Ottobre Missionario: il racconto di un recente viaggio in Bolivia di alcuni vicentini

Un casa nel cuore delle Ande permette ogni anno a tante ragazze di costruirsi un futuro migliore

 
Bolivia – la Casa Estudiantil “Pietro Moretto”
 La prima pietra di questa casa convitto per ragazze adolescenti nel cuore delle Ande boliviane venne posata nel 2001 grazie al generoso lascito del vicentino Pietro Moretto e alla tenacia di Anna Maria Bertoldo, missionaria laica partita da Vicenza a metà degli anni ‘90 per dedicarsi alla promozione delle donne più povere del Sud America. Ogni anno questo convitto che si trova nella piccola città di Colomi (distretto di Cochabamba nel cuore della Bolivia) a 3.300 metri di altitudine offre la possibilità ad una ottantina di ragazze di continuare gli studi fino al diploma divenendo così maestre, infermiere o ragioniere. Le più meritevoli continuano poi gli studi all’università e già si contano, tra le ex alunne della casa, le prime laureate. Si tratta di ragazze provenienti dai paesi più poveri di una regione molto vasta, estesa dai limiti della foresta amazzonica alle maestose cordigliere andine. Ragazze a cui normalmente dopo la scuola primaria non sarebbe data la possibilità di continuare a studiare e che, senza la Casa Estudiantil di Colomi, sarebbero destinate a maternità precoci e a perpetuare quell’economia di pura sussistenza e quella vita di stenti propria dei villaggi da cui provengono. La Casa Estudiantil è un ambiente funzionale e pieno di luce, dotato di aule studio, un salone polifunzionale, i dormitori, un’infermeria, il refettorio. Un’equipe preparata di educatrici e una psicologa accompagnano la crescita e la formazione delle ragazze. Oramai autonoma da un punto di vista gestionale, la Casa vive grazie alle adozioni a distanza e alle offerte che giungono dall’Italia attraverso l’Associazione Colomitalia. Info abertoldo1@entelnet.bo


Viaggio in Bolivia
 Alla fine ho ceduto. Ho ceduto all’insistenza di Anna Maria Bertoldo, parrocchiana dei Servi a Vicenza, che da anni mi invitava a visitare la “sua” scuola in Bolivia. Ho ceduto alla curiosità di conoscere un Paese nuovo, dall’altra parte del mondo. Ho ceduto soprattutto a quello che, come prete, da tempo sentivo un imperativo che cresceva nella mia coscienza: visitare una missione, una di quelle “periferie” di cui papa Francesco continua a parlarci con cuore innamorato. E così il 10 settembre siamo partiti con altri quattro parrocchiani per quella che si è rivelata un’avventura straordinaria e per la quale tutti noi conserviamo ancora gioia, stupore e gratitudine. La prima cosa che ti colpisce della Bolivia è la bellezza della natura. A Cochabamba – che si vanta di essere “il cuore dell’America Latina” – è primavera tutto l’anno. Fiori colorati e frutti tropicali abbondano sulle piante, in quantità e dimensioni a noi sconosciute. La maestosità delle Ande, con i grandi altopiani silenziosi a 4 mila metri di altitudine, dove sembra davvero di poter toccare il Cielo solo alzando una mano, ti toglie letteralmente il fiato (in tutti i sensi). Il blu intenso del lago Titicaca (il lago navigabile più alto al mondo) dove secondo la leggenda è nato il Sole, ti riconcilia con la Madre Terra. Ma la Bolivia è anche, dopo Haiti, il Paese più povero dell’America Latina. Circa metà dei suoi 10 milioni di abitanti vivono sotto la soglia di povertà (cioè potendo contare su meno di 2 dollari al giorno per sopravvivere). La povertà diventa miseria e disperazione nelle periferie delle grandi città. Come a La Paz dove, intorno all’aeroporto internazionale di El Alto, si è disordinatamente sviluppata un’altra città di oltre 800 mila persone, immersa nello smog e nella polvere, senza acqua potabile e senza fognature. Il tifo e il colera sono qui realtà ancora presenti. La povertà materiale diviene anche morale e spirituale. In questo contrasto tra la bellezza della natura e la miseria in cui versano tanti esseri umani (in particolare bambini), non puoi non notare la serenità della gente. Ed è questa forse la cosa più bella e sconcertante che ci si porta a casa dall’America Latina. Noi siamo ricchi e mediamente tristi. Loro sono poveri e generalmente sereni. In Bolivia si vive giorno per giorno, senza ansia per il domani, prendendo quello viene, senza arrabbiarsi davanti agli imprevisti o alle avversità della vita. Sarebbero solo energie sprecate. Con un po’ di fatalismo che forse non sempre è positivo, ma certo è rasserenante, si cerca di far fronte alla vita, aiutandosi gli uni gli altri. E poi c’è il sorriso delle ragazze della Casa Estudiantil di Colomi, la cui gioia e gratitudine ci hanno riempito il cuore. Ma a ben guardare siamo noi che alla fine dobbiamo dire loro grazie, perché a noi che tante volte dimentichiamo il senso del nostro correre e affaccendarci, ricordano che è importante fermarsi, a contemplare l’orizzonte.

Don Alessio Graziani