«E’ necessario imparare a credere nel corpo, ascoltandolo»

Don Mario Antonelli alla Scuola del Lunedì


L’Enigma della corporeità (bisogni, domande, desideri) è il tema affrontato nel terzo appuntamento del 2014 della Scuola del Lunedì per la formazione permanente del clero.

A trattarlo, la mattina del 3 marzo 2014 nella Sala accademica del Centro pastorale “Mons. Arnoldo Onisto” di Vicenza, è stato invitato don Mario Antonelli, docente di teologia fondamentale nel Seminario di Milano (ascolta la relazione).


Il relatore ha iniziato citando San Tommaso d’Aquino, il quale afferma che “Kalos a kaleo dicitur” (il bello proviene da una chiamata). Infatti, il corpo bello è frutto di numerose chiamate, alcune rientranti nella normalità quotidiana, altre espressione di stucchevole esagerazione. L’idea di chiamata è legata all’enigma della corporeità, il quale è da intendere come un parlare oscuro da scoprire.
 
Il filosofo Friedrich Nietzsche, nella sua opera “Così parlò Zarathustra”, sottolinea che i cristiani sembrano disprezzare il corpo. In realtà lo amano più di altri, a svantaggio di altre realtà. Una provocazione positiva, che permette di prendere atto del fatto che il corpo va, prima di tutto, ascoltato. Un’azione non facile visto che le nostre attuali coordinate non sempre sono capaci di aiutare a valorizzare e capire il corpo. Esse sono: la decorporeizzazione; l’esaltazione oscena del corpo (dove per oscena si intende “fuori scena” e quindi banale); il sapere biologico finalizzato all’ottimizzazione funzionale del corpo, fatto che porta alla perdita del bene del corpo e alla svalutazione delle tappe della vita; lo spiritualismo, che sfocia nel rigorismo morale oppure nella perversione.
 
In tale contesto, è necessario imparare a credere nel corpo, ascoltandolo.

Il relatore presenta, quindi, alcune intuizioni pedagogiche, utili per discernere e comprendere la nostra realtà.

Innanzitutto, merita attenzione il libro biblico del Cantico dei cantici, nel quale si dice bene del corpo quale santuario di Dio. E’ curioso osservare che, negli otto capitoli del testo, una sola volta, alla fine, si cita Dio (8,6), perché la preoccupazione dell’autore è di esaltare la corporeità umana, dire bene di essa, in quanto realtà preziosa per scoprire Dio. Don Antonelli parla del corpo come di un abecedario per imparare a conoscere se stessi, ma anche il Creatore.

Una seconda intuizione è presa da una famosa opera del filosofo francese Maurice Blondel, “L’action” (1893), dove si sottolinea che il movimento del corpo determina la scoperta della verità dell’uomo nella passione e nello sforzo, due dati di riferimento importanti. Blondel si sofferma sull’infanzia (l’età dell’oro), che è caratterizzata da passività (incarnata nelle parole “grazie” e “aiuto” e da radicalità, la quale pone in essere la coscienza per mezzo del ringraziamento e dell’aiuto. Queste due parole, tipiche di questa prima parte della vita – sottolinea don Antonelli -, sono da custodire, perché innervano le altre fasi dell’esistenza umana. Infatti, l’infanzia è depositaria dei tradimenti del ringraziamento e dell’aiuto vissuti dal bambino, che sono all’origine di successive e pesanti sofferenze inserite nel contesto di una corporeità che è, di per se stessa, dramma e tragedia.
 
A questo punto, sorgono degli interrogativi forti ai quali non ci si può sottrarre: negli itinerari pedagogici quale rilievo ha il corpo? E nell’accompagnamento alla fede dei bambini, dei ragazzi, degli anziani? Perché da tali itinerari è esclusa l’età media, adulta, quella in cui il corpo non fiorisce più, ma ancora non declina?
 
Una terza intuizione riguarda la frequentazione, nell’ambito degli itinerari pedagogici, di altri corpi, quelli anomali, che si incarnano nei piccoli (leggi anche malati), nei poveri, nei santi, i quali, santi, sono esemplari, perché prossimi ai piccoli e ai poveri.
 
Una quarta intuizione invita a riattivare e riordinare i sensi fisici, evitando i rischi presenti della schiavitù irresponsabile e della tirannia, e recuperando la saggezza dell’ascesi cristiana. A tal riguardo, il relatore presenta la testimonianza di André Louf, monaco trappista ed autore spirituale belga, il quale, parlando dell’educazione dei futuri preti al celibato, condizione di per sé innaturale all’uomo, ricordava la necessità, per raggiungere questo obiettivo, di educare a piccoli impegni, che coinvolgono i sensi, quali il digiuno, la veglia.
 
Una quinta intuizione riguarda Gesù e l’attenzione al suo corpo, alle movenze del suo corpo, quali sono narrate nei vangeli. Un’analisi preziosa, che trova nel capitolo 10 di Giovanni un vertice importante. Scoprire questa dimensione di Gesù significa sentirlo più vicino all’uomo. Una conferma del valore di questa ricerca viene da un autore antico, Tertulliano, il quale affermava che in Cristo non è stata annichilita la carne del peccato, ma il peccato della carne.
 
Ritornando, in conclusione, sul tema dell’ascolto, il relatore sottolinea che non è possibile arrivare alla donazione del proprio corpo, prescindendo dal suo ascolto con tutto ciò che l’ascoltare comporta. Una dimensione assente, o poco presente, negli itinerari educativi proposti a livello ecclesiale.
 
Un ultimo pensiero è riservato al rapporto tra liturgia e corpo. Se è vero che la liturgia è un luogo educativo e di crescita nella fede, urge chiedersi: il corpo è davvero attivato nella liturgia? Come il corpo istruisce la coscienza credente? Come il corpo parla nella liturgia? E’ importante riattivare i sensi, perché la liturgia stessa li valorizza, a partire dalla vista, fondamentale per comprendere l’Eucaristia, sacramento nel quale i sensi sono tutti coinvolti, anche se noi non ne abbiamo piena consapevolezza.
 
Massimo Pozzer

 
Il prossimo appuntamento della Scuola del Lunedì è il 10 marzo 2014, alle ore 9.15 nel Centro pastorale “Arnoldo Onisto” in borgo Santa Lucia n. 51 a Vicenza, con la relazione dal titolo La sessualità: tra “sovversione” e “conversione”. Relatori i coniugi di Padova Giampietro Borsato, docente-educatore, e Manola Tasinato, medico, esperta in educazione sessuale. 
 
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