Don Carlo Guidolin, 48 anni, originario di Rosà e prete dal 1991, dal 2013 è Rettore unico del Seminario Vescovile di Vicenza.
Don Carlo, da quest’anno in Seminario a Vicenza non ci sono più i ragazzi delle medie? E’ la fine di un’epoca?
Effetivamente con il corrente anno scolastico non è partita la prima media. C’è ancora un piccolo gruppo di ragazzi di 2° e 3° media che vivono stabilmente in Seminario dal lunedì al sabato mattina, ma che già dallo scorso anno frequentano la Scuola Media all’Istituto Farina. I piccoli numeri degli iscritti non permettevano più di sostenere la Scuola Media interna. Negli ultimi anni abbiamo visto una fatica crescente, anche nelle famiglie più praticanti e motivate dal punto di vista della fede, a vivere il distacco dai propri figli che iniziavano il cammino di vita e di ricerca vocazionale in Seminario. Dobbiamo tener conto delle mutate sensibilità e del fatto che molti ragazzi sono figli unici. Inoltre in molti casi sorgeva l’equivoco di pensare alla Scuola Media del seminario come ad un collegio, forse l’ultimo collegio rimasto, in cui collocare ragazzi con vissuti personali o familiari problematici e snaturando così il senso di questa proposta di vita.
Davanti a tutto questo abbiamo deciso di iniziare un’esperienza nuova. I ragazzi di prima media ci sono, ma vivono il loro essere “seminaristi” senza staccarsi dalla loro famiglia e dalla loro parrocchia. Dopo un campo estivo in seminario, vengono ora a vivere con noi un fine settimana al mese, durante le vacanze di Natale vivranno qui l’esperienza degli esercizi spirituali, parteciperanno ad altri momenti di festa e di incontro pensati apposta per loro. Ma quello che è più importante, saranno seguiti nel loro cammino di spiritualità da una equipe di educatori formata dai preti del Seminario, ma anche dalle famiglie e da giovani che hanno a loro volta vissuto positivamente l’esperienza del Seminario.
I ragazzi si stanno dimostrando molto consapevoli del significato del loro cammino di ricerca vocazionale. E per aiutarli in questo, a maggio, al termine di ogni anno, dovranno rinnovare il loro desiderio di essere seminaristi fino a maturare eventualmente la decisione di entrare stabilmente nella comunità del Seminario, alle superiori o anche successivamente in Teologia.
Questa proposta è solo all’inizio, ma per ora sembra essere iniziata bene, anche se dovremo via via ricalibrarne la proposta alla luce dell’esperienza.
A proposito di cammini personalizzati, qual’è il volto della Comunità di Teologia alla luce delle esperienze di vita sempre più disparate da cui provengono i giovani che si preparano ad essere preti?
Quest’anno in Teologia ci sono 29 giovani di età compresa tra i 20 e i 38 anni.
La maggior parte dei giovani inizia ormai la formazione al sacerdozio verso i 26 -27 anni dopo esperienze di università o di lavoro. Si tenga contro inoltre che abbiamo una classe formata da dieci giovani, altrimenti la media è di 3-4 seminaristi per ogni anno di teologia. Tutto questo pone una grande sfida educativa che consiste nel coniugare in modo equilibrato la vita comunitaria e l’attenzione al vissuto e dunque alle esigenze dei singoli. I cammini di formazione personalizzati, che pure oggi sono indispensabili, non possono infatti mettere in secondo piano il grande valore della vita comunitaria che nella nostra diocesi, seppur con qualche fatica, è considerata un valore irrinunciabile anche per i presbiteri. La capacità di vivere una autentica fraternità tra i seminaristi è la base su cui si potrà costruire in un futuro prossimo la vita comune di preti che insieme si prenderanno cura delle nostre parrocchie raggruppate per unità e più ancora per zone pastorali.
Il Seminario oltre che una comunità di persone è anche una grande struttura da gestire…
Questo aspetto ci crea al momento non poche preoccupazioni. Riguardo al Seminario nuovo (costruito nel 1958) stiamo finalmente giungendo ad un accordo con l’ULSS di Vicenza che ci auguriamo di concrettizare nelle prossime settimane. Tale vendita ci permetterà di far fronte con più serenità alla gestione ordinaria e alle spese di manutenzione straordinaria per il Seminario antico dove attualmente sono presenti le comunità del Seminario minore e teologico, nonchè l’Istituto Teologico, la grande biblioteca aperta al pubblico, il Museo di Scienze Naturali e dove ci auguriamo potranno trovare posto altre realtà diocesane. I lavori da fare sono molti e molto onersosi. Il rifacimento del tetto, non più prorogabile, ha un preventivo di spesa che supera i 2 milioni di euro, per non parlare della messa a norma di tutti gli impianti. Per questo non posso che appellarmi ancora e ringraziare le parrocchie e i benefattori che continuano a sostenerci.
Alessio Graziani





