Incontro con Blessing Okoedion al Centro San Paolo

Una storia come tante altre, che per questo deve essere raccontata

 

“Ringrazio Dio per questo momento. Ringrazio Dio per quel giorno. Ringrazio perché mi ha fatto capire che chi invoca il nome del Signore si salverà”. Sono queste le parole con cui Blessing Okoedion ha iniziato la sua testimonianza il 28 febbraio 2017 al Centro Culturale San Paolo di Vicenza. Parole che avevano una forza particolare perché la storia di Blessing va ascoltata, letta, meditata, narrata ancora… Una storia che diventa la storia, perché “finalmente ha preso la parola una di loro, riacquistando dignità e vita”, come ha sottolineato sr. Rita Giaretta, suora orsolina di origine vicentina, ma da tanti anni impegnata a Caserta nell’esperienza di Casa Rut. L’occasione per incontrare Blessing è stata quella di presentare il libro “Il coraggio della libertà”, scritto a quattro mani con la giornalista Anna Pozzi, impegnata da diversi anni nella narrazione di storie legate alla tratta di esseri umani. Una piaga autentica della società contemporanea e che coinvolge tutte le città di tutto il mondo. Nessuna esclusa. Secondo il protocollo delle Nazioni Unite sottoscritto a Palermo nel 2000, si parla di tratta quando vi sono tre elementi: il reclutamento di una persona (fatto nei modi più diversi); il trasferimento (inteso come spostamento forzato di un soggetto da un luogo ad un altro, anche nella stessa regione geografica, ma per lo più si verificano trasferimenti transfrontalieri); le forme di sfruttamento (vere e proprie riduzioni in schiavitù). La maggior forma di sfruttamento rimane quella sessuale, ma si stanno diffondendo sempre più il lavoro forzato, i trapianti di organi, le gravidanze surrogate… I soggetti sfruttati sono in grande maggioranza donne, anche se la schiavizzazione dei minori è in forte aumento: 1/3 delle vittime oggi sono minori. Negli ultimi 30 anni, 30 milioni di bambini sono stati coinvolti nella tratta: si stimano oltre 200 milioni di bambini nel mondo. In Italia le persone sfruttate oscillano tra le 50 e le 70 mila, sono nella maggior parte donne e per la metà di origine nigeriana. “Spesso vediamo il fenomeno dal punto di vista delle donne sfruttate” – ha spiegato Anna Pozzi – “ma dobbiamo considerare anche altri due elementi perché questa piaga sociale non esisterebbe se non ci fossero una domanda di sesso a pagamento e una gestione criminale della tratta”. Si calcolano oltre 10 milioni di prestazioni sessuali ogni mese in Italia, richieste non da uomini tutti diversi, ma più prestazioni per ogni cliente. Una piaga che tocca ogni città italiana che deve interrogarci: “Dobbiamo chiederci dov’è tuo fratello? Dov’è tua sorella schiava?”, ha detto con forza sr. Rita Giaretta. “Tutti ne siamo coinvolti, perché anche il silenzio è complice. Queste ragazze sono così ferite e tradite che non riescono a fidarsi più di nessuno: la paura è sangue che scorre nelle loro vene”, ha continuato la religiosa orsolina. “Ho voluto che la nostra comunità religiosa fosse chiamata casa e non comunità perché non ci sono regole, orari… obbliganti per tutti” – ha continuato – “Casa Rut è soprattutto casa. E’ il luogo in cui gesti, sguardi, pazienza sono elementi fondamentali”. Occorre avere pazienza e rallentare il passo, ripete più volte sr. Rita, ma anche Blessing ha ripetuto la pregnante valenza di gesti, sguardi, tempo, pazienza… Le parole usate da Blessing sono state parole semplici, capaci di comunicare con chiunque, piene di sofferenza per quanto vissuto, ma anche di speranza. Blessing ce l’ha fatta ad uscire dalla tratta, come altre ragazze, ma sente la vocazione ad essere “missionaria” raccontando la sua esperienza perché altre ragazze si salvino e non cadano nelle mani dei trafficanti. Lei si è fidata di una donna cristiana. Lo ha ripetuto più volte: “Mi chiedo ancora come possa una donna, cristiana, mamma impegnarsi a far così tanto del male, a distruggere un’altra donna. Nella mia vita non l’avrei mai immaginato”. “Mi hanno dato un altro nome, un’altra origine, un’altra identità: mi hanno tolto quell’identità costruita con tanti sacrifici” – ha scandito con forza. “Mi hanno convertito ad un prodotto da vendere, negoziare, comprare…che non può ragionare” – ha sottolineato Blessing. Una storia terribile quella raccontata da questa ragazza nigeriana che oggi vive e lavora come mediatrice culturale, che ha avuto il coraggio di denunciare e poi di tornare nel suo paese d’origine per informare di cosa significa realmente attraversare “the river”, il fiume, come chiamano il Mediterraneo, e che cosa aspetta le ragazze una volta giunte in Europa. Una storia tristemente simile a molte altre, che non può lasciare indifferente, soprattutto perché ha una forza in più: la voce, il nome, il volto, l’identità mostrate da questa donna che oggi è felice della sua vita. Storie difficili che si incontrano in realtà impastate di futuro e di speranza, rese possibile da donne e uomini che non vogliono isolarsi, ma coinvolgono le istituzioni civili e anche quelle religiose. La rete autentica rende dunque possibile ritrovare il gusto autentico della vita per tutti, perché le ferite di queste donne sono le ferite della nostra società… la guarigione delle une contribuisce a sanare le altre.   Naike Monique Borgo