Messaggio Pasquale del vescovo Giuliano: Luci di speranza | Video

MESSAGGIO PASQUALE

LUCI DI SPERANZA

 

Alle prime luci dell’alba

 Li trovarono alle prime luci dell’alba, padre Giovanni Didoné e don Albert Joubert, stesi a terra il mattino del 29 novembre 1964. A vegliare accanto a loro una piccola lanterna che padre Giovanni teneva in mano prima di essere colpito a morte. Entrambi i padri erano missionari nella comunità di Fizi, attualmente territorio della diocesi di Uvira, nella Repubblica Democratica del Congo. Quella stessa popolazione nei mesi scorsi è stata purtroppo nuovamente colpita dalla violenza di bande armate che hanno seminato morte e costretto, nel solo mese di febbraio, 250mila persone ad abbandonare le proprie case.

Ma quella lanterna rimasta accesa fino alle prima luci dell’alba richiama un altro giorno, quello in cui, sempre ai primi bagliori del mattino, alcune donne andarono al sepolcro con aromi per prendersi cura del corpo di Gesù; la tomba era vuota e “non trovarono il corpo del Signore” (Lc 24,3).

Dove trovarono il coraggio quei missionari martiri della fraternità (assieme a fratel Vittorio Faccin e padre Luigi Carrata) per decidere di rimanere vicini alla gente delle loro comunità nel momento del pericolo? Certo, già erano stati audaci nel partire da questa nostra terra per recarsi in una missione così lontana! Ma non erano eroi. Vi è una sola spiegazione: portavano nel cuore la gioia di Colui che non era più tra i morti perché in una condizione nuova: il Vivente. Lui, il Vivente aveva consegnato tutto della sua vita, fino al dono totale di sé e così fecero anche loro.

Perché cercate tra i morti colui che vive?

È questa la domanda che le donne al sepolcro si sentirono rivolgere. Ed era una considerazione vera. Cercavano tra i morti, con profonda tristezza, il Maestro che aveva aperto loro orizzonti straordinari di vita nuova e promettente. “Non è qui: è risorto” (Lc 24,6). Allora si ricordarono di quelle parole che Gesù più volte aveva ripetuto: lo avrebbero ucciso, ma il terzo giorno sarebbe risorto. Una parola nuova: risurrezione. Una condizione nuova che non è un “risveglio” dal sonno della morte, bensì un entrare nella vita per sempre, in una vita che non tramonta.

Fino a quel momento le attese delle donne parevano del tutto deluse. Ma ora sorgeva in loro un profondo sentimento di speranza. Perché Gesù era vivo, in una condizione tale da permettergli di restare sempre presente tra i suoi amici. Gesù era entrato una volta per tutte nella “vita eterna”, ma di quella eternità che le donne speravano anche per loro e che ora, in germe, potevano sperimentare nella comunità cristiana. Perciò lasciarono il sepolcro per andare ad annunciare subito agli apostoli ciò che stavano vivendo: la speranza nella “vita vera”, l’inizio di una “vita nuova”.

La speranza, che non è mero senso positivo della vita, ma è fatta di una realtà che non è ancora visibile nel mondo esterno, eppure in modo iniziale e dinamico è già dentro di noi. Già presente, anche se non ancora compiuta e manifestata pienamente.

 

La Pasqua genera speranza

I racconti di risurrezione, brevi ma molto incisivi, nel Vangelo secondo Luca sono orientati sempre verso il futuro, cioè verso la Chiesa. Sono racconti di speranza che aprono al libro degli Atti degli Apostoli, il libro degli inizi della Chiesa e della sua missione.

Gesù risorto è presente con il suo Spirito nella Chiesa, comunità generativa perché animata dalla speranza nella “vita vera”, una “vita non meno che eterna”.

In quest’Anno giubilare, siamo invitati ad accogliere con rinnovata disponibilità l’annuncio rivolto alle donne: “Perché cercate tra i morti colui che vive? Non è qui è risorto”. Una domanda che ci tocca in profondità. Anche noi cerchiamo spesso la “vita vera” laddove non è possibile trovarla. La cerchiamo pensando di poterla costruire da noi, ripiegati sui nostri bisogni di benessere, soffocando quel desiderio di eternità che ci portiamo dentro.

L’incontro con il Risorto libera questo desiderio dalle secche dell’individualismo e lo apre ai fratelli e alle sorelle per vivere un’esistenza nel dono. Ogni vita umana ha il diritto di aspirare all’eternità e di vedersi perciò riconosciuta nella sua dignità.

I “missionari Martiri della fraternità” sono per noi una testimonianza di accoglienza del Signore risorto nella Chiesa diocesana che vive nelle comunità parrocchiali. E ci spronano al dono, annunciando la “vita vera” e seminando la speranza.

Due segni di speranza

Sono molti i segni di speranza che possiamo ritrovare in questo Anno giubilare. Alcuni sono stati indicati da papa Francesco nella Lettera con la quale ha indetto il Giubileo. Come Chiesa diocesana abbiamo individuato in particolare due segni.

Il primo è l’adesione alla campagna “Cambiamo la rotta, trasformiamo il debito in speranza” che riguarda la cancellazione del debito estero dei paesi più poveri. L’appello è nato sulla scia del messaggio di papa Francesco per la 58esima Giornata Mondiale della Pace: “Questa era una tradizione del popolo ebreo, nell’anno giubilare si condonavano i debiti. Vorrei farmi eco di questo appello profetico, oggi più urgente che mai, tenendo presente che il ‘debito ecologico’ e il ‘debito estero’ sono due facce di una stessa medaglia che ipoteca il futuro”.

Un secondo segno di speranza è la realizzazione del progetto “Casa San Bernardino” presso l’ex Libreria L.I.E.F in Borgo Santa Lucia a Vicenza. È in atto qui la ristrutturazione di quattro appartamenti, per un totale di 30 posti letto, che saranno messi a disposizione di persone rimaste per vari motivi senza una casa. Qui potranno trovare accoglienza temporanea per circa 12 mesi, fino a riconquistare una loro autonomia. È un segno tangibile di restituzione dei beni alla comunità e di condivisione concreta che genera speranza nelle persone in situazione di difficoltà.

A tutti e a tutte auguro di essere cercatori e seminatori di quei segni di speranza che nascono dall’accoglienza di Gesù Risorto, Luce che illumina e riscalda la notte di questo nostro mondo. Buona Pasqua!

Vicenza, 20 aprile 2025

+ Giuliano Brugnotto

     vescovo di Vicenza

Video degli auguri del vescovo Giuliano