Il primo annuncio è in famiglia

La pastorale battesimale e l'accompagnamento delle coppie animatrici nel Vicentino


Mercoledì 1 ottobre 2014, alle ore 20.30, nella parrocchia di Laghetto a Vicenza, l’Ufficio per l’evangelizzazione e la catechesi tiene un incontro rivolto a tutte le comunità della Diocesi per presentare l’iniziativa dei “4 Sabati” (vedi), il corso che forma coppie animatrici per una serie di itinerari alla fede da proporre ai genitori e alle famiglie con bambini da 0 a 6 anni, le prime età della vita.

Suor Licinia Faresin da anni accompagna nel cammino formativo, a Casa Mater Amabilis di Breganze (conosciuta come “Il Torrione”), le coppie animatrici della pastorale battesimale; è diventata per questa esperienza un punto di riferimento.Suor Licinia Faresin, quando e come è nata questa esperienza?«La formazione di coppie animatrici, per il nuovo servizio pastorale di accompagnare i genitori nel momento in cui domandano e vivono il battesimo di un figlio, è nata come idea, poi come progetto presentato in diocesi e infine come servizio verso la metà degli anni ’90. Si era nel clima di attesa e di ricerca di risposte nuove, come Chiesa, al progressivo allontanarsi dalla vita delle parrocchie da parte dei giovani, maschi e femmine, e dei giovani adulti, quindi delle giovani coppie di genitori con le loro famiglie.

Abbiamo cominciato a Breganze, nella nostra comunità di Casa “Mater Amabilis”, meglio conosciuta come “Il Torrione”, in dialogo con coppie di sposi e parroci che ci erano vicini, ci consigliavano e incoraggiavano. L’idea nostra era questa: poteva essere utile, al risveglio della fede nei genitori, accompagnarli nel battesimo dei figli con un certo impegno di amicizia e testimonianza, offerto da altre coppie che gradualmente si sarebbe delineato, alle quali assicurare una preparazione. La finalità, per cui si intendeva formare coppie al ministero di accompagnare i genitori nel cammino battesimale, era quella di portare la testimonianza dell’essere una Chiesa vicina, solidale, presente nelle case e nelle famiglie con la gioia del battesimo che ci fa figli di Dio amati».Come si caratterizza la formazione delle coppie animatrici della pastorale battesimale circa i tempi, le modalità e i temi?«Per quanto riguarda i tempi, il corso annuale proposto dalla Scuola Coppie Animatrici per il battesimo è un ciclo formativo che comprende due tempi dell’anno solare: il primo da gennaio a maggio  in sei tappe , sette con la serata di sintesi di metà percorso su quanto interiorizzato e assunto sui contenuti della fede in questa prima parte. Il secondo, più di carattere metodologico, in quattro tappe più la serata conclusiva di verifica e consegne, che va da ottobre ai primi di dicembre. Gli incontri si tengono nel pomeriggio della domenica, per la durata di tre ore.

I temi sui quali verte la formazione sono anzitutto quelli relativi all’annuncio cristiano: il senso della domanda di battesimo nei genitori, il battesimo come scelta e come inizio della vita cristiana, radicato nel battesimo di Gesù e sacramento di comunione con Dio nella Chiesa, comunità di fede missionaria, comunità a servizio del regno di Dio e quindi il cammino di fede battesimale dei genitori.

Nella seconda parte gli argomenti riguardano: la qualità e le esigenze del dialogo da coppia a coppia, la testimonianza di fede della coppia di sposi nella cultura contemporanea, la celebrazione comunitaria del battesimo e, infine, la mistagogia, cioè la proposta di continuità del cammino di fede dei genitori nel dopo battesimo».E sulle modalità del percorso formativo delle coppie animatrici?«Circa le modalità, va detto con chiarezza che gli interventi e quindi l’ascolto di persone competenti sui temi in programma non è tutto. Tempi di preghiera e di ascolto della parola di Dio, dialogo fra coppie e con i relatori, esercitazioni pratiche all’incontro con i genitori completano in varia misura ogni tappa, rendendola una esperienza unica. Il fatto di incontrarsi tra coppie, che vengono da varie parti della diocesi, di potersi raccontare e confrontare sulle proprie esperienze e di riflettere con gli esperti su quanto i contatti con i genitori e la vita nelle parrocchie fanno emergere, aiuta queste coppie animatrici a capire il senso del loro compito».Qual è secondo lei il rapporto tra la pastorale battesimale e post-battesimale? Si deve caratterizzare per la continuità o la discontinuità?«Penso che oggi non manchi in nessuna delle parrocchie della diocesi un’accoglienza della domanda di battesimo e una certa preparazione dei genitori a celebrare il sacramento, con almeno un minimo di incontri di catechesi e di dialogo, dato che già dagli anni ottanta il Sinodo lo prescriveva. Ma distinguerei fra questo minimo e la pastorale battesimale rinnovata, che in numerose parrocchie ha cominciato ad affermarsi con Cristiani si diventa circa dieci-dodici anni fa. Il principale obiettivo della pastorale del pre – battesimo è accogliere la domanda del sacramento da parte dei genitori come opportunità di un primo annuncio della fede. Quello che oggi ancora ricaviamo dagli Orientamenti pastorali Csd n.2 – Itinerario di fede con i Genitori che chiedono il battesimo, riconfermati recentemente dal Vescovo Beniamino nella Nota catechistico-pastorale “Generare alla vita di fede”, è lo stile dell’annuncio battesimale di Gesù Cristo da offrire con linguaggio semplice, ma anche con chiarezza. Un annuncio che passa anche attraverso la simpatia, già nel ricevere chi viene a domandare il battesimo e più ancora nelle visite in famiglia da parte delle coppie animatrici.

Gli incontri di preparazione al battesimo si svolgono generalmente in parrocchia, a cura del Parroco, ma sono presenti anche le coppie animatrici che accolgono i genitori, li accompagnano nella riflessione e nella preghiera.La pastorale post-battesimale è una scelta pastorale diocesana recente, grazie all’impegno condiviso fra due Uffici pastorali diocesani, Catechesi e Famiglia che hanno costituito insieme, con membri delle rispettive commissioni, una équipe di lavoro. E’ stata avviata nel 2012-2013, come segno e frutto dell’Anno della fede, indetto dal papa emerito  Benedetto XVI. Ed è ancora in via sperimentale, ma già una indicazione vincolante, proposta a tutte le Parrocchie dal Vescovo Beniamino nella recente Nota catechistico-pastorale “Generare alla vita di fede”».Allora, continuità o discontinuità?«Certamente ha un rapporto di continuità con quella che precede il sacramento e trae giovamento dalla rete di buone relazioni che i genitori hanno potuto stabilire nel pre-battesimo con le coppie animatrici, con il parroco e gli altri genitori».Ci può parlare più dettagliatamente della sperimentazione del Dopo Battesimo?«La pastorale del Dopo Battesimo abbraccia tutto il tempo, finora vuoto, che va dal battesimo all’inizio del catechismo a sei/sette anni, quando il bambino entra nelle scuola primaria. Riunendosi a tappe nella comunità (o anche presso una delle famiglie, se il gruppo non è numeroso), i genitori sono accompagnati a capire più in profondità il battesimo di cui prima di celebrare il sacramento hanno ricevuto un primo annuncio. L’obiettivo principale è che questi adulti, che sono i genitori, diventino adulti nella fede,  perché vivendo il grande dono di Dio che è il Battesimo si rendano responsabili dì trasmettere la fede ai figli, nella semplicità della vita quotidiana in famiglia.

Anche nel Dopo Battesimo la pastorale deve necessariamente restare nei limiti di un programma discreto per numero di incontri. Così è formulata la proposta diocesana: pochi incontri di catechesi : tre ogni anno nella fase della prima infanzia, da due a tre anni; cinque invece nella fase della seconda infanzia, da tre a sei anni. Dove è possibile, si cerca di attivare la collaborazione con le scuole d’infanzia della comunità. Ogni parrocchia sceglie poi quali occasioni celebrative siano più opportune per vivere con genitori e bambini la gioia della festa nella casa del Signore».Quali sono, in base alla sua esperienza, i tratti, le note specifiche delle coppie animatrici della pastorale battesimale? Ha dei suggerimenti da dare a questo proposito? C’è qualche differenza tra le coppie della pastorale battesimale e quelle della post-battesimale? «Le coppie, che fanno il servizio di pastorale battesimale nelle parrocchie, sono coppie sposate che hanno alla base una buona scelta di fede e di fedeltà alla Chiesa.

Una gran parte di esse si è preparata con il corso annuale diocesano per coppie animatrici di itinerari battesimali. Sono come un ponte fra la parrocchia e le famiglie che chiedono il battesimo di un figlio. I loro compiti principali sono le visite in famiglia ai genitori per il dialogo di orientamento, l’accompagnamento negli incontri di annuncio e catechesi in parrocchia, la preparazione dei segni e l’animazione della liturgia nella celebrazione dei battesimi, un certo orientamento a mantenere i contatti, perché resti vivo il rapporto con la comunità e così possano continuare il cammino di fede.

Per le visite in famiglia ai genitori, queste coppie animatrici del battesimo sono mandate dal parroco, a nome della comunità, come laici e come sposi. Il loro compito richiede tatto e simpatia, attenzione discreta a cogliere spiragli di interesse o desiderio per la fede, anche nei genitori che si dichiarano non praticanti o poco credenti o uniti come coppia senza essere sposati. Loro compito, nei primi contatti, è ascoltare l’esperienza dei genitori alla nascita del figlio, cogliere quello che pensano e suscitare il dialogo sul senso che ha per loro la domanda del Battesimo». E la figura e la missione dell’animatore del Dopo Battesimo?«La figura di catechista del Dopo Battesimo può avere due volti: quello della coppia e quello della catechista single. Le coppie di sposi che si sono messe in gioco per questa continuità nel cammino e nel servizio della fede, in maggioranza, sono fra quelle in diocesi già sperimentate nella pastorale battesimale. Hanno alle spalle il corso annuale di preparazione e l’esperienza di accompagnamento dei genitori nella fase del battesimo, con una conoscenza personale delle famiglie. Altre coppie e/o catechiste single con buona esperienza nella catechesi si sono impegnate per questo, partecipando alla preparazione con i Quattro Sabati di autunno, al Torrione.

Secondo la nostra esperienza, tutte queste persone, coppie e/o single, con la formazione migliorano la capacità di accoglienza, le buone disposizioni al dialogo e il metodo catechistico proposto con i sussidi a schede della diocesi, per calarlo con semplicità e in forma dialogica nella realtà dei genitori.

Devo aggiungere ancora una precisazione: sarebbe ottima cosa, anzi la scelta migliore, che fossero le coppie catechiste che hanno accompagnato un gruppo di genitori nella pastorale battesimale a continuare il cammino con gli stessi nel dopo battesimo».Suor Licinia, come è stata l’accoglienza in diocesi di Vicenza di tale proposta? Quante parrocchie nel Vicentino hanno le coppie di animatori della pastorale battesimale?«Dopo alcuni anni di sperimentazione con gruppi annuali di coppie che non superavano le dieci o quindici unità, nel 2001-2002, con gli Orientamenti pastorali Cristiani si diventa la Scuola diocesana Coppie animatrici di itinerari battesimali dei genitori ebbe una crescita significativa.
Successivamente l’andamento di crescita dei numeri si è mantenuto ad anni alterni, per cui nelle annate abbiamo avuto da un minimo di otto dieci a oltre trenta coppie iscritte, quando hanno partecipato anche coppie di altre diocesi, fra cui Padova e Belluno.

Al presente le parrocchie della diocesi di Vicenza, dalle quali sono venute delle coppie a frequentare il corso di formazione per la pastorale battesimale, sono 115, un terzo del totale. Le parrocchie di altre diocesi che hanno mandato coppie per questa formazione sono 6 della diocesi di Padova e 4 della diocesi di Belluno.

C’è ancora molta strada da fare. La pastorale battesimale e post battesimale è una via sulla quale siamo ancora ai primi passi. Proseguendo, si potranno ottenere i frutti che speriamo, se la comunità diocesana viene coinvolta nel risveglio della coscienza battesimale, con la necessaria e puntuale informazione e con la formazione degli operatori pastorali».Antonio Bollin