Il Vescovo presenta i contenuti della Lettera Pastorale

"Mettiamo da parte nostalgie e illusioni e facciamo i conti con la realtà"

 
“Quanti pani avete?” È la domanda che campeggia come titolo della lettera pastorale (Scarica qui) che il vescovo Beniamino affiderà alla Chiesa che è in Vicenza durante il tradizionale pellegrinaggio a Monte Berico il prossimo mercoledì 7 settembre (vigilia della festa della natività della Beata Vergine Maria), appuntamento che idealmente apre, per la comunità ecclesiale diocesana, l’anno pastorale. Un titolo che sintetizza in modo plastico uno dei messaggi contenuti nella lettera pastorale 2016: il contesto ecclesiale (ma anche sociale, culturale, economico, politico) è molto complesso e molteplici sono le questioni e i problemi a cui fare fronte. Le risorse disponibili (umanamente) sono oggettivamente insufficienti. Questa consapevolezza ha o dovrebbe avere una ricaduta molto precisa in termini di atteggiamenti: “Non possiamo dare risposte meramente organizzative o strutturali – scrive mons. Pizziol – bensì dobbiamo leggere il nuovo che viene in una prospettiva di fede, alimentata continuamente dalla Parola di Dio”. “Una diocesi – prosegue il Vescovo – che parta dall’evidenza dei fatti, non nascondendosi le proprie insufficienze, è semplicemente una Chiesa che fa i conti con la realtà e, mettendo da parte nostalgie e illusioni, costruisce insieme progetti possibili”. Eccellenza la nostra Diocesi è impegnata sulla strada delle unità pastorali per una rinnovata presenza di Chiesa con un volto e uno stile nuovi. Come si inquadra questo cammino? «Innanzitutto va sottolineato che questo percorso non nasce da un fattore organizzativo, ma dall’esigenza di riuscire ad esprimere nella formazione delle unità pastorali l’ecclesiologia di comunione, la corresponsabilità dei laici, la sinodalità e l’apertura missionaria. Va ricordato, inoltre, che l’orizzonte che stiamo indicando alle diverse comunità si inserisce in assoluta continuità con il cammino della Chiesa vicentina. Sono trent’anni che nella nostra Chiesa si parla di unità pastorale e si sono fatti una serie di passi in questa direzione. Oggi siamo nella condizione in cui alcune scelte devono trovare una ulteriore concretizzazione» Nella sua lettera lei indica i nodi emersi e da sciogliere. Possiamo sintetizzarli? «C’è innanzitutto da definire meglio i compiti e il funzionamento delle Unità pastorali in senso missionario e profetico. Dobbiamo poi chiarire le modalità dell’esercizio del ministero ordinato svolto insieme a servizio di più parrocchie. Altri nodi riguardano i laici, la loro formazione e corresponsabilità, la comprensione e il consolidamento dei Gruppi ministeriali, la presenza dei diaconi permanenti che va ripensata, il peso eccessivo che hanno per i preti gli aspetti economici e amministrativi e poi il rapporto tra azione pastorale e territorio». Questo cambiamento in atto ha registrato consensi ma anche resistenze. Cosa si sente di dire in particolare a quanti stanno vivendo con fatica questo passaggio? «Si tratta di fatiche e sofferenze che si devono capire: i cambiamenti non sono mai facili. Accanto a questo credo occorra anche avere presente alcuni aspetti generali che aiutano a inserire il singolo vissuto personale o di comunità in un quadro più ampio. Il Vescovo e i suoi collaboratori hanno una visione generale della Diocesi e la singola parrocchia, nel valutare specifiche scelte, deve tener conto della complessità e della globalità della Diocesi. Si deve pensare che nel nostro discernimento cerchiamo il bene della Diocesi. Personalmente punto a considerare, quando prendo una decisione, il bene della Diocesi, della parrocchia e della persona. Questo non risulta sempre agevole e immediato». […]Lauro PaolettoLeggi l’articolo completo ne La Voce dei Berici di questa settimana