Oltre il consenso e il dissenso: il messaggio del vescovo Beniamino all’Assemblea dei sindaci italiani

 Ecco il messaggio rivolto dal vescovo di Vicenza mons. Beniamino Pizziol ai partecipanti all’Assemblea annuale dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani in corso in questi giorni (11 – 13 ottobre) presso la Fiera di Vicenza.  Desidero innanzitutto rivolgere a nome della Chiesa vicentina un cordiale saluto a tutti i sindaci d’Italia giunti nella nostra città per la loro annuale assemblea. A loro il più vivo ringraziamento per il quotidiano impegno a favore delle nostre comunità locali. Proprio su tale aspetto desidero portare un piccolo contributo alla riflessione di questo convegno.  Comunità cristiana e comunità civile condividono il fatto di essere entrambe comunità. Soprattutto condividono il fatto che persone concrete formano queste comunità. Credenti e cittadini. Ma mentre i credenti sono sempre cittadini, non tutti i cittadini sono credenti. O sono credenti di altre fedi. Il nostro tempo vede nelle comunità civili cittadini di diverse religioni, ma anche diverse culture, lingue e stili di vita. È una sfida grande quella di mettere insieme le diversità. Per avere un punto di riferimento comune la tradizione laica e quella cristiana hanno trovato un’idea formidabile: il bene comune. In nome del bene comune, può nascere un fruttuoso incontro tra cittadini e credenti, e anche tra coloro che hanno la cura delle rispettive comunità. Sindaci eamministratori da una parte, pastori e cristiani laici responsabili possono incontrarsi al di fuori di alcune dinamiche che a volte limitano la funzione di chi amministra. Il politico normalmente cerca il consenso prima di assumersi l’autorità. Eppure, una volta che il politico comincia ad amministrare, ha bisogno anche di qualcuno che lo liberi dal puro consenso e dal puro dissenso, entrambi paralizzanti. La comunità cristiana può offrire ai propri amministratori non tanto il consenso o il dissenso, ma il rinforzo del bene comune, perché le questioni non passino sopra le persone concrete. La comunità cristiana può ricordare che assumersi l’autorità significa dirigere tutti verso il bene di tutte le persone e di tutta la persona. La seconda linea sulla quale costruire una significativa collaborazione tra comunità civile e comunità cristiana, è che i credenti imparino a tenere alto il senso dell’onestà, della giustizia, della correttezza civile. E di questa responsabilità fa parte anche il compito utile, seppur scomodo, della civile protesta. Qui il discorso si fa più delicato perché abbiamo bisogno di verità più limpide sui fatti, di obiezioni più costruttive, e di imparare lo stile della critica proficua, paziente, che si assume qualche parte nel compito di cambiare. Non si tratta di “confusioni” tra fede e vita della città, ma nemmeno di “indifferenze” spesso comode. Si tratta di contribuire a diminuire il tono incivile delle parole, di ridimensionare il proprio interesse come unico criterio di scelta, di proiettarci di più sul futuro che – volenti o nolenti –costruiamo oggi in pensieri, parole, opere e omissioni.+ Beniamino Pizziol