Il Vescovo Pizziol in visita alle Missioni del Triveneto in Thailandia

Accompagnato da don Arrigo Grendele e don Francesco Cunial

Martedì 1 luglio 2014 il Vescovo Beniamino Pizziol, accompagnato dal direttore dell’Ufficio Missionario di Vicenza don Arrigo Grendele e dal parroco di Altavilla don Francesco Cunial (già “fidei donum” in Camerun), parte per la Thailandia dove farà visita alle Missioni della Chiesa triveneta, in particolare a don Pietro Melotto, prete “fiedi donum” vicentino che opera a Lamphun.
Sul senso della visita, riportiamo un articolo apparso sull’ultimo numero del mensile “Chiesa Viva” appositamente scritto da don Arrigo Grendele.
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Durante l’estate le nostre parrocchie vicentine non vanno in vacanza: spostano altrove tante iniziative e attività formative, e perciò deve necessariamente conoscere una pausa la visita pastorale del Vescovo. Ci sono però altri preti, e altre parrocchie che in qualche modo ci appartengono e che attendono la visita del Vescovo Beniamino Pizziol, contenti di aiutarlo a conoscere da vicino la loro vita, la loro storia, la loro cultura, il loro incontro con il Vangelo, la loro Chiesa. Così, dopo il Brasile (America Latina) e il Camerun (Africa), è arrivato il momento di volare in Thailandia, nel cuore dell’Asia, dove dal 1997 sono presenti i Fidei donum del Triveneto. Sono stati proprio due preti vicentini – don Pietro Melotto e don Gabriele Gastaldello – ad arrivare per primi a Chiang Mai il 7 luglio 1997, seguiti poi da altri preti di Padova, di Verona e di Belluno. Adesso i sacerdoti del Triveneto sono sei, e operano nelle parrocchie di Chae Hom e di Lamphun.
 

LA MISSIONE DI CHAE HOM

La missione di Chae Hom si estende su tre grandi distretti della provincia di Lampang dove, su una popolazione di circa 80.000 abitanti i cattolici (battezzati e catecumeni) sono 1.500, vale a dire il 2% (la media nazionale dei cattolici è di 0,5%). Il territorio della missione è caratterizzato dalla presenza di ben sette gruppi etnici e culturali diversi, ciascuno con una sua lingua e con tradizioni religiose proprie. Dei circa 300 villaggi presenti sul territorio della missione, solo 45 possono essere seguiti finora con una certa continuità. La parrocchia è intitolata a Maria Regina della Pace, ed è stata formalmente eretta il 1° maggio 2000.

LA PARROCCHIA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI


La parrocchia S. Francesco d’Assisi è più recente, essendo nata ufficialmente il 15 maggio 2011 per servire la provincia di Lamphun, l’unica della diocesi a non godere ancora di una presenza cattolica organizzata pur contando quasi 500 mila abitanti. La città è antica di 1300 anni di storia, ed è segnata da un forte tessuto religioso buddista che sollecita ad una presenza dialogante e accogliente. Il nucleo della comunità cattolica è formato da un ristretto gruppo di famiglie immigrate anni fa, in particolare dalla Birmania, ma nelle scuole e nelle università di Lamphun convergono molti giovani cattolici provenienti dalle parrocchie di tutta la diocesi; la provincia inoltre è sede del distretto industriale del nord dove confluiscono giovani lavoratori da tutta la diocesi. Non è difficile intuire i problemi di questa realtà: lo sradicamento dalle comunità di origine, il lavoro in fabbrica con ritmi che non lasciano tempo alle persone, situazioni abitative che impediscono la formazione di vere famiglie.

LA SCELTA DELL’ASIA


Papa Giovanni Paolo II, nell’enciclica Redemptoris missio, attirava l’attenzione sulle “frontiere verso cui deve rivolgersi l’attività missionaria”, e scriveva che la missione ad gentes dovrebbe orientarsi al Continente asiatico dove, pur essendo i cristiani una piccola minoranza, “si verificano significativi movimenti di conversione ed esemplari modi di presenza cristiana”. Il Papa accennava inoltre, in chiave di spiritualità missionaria, al “contatto con i rappresentanti delle tradizioni spirituali non cristiane”. Il ruolo dell’Asia è cresciuto enormemente nello scacchiere mondiale, sotto l’aspetto economico e politico. Ma che ne è stato dell’indicazione del Papa secondo cui la missione ad gentes “dovrebbe orientarsi principalmente” verso il Continente asiatico? La Chiesa in Italia ha davvero saputo interpretare, in chiave missionaria, i “segni dei tempi”?

Alla luce di queste considerazioni appare chiaramente la validità della scelta missionaria delle nostre diocesi in Thailandia, dove i cristiani cattolici non raggiungono globalmente l’1% della popolazione. Davvero possiamo ritenerla la frontiera più avanzata della missione ad gentes della nostra Chiesa.
Quando fu avviata questa missione circolava l’obiezione, in qualche misura ancora presente, che si trattava di un impegno non adatto ai fidei donum, soprattutto per i lunghi tempi di inserimento che richiede. L’esperienza ha dimostrato al contrario l’importanza di questa presenza. Non soltanto i fidei donum, in virtù della loro identità, hanno dato e danno un contributo di grande importanza nella crescita del senso della “diocesanità” nel presbiterio locale, in gran parte appartenente a Congregazioni religiose, ma stanno svolgendo un servizio prezioso accanto al vescovo: quattro dei nostri sei preti svolgono servizi di livello diocesano.

 
Don Arrigo Grandele (da “Chiesa Viva” di luglio-agosto 2014)