Centro Vocazionale Ora Decima Contrà Santa Caterina 13 Vicenza –
UN SOGNO CONDIVISO
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“Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia” (Proverbio africano)
Tutto è cominciato da un sogno condiviso. Quel mercoledì di metà dicembre 2015 ci siamo ritrovati in 6 attorno al tavolo della Caritas per metter giù dei pensieri e un progetto, un’intuizione comune. Ci siamo confrontati tra incaricati del Servizio diocesano di Pastorale giovanile, della Caritas diocesana e chi segue il movimento Operazione Mato Grosso nella nostra diocesi di Vicenza, su ciò che avvertivamo muoversi tra i giovani, sui bisogni che coglievamo da più parti e che i giovani stessi avevano scritto nero su bianco: l’incertezza del futuro, la scarsità di lavoro, l’accomodamento al “divano” del sistema economico basato sul consumo, la mancanza di figure ed esperienze significative nel percorso di crescita: tutto ciò ci è sembrato costituire una sfida da non rimandare.
E’ così che è nato il progetto “In cantiere – Un anno tra l’altro. Rivolto a tutti i giovani dai 19 ai 35 anni, può coinvolgere un numero limitato di persone ogni anno, con l’intento di dar vita ad un’esperienza che segni profondamente chi vi partecipa provocando una modifica dello stile di vita. Il cambiamento personale, frutto di riflessioni e di esperienze stimolanti, ci auguriamo si manterrà negli anni e “contaminerà” via via sempre più persone tra familiari, amici, colleghi di chi ha compiuto questo percorso.
Il primo obiettivo di questo progetto ci è sembrato essere quello di rendere maggiormente autonomi i giovani che avessero partecipato; da quando è stato abolito il servizio di leva obbligatorio e l’obiezione di coscienza, si sono ridotte ulteriormente le possibilità di vivere un’esperienza di passaggio, di “taglio del cordone ombelicale”, un rito di iniziazione al mondo adulto: un anno vissuto lontano da casa, con la responsabilità della gestione del tempo e dell’ambiente, degli impegni e di altre persone offre sicuramente un’occasione di crescita personale che può anche essere il risultato di momenti di crisi e disorientamento per la libertà e l’autodeterminazione che il progetto stesso stimola nei giovani. La fatica di vivere assieme condividendo uno spazio ristretto, dentro un ritmo di vita intenso, inoltre, può aiutare a conseguire altri obiettivi, come quello di aumentare la resilienza dei giovani e soprattutto sviluppare la capacità di vedere e percepire l’altro. Collegato a tutto ciò, il desiderio di aiutare ad aumentare la sensibilità e la conoscenza dei giovani rispetto al mondo della povertà e dell’esclusione sociale. Infine ci è sempre parso importante, al fondo di tutta la proposta, dare occasioni propizie ai partecipanti di riflettere sul proprio progetto di vita e sul futuro, avendo come riferimento il modello evangelico o, comunque, un modello spirituale.
Concretamente, per raggiungere questi obiettivi viene proposto ai giovani di vivere per un anno in una canonica o in un appartamento o altro spazio presente nel territorio della diocesi di Vicenza, sperimentando così la vita comune e cercando di far sì che la qualità delle relazioni sia il motore e il centro della propria quotidianità in uno stile di condivisione. Inoltre chiediamo ai giovani che aderiscono di svolgere con cadenza regolare un servizio con persone emarginate e bisognose di cura per aprirsi al mondo della povertà. Sempre con un ritmo settimanale abbiamo previsto occasioni di riflessione e formazione tra i giovani e i referenti della casa così da stimolare e monitorare le relazioni tra i componenti e il percorso di crescita di ciascuno di essi, aiutarli ad ampliare il proprio sguardo su alcuni fenomeni di emarginazione sociale e sviluppare un’autonomia personale dentro uno stile di vita attento all’altro e all’ambiente. Infine proponiamo di dedicare del tempo ad alcuni momenti di preghiera e discernimento; l’esperienza può aiutare a cercare il senso della propria vita scoprendo la direzione da darle con le proprie scelte (dimensione vocazionale).
In questa stimolante progettualità condivisa, considerando gli obiettivi e la metodologia per conseguirli, abbiamo compreso come l’iniziativa si va a poggiare su 4 punti cardine: la vita comune, il servizio, la formazione e la ricerca spirituale.
Circa la vita comune viene chiesto di stabilire all’inizio del percorso delle regole concrete e condivise di convivenza (ad esempio la gestione della cassa comune), che andranno riviste e ridiscusse assieme ogni volta che si renda necessario; è previsto un incontro settimanale con il responsabile del progetto, per gestire al meglio e valorizzare l’esperienza, mentre una volta al mese ci si incontra con il coordinatore diocesano dell’equipe per comprendere il clima instaurato, le tensioni e le migliorie possibili per un benessere e una crescita personale e del gruppo. Infine è stato messo in programma un incontro trimestrale di confronto e verifica tra le case per affrontare insieme con modalità esperienziali alcuni temi (le motivazioni e le aspettative, la scelta, l’abitare insieme, il servizio, la spiritualità ecc…) e dare respiro diocesano all’esperienza.
Per quanto riguarda il servizio esso viene scelto in una realtà caritativa del territorio che i giovani non conoscono già, secondo le competenze e gli interessi del partecipante, per il numero di ore che si mettono a disposizione. Confrontandoci con le comunità parrocchiali e i pastori interessati è emerso, inoltre, l’importanza di far sì che il servizio si svolga anche nell’ambito pastorale, nel coinvolgimento della parrocchia o Unità Pastorale ospitante, con la possibilità, in ascolto della vita e delle esigenze della comunità, di offrire attività di informazione, testimonianza e animazione. In questi due primi anni abbiamo già costatato come l’abitare in una casa al centro della parrocchia, inserendosi dentro un tessuto pastorale di gruppi ed esperienze di annuncio, interpella e coinvolge chi aderisce al progetto.
Per il punto cardine della formazione, oltre a quella quotidiana e informale del vivere assieme, abbiamo previsto diverse occasioni programmate: un momento iniziale relativo al servizio che ciascuno sceglie e vari input di riflessione e condivisione rispetto al servizio che si svolge, con il tutor del servizio stesso, puntando sulla valorizzazione delle competenze acquisite e sulla ideazione di attività che attribuiscano al partecipante maggiore responsabilità. La formazione, però, non rimane solamente attorno all’ambito del servizio, investe anche la dimensione relazionale della convivenza e quella spirituale in senso ampio.
Infatti, circa il campo della preghiera e della ricerca spirituale, la comunità organizzerà dei momenti fissi di preghiera e confronto, cercando di adibire la casa di uno spazio apposito al suo interno per favorire la spiritualità anche personale. La proposta viene seguita e verificata assieme all’importante figura dell’assistente spirituale (non necessariamente un presbitero) che accompagna la vita del gruppo anche con un incontro strutturato, almeno una volta al mese. Anche le uscite trimestrali sono occasioni per approfondire alcuni temi e addentrarsi nei racconti e nella simbologia biblica (la convivenza stretta dell’arca di Noè, la ritrosia del profeta Giona…)
L’equipe che accompagna l’esperienza all’interno di ogni casa è quindi formata da 3 figure di riferimento: un responsabile del progetto, un coordinatore diocesano dell’equipe e un assistente spirituale. Sono figure qualificate indicate, preparate e coordinate dagli uffici promotori del progetto. All’interno della casa potrebbe crearsi l’opportunità di individuare anche la figura di un referente di fiducia: un giovane maturo del gruppo che assicuri la comunicazione e la relazione diretta con l’equipe e la continuità nel tempo della proposta.
Infine per quanto riguarda i tempi, il progetto ha durata di un anno, ma entro i primi tre mesi di convivenza, con una valutazione personale, si può verificare e confermare o meno l’adesione al progetto. Negli ultimi mesi dell’esperienza l’equipe desidera accompagnare bene anche il passaggio chiave della conclusione dell’anno, ma da questo punto in poi la storia la stiamo ancora scrivendo…
Abbiamo visto come il processo di conoscenza e formazione delle relazioni nella casa sia lungo e faticoso, ma proprio per questo sia il primo ambito di crescita del singolo, nell’accoglienza della diversità, nel mettersi in discussione circa i propri ritmi e abitudini. Trovarsi insieme chiede già lo sforzo del venirsi incontro, superando la difficoltà dei calendari zeppi di impegni tra lavoro e altri servizi e attività (una costante dei giovani che finora hanno bussato alla porta de In Cantiere). Ma tra le nostre speranze c’è il desiderio che la casa in cui vivono per un anno non sia solamente un luogo dove fare una bella e significativa esperienza di convivenza e condivisione profonda, ma possa diventare un trampolino di lancio per le scelte future, per come impostare la loro vita. Ci stiamo augurando che non resti solamente un anno tra gli altri, ma che il percorso avviato in questo tempo speciale apra nei giovani un cantiere di costruzione di sé e del proprio futuro che generi, anche in noi con loro, passione e sensibilità, disponibilità e coraggio per saper “sognare contromano”. Qualche segno lo stiamo già cogliendo!
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SOGGETTI PROMOTORI
Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile
Piazza Duomo, 2 Vicenza
Caritas Diocesana Vicentina
Contrà Torretti, 38 Vicenza
Operazione Mato Grosso
presso Canonica di Monte di Malo, via Europa 11
