SOLENNITÀ DEL CORPO E SANGUE DI CRISTO(Vicenza, chiesa cattedrale, 4 giugno 2015)

Rivolgo un cordiale saluto a tutti voi, fratelli e sorelle in Cristo, ai canonici, presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate; ai ministri straordinari della Comunione, ai ministranti, ai chierichetti, ai bambini della Prima Comunione, agli amici ascoltatori di Radio Oreb.

 Carissimi, le due letture che abbiamo proclamato e ascoltato con attenzione possono essere considerate come l’immagine, l’icona, il paradigma per gli uomini e le donne di tutti i tempi poiché ci svelano l’agire di Dio Padre e del Figlio suo Gesù nei confronti di una umanità sfinita e disorientata, che rischia di ripiegarsi su se stessa.
 La prima icona è centrata sulla figura del profeta Elia, un uomo solo, perseguitato, costretto a fuggire attraverso il deserto. E chi, tra di noi, non scorge in questa vicenda la sorte di tanti nostri fratelli, costretti a fuggire dal loro paese a causa della povertà, della fame, della violenza, della paura. Vi è addirittura una espressione drammatica nel brano che abbiamo letto dal Primo Libro dei Re: “andò a sedersi sotto una ginestra, desideroso di morire”. In questa situazione di estrema sofferenza e di totale sconforto, il Signore Dio – ricco di bontà e di misericordia – non lascia solo il suo inviato, il profeta Elia, e lo soccorre attraverso un angelo, un messaggero di salvezza: “ma ecco un angelo lo toccò e gli disse: «alzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia e un orcio d’acqua… con la forza di quel cibo Elia camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb”.

 Carissimi, oggi è chiesto a noi di essere i messaggeri del Signore che offrono tutto quello che viene significato dagli alimenti primari e indispensabili come l’acqua e il pane. Solo una persona nutrita, amata e rispettata potrà riprendere il suo cammino verso la ricerca della Verità, del senso della vita, dell’incontro con Dio.

 Abbiamo appena concluso il Festival Biblico, che ha coinvolto migliaia di persone della nostra Diocesi e del nostro territorio – ma anche di altre diocesi – portandole a riflettere, dai più piccoli ai più grandi, su questo tema: “Coltivare il creato, custodire l’umano”. Anche la grande e discussa manifestazione dell’Expo 2015, a Milano, si propone di focalizzare la mente e il cuore di tante persone su questo problema: “nutrire il pianeta, energia per la vita”, nell’intento di includere, in questa riflessione, tutto ciò che riguarda l’alimentazione e la grave mancanza di cibo che affligge molte zone del nostro pianeta. Qualcuno, forse, si sta chiedendo se c’è un rapporto tra questi problemi urgenti e drammatici, vissuti da una consistente parte della famiglia umana, e la festa del Corpo e Sangue di Cristo che celebriamo oggi.

 Il brano del Vangelo di Luca ci mostra una corrispondenza e una connessione inscindibile tra il dono del pane materiale e il pane eucaristico: sarebbe sufficiente osservare le azioni e le parole di Gesù sui pani e sui pesci per rendercene conto. “Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla”. Sono i verbi che troviamo nella Preghiera Eucaristica di Consacrazione.
 In questo testo, Gesù, non solo spezza la sua parola per tutti ma si prende cura di chi ha bisogno, di chi è malato, di chi è affamato. “Lascia andare la folla”, chiedono i Dodici, e Gesù risponde spezzando il pane per loro. Non sarà lui a distribuire ma i suoi discepoli, l’intera comunità dei suoi discepoli: “voi stessi date loro da mangiare”. Solo da una comunione d’amore si può nutrire la vita.
 Proviamo a immaginarli seduti a gruppi di cinquanta che iniziano l’esperienza umana e divina della condivisione, che permette di far diventare il pane una benedizione e non più una occasione di guerra. Condividere la fame e spezzare il pane per tutti è il più grande dei miracoli cristiani: è questo il compito, la missione che attende coloro che si nutrono del Pane Eucaristico.

 Tra poco porteremo il Santissimo Sacramento lungo le strade della nostra città. La processione è un segno concreto e visibile del nostro amore e della nostra fede in Gesù presente nell’Eucaristia, ma esso diventa anche una dichiarazione pubblica di testimonianza e di condivisione delle gioie e delle speranze, delle sofferenze e delle angosce dell’uomo contemporaneo. Così, la processione diventa un vero atto pubblico di fede.

 Signore Gesù Cristo, Pane di Vita,
 benedici la nostra Diocesi e assisti con il tuo Spirito
 il Vescovo, i presbiteri e i diaconi;
 custodisci i consacrati e le consacrate in questo anno
 dedicato all’accoglienza di un così grande dono
 che hai fatto alla tua Chiesa;
 accompagna gli evangelizzatori,
 proteggi le famiglie,
 guida i giovani,
 conforta gli anziani,
 consola i malati,
 soccorri i poveri, illumina gli sfiduciati,
 dona saggezza ai governanti nella ricerca del bene comune,
 il bene di tutto l’uomo e di tutti gli uomini,
 e accogli – per l’intercessione della Madonna di  Monte Berico – la nostra adorazione e la nostra preghiera
 di lode e di ringraziamento.
 Amen.

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza