Intervista al presidente nazionale dell’ Azione Cattolica Matteo Truffelli. Il punto su cos’è l’AC oggi.

 
Domenica 6 settembre, l’Azione cattolica vicentina con l’assemblea diocesana ha aperto formalmente il nuovo anno associativo.
In Seminario Vescovile in Borgo S. Lucia, 43  a Vicenza si sono incontrati tutti i responsabili parrocchiali e vicariali per un appuntamento che ha avuto tra i momenti più significativi l’incontro con il vescovo Beniamino Pizziol, durante la celebrazione eucaristica, e il confronto con il presidente nazionale Matteo Truffelli (alla sua prima uscita nella diocesi berica) nel corso dell’assemblea.
“#Porteaperte per uscire” è stato il tema scelto per questo primo appuntamento unitario e a partire da questo verbo è iniziata l’intervista telefonica che abbiamo fatto al presidente nazionale. 

Cosa significa “uscire” oggi per l’Ac?
«Significa cercare di essere di più e meglio un’associazione missionaria, capace di aiutare le nostre diocesi a essere concretamente in uscita. Per non ridurre questo a puro slogan, occorre dargli una concretezza, concretezza che passa per i volti e la vita delle persone, laddove queste vivono. È andare incontro alle donne e agli uomini  per accoglierli, ascoltarli, accompagnarli nella loro quotidianità fatta di gioie e sofferenze».
 
Qual è lo stato di salute dell’Ac?
«L’Azione cattolica è presente e radicata in tutte le diocesi italiane ed è composta per i tre quinti da persone con meno di 30 anni. È un’associazione capace di generare passione per la nostra Chiesa, per la fede, per il Paese.
L’Ac ha molto da dare alla vita di tante persone che devono poter fare questa esperienza bella innanzitutto umanamente. Dobbiamo saper offrire questa opportunità. Certo non mancano le fatiche e le debolezze. L’Ac è una realtà molto varia, come lo sono le diocesi: in alcune siamo consolidati in altre si fa più fatica. Va sottolineato il fatto che la nostra associazione vive innanzitutto nelle diocesi, ma con un respiro che va al di là. Questa è una grande ricchezza che ci invita a vivere la dimensione universale della Chiesa».
 
Anche per l’Ac come per la Chiesa centrale è la questione degli adulti. Cosa ne pensa? 
«È una questione che si manifesta in particolare nella sfera educativa. In tutta la società è necessario rilanciare la responsabilità educativa degli adulti per farne cogliere l’importanza e la bellezza.
Essere associazione è uno dei grandi contributi che l’Ac può dare alla Chiesa e alla società. Questo significa essere capaci di fare rete e sapere che si cammina solo se assieme e non ci si salva da soli.  L’altra caratteristica della nostra associazione è la capacità di far incontrare le generazioni. In Ac trovi i ragazzi e gli anziani, i giovani e gli adulti».
 
Lauro Paoletto
 
Articolo da La Voce dei Berici della scorsa settimana