Invitato a tenere una lezione su «Una nuova “spiritualità”: dalla religione alla “spiritualità”» (ascolta la relazione), il relatore ha fatto riferimento, tra le tante voci oggi presenti al dibattito sul tema, a quella per lui più significativa di Zigmut Bauman.
A partire dal pensiero di questo autore, ha sottolineato, per prima cosa, che viviamo in un mondo globalizzato, dove il tempo, rispetto al passato, risulta accelerato. Queste due coordinate determinano la possibilità di poter disporre di molte più cose con grande rapidità.
Il professore fa risalire la formazione di questa eterogeneità culturale, che è anche religiosa, al Rinascimento per proseguire via, via con la rivoluzione religiosa in Occidente (la Riforma luterana), lo sviluppo tecnologico, le rivoluzioni politica ed industriale. Tale cammino ha generato la cosiddetta “società liquida” caratterizzata dalla sensazione che tutto sfugga di mano, determinando così anche la perdita di contatto con la tradizione tramandata da generazioni ed elemento di aggancio e di identità.
Oggi, trasmettere ciò che si è ricevuto diventa sempre più difficile, complicato. Un dato che coinvolge anche l’identità cristiana, la quale deve affrontare il problema di comunicare una tradizione bimillenaria in un’epoca in cui l’attività dell’uomo sembra far scorrere il tempo sempre più velocemente.
C’è bisogno, domanda di spiritualità, perché è stata riscoperta la trascendenza.
Le decisioni personali sono da leggere in tal senso e quindi è importante aiutare l’individuo a fare esperienza di Gesù Cristo e del suo amore. Ecco il motivo che giustifica un urgente cambio di mentalità, dal momento che i vecchi metodi non funzionano più, e una domanda si impone: quale proposta esiste per fare esperienza di Gesù Cristo? Un interrogativo da inserire nel contesto contemporaneo caratterizzato da una società massificata, dove diventa difficile elaborare un atteggiamento critico fondante delle scelte conseguenti (Bauman).