San Giuseppe Lavoratore: Il Lavoro deve essere luogo umanizzante

Pizziol: liberiamo la domenica dagli acquisti e facciamone spazio per gli affetti e il riposo

 
 Oggi più che mai” c’è “bisogno di educare al lavoro e la situazione è tale da richiedere una riscoperta delle relazioni fondamentali dell’uomo. Il lavoro deve tornare a essere luogo umanizzante”.

Lo afferma la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della CEI, nel Messaggio per la giornata del primo maggio, dal titolo “Il lavoro: libertà e dignità dell’uomo in tempo di crisi economica e sociale”. Il lavoro “in Italia manca”, osservano i vescovi, e questa scarsità “porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l’idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano”. Una “deriva preoccupante” legata alla perdurante crisi economica, ad una disoccupazione che colpisce in particolare giovani, donne e ultracinquantenni, e alla cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”. Di qui il richiamo del Papa alla “responsabilità degli imprenditori” formulato nell’Evangelii gaudium e ripreso nel Messaggio al Forum economico mondiale di Davos; tuttavia, affermano i vescovi, “anche i lavoratori hanno una responsabilità”: il lavoro, che ci sia o meno, “tracima e invade le vite delle persone, appiattisce il senso dell’esistenza, così che chi non aderisce a questa logica viene scartato, rifiutato, espulso”.  La responsabilità “che tutti ci troviamo a condividere” è “l’incapacità di fermarci e tendere la mano a chi è rimasto indietro”. Nel corso della veglia di preghiera al Mercato ortofrutticolo di Vicenza giovedì scorso, mons. Pizziol ha invece proposto una riflessione sul rapporto tra lavoro, affetti e riposo. Facendo espressamente riferimento alla situazione che si trovano a vivere i dipendenti dei grandi centri commerciali (aperti sovente anche la domenica), il Vescovo ha lanciato un grido di allarme: “il lavoro, organizzato in turni molte volte massacranti, sta acquisendo una dimensione preponderante che limita la vita famigliare e sociale dei commessi e delle commesse, con il rischio di trasformarli in veri schiavi del consumo altrui. Lo spazio per gli affetti e per il riposo è negato e ne risente la vita delle famiglie”. In tale contesto, ha concluso il Vescovo, i cristiani sono chiamati a ricoprire il vero siginificato della domenica che non può essere il tempo della spesa e degli acquisti. “La domenica è tempo donato per la nostra umanizazzione – ha detto Pizziol – vivendo la dimensione della festa, delle relazioni gratuite (famigliari e amicali), il riposo dal lavoro, la condivisione, la solidarietà, l’appartenenza alla comunità e il sentirci parte della Casa Comune”.