Don Giuseppe Pellizzato, teologo morale, ha proposto l’omelia durante la Passione del Signore presieduta dal vescovo Giuliano in cattedrale. Riportiamo il testo.
La celebrazione della Passione del Signore è iniziata in un clima di silenzio e terminerà nel silenzio; una spoliazione esteriore perché possiamo rimanere concentrati sul mistero che siamo invitati a contemplare e ad adorare: il paradosso di un Dio crocifisso.
Sì, questo è il giorno per eccellenza della conoscenza di Dio! La croce è il “roveto ardente” che ci rivela la santità e l’alterità di Dio; Ci rivela la sua vicinanza e la sua trascendenza.
“Quando avrete innalzato il figlio dell’uomo, – aveva detto Gesù – allora conoscerete che Io Sono”.
Quando fra poco verrà tolto il velo che copre la croce, contempleremo il volto; il volto vero di Dio! Un volto che sconvolge tutte le possibili immagini che potevamo farci di Dio!
Spesso nelle nostre preghiere liturgiche ci rivolgiamo a Dio con il titolo di “onnipotente”…. Un titolo che può portarci ad immaginare Dio che si manifesta nella potenza, nella forza, nella gloria. La croce ci rivela, al contrario, un Dio che contempliamo nell’impotenza, nella debolezza, nell’insignificanza! ….
Quanto abbiamo ascoltato nel racconto della passione e quanto contempleremo fra poco sembra la rappresentazione di un fallimento, di una sconfitta.
In realtà è la celebrazione della vittoria… la vittoria dell’amore di un Dio onnipotente! Sì, onnipotente nell’amore! di un amore che sa amare fino alla fine.
Un giorno Gesù, quasi descrivendo in anticipo ciò che Lui avrebbe vissuto aveva detto:
“A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica…” (Lc 6,27-29).
È così’ che Lui ci ama. È così che Lui mi ama! Non c’è un momento nel quale il Signore abbia detto: basta! adesso è troppo!… (li amo fino alla fine). Lui continua ad amarci, ad amarmi anche nella mia debolezza, nella mia indifferenza, nelle mie contraddizioni, nella mia pigrizia…continua ad amarmi anche in ciò che in me di per sé è “non amabile”.
Quando ci accosteremo al crocifisso lasciamoci vincere dalla croce.
Nella croce che adoreremo contempleremo sì il corpo dilaniato ed il volto sfigurato di Cristo, non dimentichiamo, però, che Gesù non ha collocato al centro della sua vita la croce, il dolore, ma l’amore. L’amore incondizionato al Padre e ai fratelli.
Gesù non ha amato e non ama la sofferenza: Lui soffre per amore.
“un amore che – in tutta la sua vita – si è espresso attraverso la verità a tutti i costi, l’appassionata giustizia, l’inaudita libertà, la sconfinata misericordia, il disinteressato servizio, il perdono anche ai nemici”.
Ecco è a questi valori che Gesù è rimasto fedele anche quando ha capito che la fedeltà ad essi l’avrebbe portato alla morte.
La croce dice allora
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come il Signore ci ama dice solidarietà con tutti i crocifissi. In quelle braccia allargate non c’è aspetto della nostra vita (peccato compreso) che non possa essere accolto, sollevato, perdonato.
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Nello stesso tempo la croce denuncia la disumanità di tutte le croci presenti tra gli uomini e diventa protesta contro ogni modo ingiusto e disumano di vivere e interpretare l’esistenza
Lasciamoci vincere dalla croce!
“Quando sarò elevato da terra – aveva detto Gesù – attirerò tutti a me”
Chiediamo che il Signore ci aiuti ad alzare verso di Lui il nostro sguardo per trovare la forza di saper continuare ad amare anche coloro che per noi sono “non amabili”.
I “non amabili”, per chi sta vivendo il dramma della guerra, sono coloro che fanno piovere bombe sulle loro case, sui loro cari, sulle loro vite… Per noi il “non amabile” può essere anche colui che contrasta le nostre idee, i nostri progetti, colui che non ci rispetta, che ci umilia, che ci delude nelle nostre aspettative.
Soltanto ricordando che il Signore ci ha amati “quando eravamo nemici” (cfr.Rm); e cioè “non amabili”! Possiamo trovare la forza di vincere sentimenti di vendetta di rabbia, di rancore… Possiamo trovare la forza di vincere la tentazione di screditare, di demonizzare e (interiormente) di “annientare” l’altro.
Soltanto ricordando che il Signore ci ama! Possiamo tentare di balbettare una parola di amore anche quando la via dell’amore ci sembra, inutile, inefficace, perdente…
Sì, contemplando il crocifisso
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possiamo trovare forza e motivazione per opporci a tutte le forme di crocifissione, di ingiustizia e disumanità presenti anche attorno a noi
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la forza e la motivazione per essere solidali con tutti i crocifissi che incontriamo sul nostro cammino…. la disponibilità a farci prossimi a coloro che non riescono più a sopportare il peso della vita,
Accostandoci al crocifisso
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vogliamo allora ri-cordare tutte le situazioni di croce che conosciamo, perché chi sta vivendo un momento difficile, possa sentire, anche attraverso la nostra vicinanza, che Gesù è vicino al suo soffrire. Possa sentire che il buio, nel quale si trova immerso, può trasformarsi in speranza.
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chiediamo che, piegandoci davanti alla croce, il Signore ci aiuti a riconoscere anche le situazioni di croce che noi provochiamo con i nostri atteggiamenti grossolani, sbagliati, peccaminosi…… e ci aiuti a capire che il modo più vero per non sentire il peso della nostra croce è quello di aiutare qualcuno a portare la sua.





