Appello della Diocesi su migrazioni, accoglienze e prospettive future

Un rinnovato impegno per l'integrazione contro politiche disumanizzanti

 Appello della Diocesi di Vicenza su migrazioni, accoglienze e prospettive future A fronte delle mutate condizioni del fenomeno migratorio e delle nuove disposizioni legislative promulgate a riguardo dal governo italiano, la Diocesi di Vicenza propone una riflessione e rilancia il proprio impegno in favore dei migranti presenti sul nostro territorio. Non è più il tempo della prima accoglienza, ma di attivarsi in favore dell’integrazione e dell’inserimento lavorativo dei titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari che rischiano a breve di trovarsi in condizioni di irregolarità e di povertà assoluta. Corridoi umanitari, seconde accoglienze e inclusione lavorativa sono alcune delle iniziative che la Diocesi porterà avanti senza il sostegno di fondi pubblici, ma contando esclusivamente sul volontariato e sulla generosità espressa dalle comunità cristiane. È evidente che la scelta non è dettata da ragioni di tipo economico, ma di pensiero, di obiettivi e stili con cui si intende guardare ed accompagnare queste persone, uomini donne e bambini, giunti in Italia dopo esperienze traumatiche e desiderosi, come tutti, di un futuro migliore per sé e per i propri familiari.Vicenza, 24 luglio 2019La questione immigrazione non è di certo un tema facile e non si può pensare di risolverlo semplicemente con una dichiarazione o un post sui social. Ma nemmeno si può rimanere inerti e silenziosi di fronte alla realtà. In questo delicato momento storico, la Diocesi di Vicenza, nel rivolgere questo appello a chi ha responsabilità di governo e di gestione della vita pubblica si assume simultaneamente anche l’impegno di risvegliare le coscienze delle proprie comunità cristiane. La percezione del fenomeno migratorio e il modo di affrontarlo risultano profondamente cambiati in questi ultimi sette mesi, a seguito della promulgazione del Decreto Legge 113/2018, poi diventato Legge 132/2018. Nella stessa direzione va il Decreto sicurezza bis, anch’esso prossimo alla conversione in Legge. Da questa constatazione prende avvio perciò la nostra riflessione.L’impegno della Diocesi fino ad oggiNel 2015 i numerosi arrivi di persone che dalla Libia affrontavano il mar Mediterraneo con gommoni, pur di raggiungere le coste dell’Europa e chiedere asilo, spinsero il vescovo di Vicenza mons. Beniamino Pizziol a rivolgere un invito ai cristiani, alle comunità ed ai parroci, affinché si rendessero disponibili all’accoglienza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. A tal fine venne costituita un’équipe di Caritas diocesana disponibile ad accompagnare le parrocchie che avessero aderito a tale iniziativa. Papa Francesco – da parte sua – nell’Angelus del 6 settembre 2015, invitò accoratamente a non essere “ripiegati e chiusi in noi stessi”, creando “tante isole inaccessibili ed inospitali”, ma ad aprire le relazioni, le porte, le nostre esistenze per lasciar entrare il prossimo, la speranza e la vita perché “la speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura”. A questi inviti ecclesiali, si aggiunsero in quel periodo le frequenti e pressanti richieste della Prefettura e delle Istituzioni civili, che non sapevano come e dove offrire una prima accoglienza alle persone salvate in mare e ‘distribuite’ tra le province italiane per ridurre la pressione nei territori di approdo.  Molte famiglie, parrocchie e singoli manifestarono la loro disponibilità, e la Caritas chiese all’Associazione Diakonia Onlus (in quanto proprio braccio operativo) di partecipare ai bandi prefettizi di Vicenza e Verona al fine di attivare dei Centri di accoglienza straordinaria (C.A.S.), progettando e realizzando soluzioni innovative per rispondere al fenomeno migratorio allora in atto. Nacque così l’accoglienza straordinaria diffusa, cioè piccole convivenze di richiedenti asilo (4 o 5 persone al massimo), ospitate in appartamenti distribuiti nei vari comuni del territorio, accompagnate dagli operatori e ciascuna da una decina di volontari locali: l’esperienza voleva coinvolgere la cittadinanza in un processo di accoglienza e crescita, per favorire uno ‘sviluppo di comunità’. Tale esperienza ha permesso di accogliere ed accompagnare in questi anni una cinquantina di persone ‘richiedenti asilo’ in percorsi di prima accoglienza in convenzione con le Prefetture di Verona e Vicenza, con la preziosa collaborazione di 15 parrocchie, 5 famiglie e circa 200 volontari che hanno scelto di testimoniare il Vangelo nella quotidianità di un servizio. L’esito di questo cammino è stato particolarmente fruttuoso e positivo, in quanto l’obiettivo espresso e condiviso tra i bandi pubblici e l’impegno del privato-sociale (associazione, operatori, volontari) era l’inclusione socio-lavorativa delle persone richiedenti asilo. L’iter di audizione con la Commissione territoriale ed il relativo rilascio (o meno) del permesso di soggiorno con lo specifico titolo (protezione internazionale, protezione sussidiaria e per motivi umanitari) era un percorso importante, su cui informare ed accompagnare il richiedente, ma costituiva uno degli aspetti dell’accoglienza.La situazione attualeOra la situazione è profondamente cambiata: da ormai un anno non esiste più alcuna “emergenza sbarchi”, sempre che ne sia esistita una; si dice che i tempi di audizione e valutazione della richiesta di asilo saranno brevi; i bandi prevedono di offrire ai “richiedenti protezione internazionale” solo ed esclusivamente risposte ai bisogni primari (vitto e alloggio), riducendo così gli educatori degli enti prestatori di servizio a meri distributori di servizi alberghieri.In tale logica, le accoglienze diffuse (fiore all’occhiello di un’Italia che sa accogliere le persone migranti all’interno delle comunità ed ha accettato la sfida dell’integrazione tra le diversità) non vengono sufficientemente sostenute; le attività volte a favorire percorsi di inclusione (insegnamento della lingua italiana, assistenza sociale, mediazione culturale, formazione professionale, inserimento in esperienze di lavoro) sono considerate un optional, o addirittura uno spreco di risorse pubbliche.Inoltre, i punti di osservazione Caritas del fenomeno migratorio evidenziano una nuova emergenza.Casa San Martino (ricovero notturno) e Casa Santa Lucia (mensa) segnalano che nel territorio vicentino sono molto numerose le persone, già titolari di un permesso di soggiorno, fuoriuscite dai Centri di accoglienza, ma in povertà assoluta, cioè non in grado attualmente di autosostenersi in quanto prive di un’occupazione lavorativa e di un tetto. A tal proposito la Legge 132/2018 sull’immigrazione, entrata in vigore il 1° dicembre 2018, rende possibile la conversione del permesso di soggiorno ‘per motivi umanitari’ in permesso ‘per lavoro’ solo a fronte della presentazione di un contratto di lavoro entro la data di scadenza del primo. Una volta scaduto, infatti, i titolari di permesso di soggiorno per ‘motivi umanitari’ potranno ottenere, dopo valutazione della Commissione territoriale, solo un permesso di soggiorno per ‘protezione speciale’, non più convertibile. Di conseguenza, a meno di un rimpatrio volontario, tutte le persone che non avranno un contratto di lavoro entro i termini di scadenza del permesso di soggiorno umanitario diverranno automaticamente irregolari. Ad oggi a livello nazionale, circa 140.000 persone da titolari di un permesso di soggiorno ‘per motivi umanitari’ rischiano di trovarsi in una condizione di irregolarità che li esporrà al rischio di povertà estrema e marginalità, nonché di cadere nelle mani della criminalità organizzata pur di sopravvivere.Le nuove scelte e i progettiAlla luce di tali evidenze, la Diocesi ritiene non più prioritario impegnarsi nella prima accoglienza, certa che lo Stato saprà farsi carico delle necessità dei richiedenti protezione internazionale secondo gli standard previsti dal diritto internazionale stesso.Anche l’Associazione Diakonia Onlus non ha partecipato ai bandi prefettizi per l’affidamento del servizio di accoglienza e assistenza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale (già c.d. ‘Centri di Accoglienza Straordinaria’). Appare evidente che la scelta non è dettata da ragioni di tipo economico, ma di pensiero, di obiettivi e stili con cui si intende guardare ed accompagnare queste persone, uomini donne e bambini, giunti in Italia dopo esperienze traumatiche e desiderosi, come tutti, di un futuro migliore per sé e per i propri familiari lasciati nel paese di origine.La Chiesa di Vicenza, grazie anche all’opera di Caritas Diocesana Vicentina, intende ora volgere attenzione ed impegno per sviluppare nuove progettualità di accompagnamento per le persone straniere presenti in Italia, in possesso di regolare permesso di soggiorno per motivi umanitari, al fine di migliorare l’inclusione sociale e l’inserimento nel mondo del lavoro. Assieme all’Associazione Diakonia Onlus, si intende proseguire pertanto nei seguenti progetti:comunità accoglienti: offerta di incontri informativi a livello locale, al fine di coinvolgere e sensibilizzare le comunità sul tema; offerta di percorsi di formazione ed accompagnamento ai volontari a livello vicariale, al fine di avviare esperienze di accoglienza;corridoi umanitari: attivazione di prime accoglienze diffuse a livello parrocchiale e vicariale, rivolte a persone richiedenti protezione internazionale. Il progetto, reso possibile dai protocolli tra i governi e dal finanziamento della CEI con i fondi 8xmille, permette di creare vie di accesso legali e sicure in Italia, sottraendo i migranti alle reti dei trafficanti e favorendo l’ingresso di persone vulnerabili che fuggono dai paesi in guerra;seconde accoglienze: attivazione ed accompagnamento di accoglienze diffuse a livello parrocchiale e vicariale, per persone migranti con permesso di soggiorno umanitario, che offrano esperienze socio-relazionali accoglienti, casa, formazione professionalizzante, tirocini-lavoro, scuola di italiano. L’obiettivo è il raggiungimento dell’autonomia della persona e la conversione del permesso umanitario in permesso di soggiorno per motivi di lavoro;segretariato sociale: implementazione dell’attività di segretariato sociale presente in Casa santa Lucia, Servizio Donna-famiglia ed Equipe migranti, al fine di offrire informazioni sulle normative e sui servizi presenti nel territorio;inclusione lavorativa: implementazione del servizio di consulenza all’inclusione formativa e lavorativa, ed avvio di tirocini lavoro.Perciò si incoraggiano le comunità cristiane ad intraprendere o continuare le esperienze parrocchiali o vicariali di accoglienza diffusa, che prevedano esperienze socio-relazionali accoglienti, casa, formazione professionalizzante, tirocini-lavoro, scuola di italiano. Importante è anche la disponibilità a dare garanzie per assicurare il pagamento dell’affitto di appartamenti e strutture dedicate a questo servizio. Il sostegno e l’accompagnamento dell’equipe diocesana Caritas è assicurato. Si invitano tutte le persone di buona volontà che desiderano costruire una società più accogliente e solidale a coinvolgersi nelle iniziative territoriali a loro vicine, e a sostenere le attività di Caritas Diocesana Vicentina e Associazione Diakonia onlus, considerando che saranno progetti non sostenuti da fondi pubblici.Segnaliamo inoltre due appelli congiunti di queste settimane: il primo, proposto e promosso dalla FESMI-CIMI-SUAM (Federazione della stampa missionaria, Conferenza degli istituti missionari in Italia e Servizio Unitario di Animazione Missionaria); il secondo, proposto e promosso dalle Sorelle religiose di clausura. Invitiamo tutti a leggerli con attenzione (vedi: www.missio.diocesivicenza.it) e a sottoscriverli, tenendo sempre presente che alle parole “accoglienza” e “integrazione” devono sempre seguire gesti concreti di impegno personale e comunitario. Ufficio Migrantes
Caritas diocesana vicentina
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