossero. L’assurdità e l’orrore della guerra sono ancora più evidenti perchè incorniciate da una natura incantevole che pare guardare –  incapace di comprendere –  l’odio degli uomini. Lo sguardo di Olmi mette a nudo così le anime, anche grazie ad una fotografia di straordinario impatto emotivo.

Tra i personaggi emerge emblematico di tutto questo dramma il giovane tenente (il tenentino) interpretato da un bravissimo Alessandro Sperduti (27 anni) che, appena giunto al fronte, in una sola notte vede sgretolarsi ogni ideale e certezza e con essi anche la sua stessa giovinezza.

Olmi si è ispirato per questo suo film al racconto La paura (1921) di Federico de Roberto, ma chi ha letto Emilio Lusso  non faticherà a ritrovare nel film tutte le emozioni e le atmosfere di Un anno sull’altipiano. Romanzo sicuramente da leggere o da rileggere in questo anno centenario.

Non è dunque un film sulla guerra quello che andrete a vedere, ma sul dolore inutile che le guerre hanno sempre causato. Un invito a non dimenticare e soprattutto a non ripetere.
 
 Alessio Graziani

Il film di Olmi, in programma in questi giorni nella Sala della Comunità Lux di Asiago, sarà visibile a Vicenza da giovedì prossimo 13 novembre all’Araceli di Vicenza. Da non perdere.