37° CONVEGNO DIOCESANO DEI CATECHISTI

Catechisti a Vicenza: un esercito di persone preparate, chiamate a rispondere ai nuovi modi di credere

 La crescente presenza di migranti appartenenti ad altre fedi e la secolarizzazione sono oggi – e lo saranno sempre più – i due fattori che determinano i principali cambiamenti non solo del panorama religioso, ma anche del modo di credere a Vicenza. Questo il quadro illustrato la mattina di venerdì 13 settembre 2013 dal sociologo Alessandro Castegnaro, al quale è stata affidata la relazione di apertura del 37° Convegno diocesano dei catechisti a Trissino.Intervenendo sul tema “L’annuncio evangelico in un contesto multireligioso: i dati di una indagine catechistica diocesana”, il presidente dell’Osservatorio Socio-Religioso Triveneto ha esordito offrendo elementi indispensabili per comprendere la situazione. Innanzitutto vi è la crescente presenza di migranti, che nella nostra provincia sono l’11% della popolazione totale, e i cui nuovi nati incidono già per il 22%. Ciò significa – ha detto Castegnaro – che «in prospettiva, nel 2030 avremo circa un abitante ogni cinque di origini immigrate, percentuale che salirà al 30% se si considera la fascia di età fino a 18 anni. Inoltre, un nuovo nato ogni 3 sarà figlio di persone di origine straniera», seppure, speriamo, con cittadinanza italiana. A questo dato, si aggiunga che le religioni dei migranti sono le più varie.Prendendo in considerazione la popolazione autoctona, il 75% degli abitanti del Nordest si dichiara cattolico (20 anni fa era il 90%) e l’11% dice di non avere nessuna religione. Nell’ipotesi che la nostra popolazione non cambi, nel 2030 le famiglie cattoliche dovrebbero essere il 60%.L’implicazione immediata di questa situazione – spiega Castegnaro – è che «per la prima volta, le nuove generazioni si trovano a confrontarsi quotidianamente con altre fedi e con il “non credere”. Ma in futuro questo confronto avverrà sempre più spesso all’interno delle famiglie, a causa dell’inevitabile aumento di matrimoni misti»  e dell’acquisizione di parentele con differenti appartenenze religiose. «Questo è uno stimolo per noi cattolici a capire chi siamo – osserva il sociologo -. E sarà compito della catechesi aiutarci». LA SECOLARIZZAZIONEA questo cambiamento “esogeno” si affianca un cambiamento “endogeno”, dovuto alla secolarizzazione.«Nel Veneto è in atto una rapida trasformazione: stiamo passando da un cristianesimo “di tradizione” a un cristianesimo scelto, per cui l’identità religiosa dei nuovi nati non può più essere data per scontata».Questa nuova dimensione basata sulla libertà di scelta «non riguarda solo la religione nel suo insieme, cioè l’abbracciare una religione oppure un’altra, ma anche i modi di stare dentro una religione, i modi di credere e di praticare, i contenuti del credere», fino alla scelta di stare ai margini di una o più religioni contemporaneamente o di crearsi una fede attingendo aspetti da fedi diverse (il cosiddetto “bricolage religioso”). Qui, allora, «non è solo questione di libertà “di” religione, ma di libertà “nella” religione:  è la persona a decidere che cosa prendere da una religione e come vivere la propria fede».La prima e diretta conseguenza è il prolungamento dei tempi in cui si giunge a definire la propria identità religiosa, e non è detto che basti un’intera vita. Perciò «dobbiamo imparare a non essere precipitosi nel giudicare l’identità religiosa di una persona: domani potrebbe cambiare».Un altro aspetto che va sempre più emergendo nel nostro tempo è che «non sono in aumento gli atei, ma siamo di fronte a un diffuso desiderio di credere che si scontra con la  difficoltà di lasciarsi andare al credere. Il credere contemporaneo, infatti, è fatto più di inquietudini che di certezze».Per chi è impegnato nel servizio catechistico ai ragazzi e ai fanciulli, sarà allora utile sapere che – proprio in forza di quanto detto – i genitori d’oggi rispondono a queste caratteristiche: credono nell’esistenza di Dio (ma un terzo di essi è incerto e il 9% indifferente o ateo); solo il 29% crede nella risurrezione (mentre gli incerti sono la maggioranza e un quarto non ci crede affatto); in pochi condividono il dettato del Catechismo cattolico, pensano che il Vangelo sia vissuto in modo convincente dalla Chiesa e riconoscono l’autorità dei vescovi e del Papa. Infine, tra chi dice di appartenere alla Chiesa, solo il 16% lo fa senza riserve, il 37% con vari distinguo e tutti gli altri lo fanno “a modo mio”.
Alla catechesi, dunque, «giungono domande diverse: dal coinvolgimento al rispetto delle distanze».Eppure – è l’analisi di Castegnaro -, nonostante l’avanzare inesorabile della secolarizzazione, «quasi tutti i genitori continuano a scegliere i cammini d’iniziazione cristiana per figli. E questo per i catechisti è motivo di gioia, ma anche di grande fatica». LA SITUAZIONE DELLA CATECHESI NELLA DIOCESI DI VICENZAMa la catechesi nella nostra Diocesi a che punto è?L’unico problema sembra riguardare le proposte per i ventenni e i trentenni, verso i quali le parrocchie non hanno sufficienti proposte. Invece, va molto meglio per la catechesi degli adulti e degli anziani (la frequentano in 13.000) e, soprattutto, per la catechesi offerta ai genitori che chiedono i sacramenti dell’iniziazione cristiana per i figli. E qui la parte da leone, ovviamente, la fa il battesimo.La catechesi dei fanciulli e dei ragazzi ne coinvolge in tutto 20.000: dai 6.600 che si preparano alla prima confessione ai 7.000 che si apprestano a ricevere il sacramento della Confermazione. Ma per capire la trasformazione in atto è importante guardare allo scarto esistente tra la Cresima, amministrata all’84% dei ragazzi, e il battesimo, che riguarda il 73% dei nuovi nati. «E’ un dato che tiene conto dell’aumento della popolazione immigrata. Le parrocchie sottovalutano la questione perché considerano solo la popolazione autoctona, e qui la flessione è meno evidente perché il rapporto è tra il 94% dei cresimati e il 91% dei battezzati».Assolutamente positivi i dati riguardanti le forze in campo: i catechisti in diocesi sono tra 6.300 e 6.400. La catechesi, poi, è affidata alle donne, perché gli uomini sono solo il 7.5%. Alla formazione dedicano in media 6 incontri all’anno, ma ci sono parrocchie che ne organizzano addirittura 20.Infine, tra i modelli di catechesi, a prevalere è la proposta ordinaria con i catechismi della Cei (60%), ma sono presenti pure la Catechesi familiare, la Biblico simbolica (9%), l’Esperienziale (5%) e la Catecumenale (2%).Luca de Marzi