Papa Francesco dichiara la santità di Madre Teresa di Calcutta. La testimonianza di don Giandomenico Tamiozzo

 
Conto alla rovescia per la Canonizzazione di Madre Teresa, prevista per domenica 4 settembre in piazza San Pietro a Roma. A partire dalle ore 10.30, papa Francesco celebrerà la Santa Messa e presiederà il rito della canonizzazione della Beata Teresa di Calcutta che rappresenta senza dubbio l’evento culminante del Giubileo della Misericordia. 
 
 
 
Di seguitola testimonianza di don Domenico Tamiozzo che ha avuto modo di incontrrare più volte Madre Teresa:
 
Il suo fu amore incomparabile a Gesù amore fedele alla Chiesa amore preferenziale per i poveri
Ho avuto la grazia di incontrare personalmente più volte madre Teresa, dapprima a San Gregorio al Celio a Roma, dove le suore della carità hanno la casa di formazione per l’Europa, e successivamente in India dove madre Teresa è diventata sorella e madre dei poveri dei più poveri. Madre Teresa è senza dubbio una di quelle persone che non si possono dimenticare e che hanno marcato un periodo della storia umana. Il suo carisma va capito proprio in quella terra d’India, dove il modo di affrontare il dolore, la malattia e la morte è segnato dalla dottrina del karma (la legge della retribuzione del bene e del male) e la vita sociale è marcatamente influenzata dal sistema castale, che pesa negativamente soprattutto sui più poveri, non necessariamente solo fuori casta, ma in ogni caso i più poveri. L’avventura di Madre Teresa non poteva che nascere in questa terra; il suo carisma non sarebbe stato capito in America Latina, dove si parlava di teologia della liberazione e non di “assistenza” a quei moribondi, che altrimenti non avrebbero mai conosciuto neanche un sorriso né una cura, e sarebbero morti soli quasi come dei cani di strada. E invece morivano con dignità e con affetto. La parabola del buon samaritano aveva insegnato a Madre Teresa di fermarsi davanti alla sofferenza con amore concreto. Madre Teresa non è però solo questo: la sua vita fu anzitutto un omaggio a Dio e al suo primato, fu vicinanza a tutti coloro che vivevano la tribolazione, dai bimbi abbandonati (Shishubhava – è il nome delle case per l’assistenza ai bimbi abbandonati) ai moribondi lasciati a se stessi (Home for destitutes) e al loro destino (karma). La prima volta che la incontrai fu a Roma, a san Gregorio al Celio. Le comunicai il mio desiderio di andare in India. Lei mi disse: «Ricordati che in India non abbiamo bisogno di social workers (assistenti sociali); ne abbiamo molti. Abbiamo bisogno di uomini di Dio che dicano alla gente che Dio è amore e vuol loro bene. E voi preti ricordatevi di essere uomini di Dio». In un incontro successivo, quando le dissi dello stile rispettoso e dialogico con cui volevo accostare il mondo indiano, lei mi disse: «Sì, tutte cose belle, ma ricordati che Gesù deve essere annunciato». «Io rispetto e onoro tutte le religioni, ma sono innamorata di Gesù». La reincontrai una seconda volta, sempre a Roma. Ricordo alcune sue frasi durante una conferenza che tenne nella chiesa di San Gregorio, e della quale non posso dimenticare la forte insistenza sull’amore, sulla carità. L’amore che nasce dal cuore umano e che segna l’apice dell’azione umana. Madre Teresa insisteva sull’amore concreto, sull’amore che comincia a casa e si fa premura di chi ne ha più bisogno, i malati, i poveri, i sofferenti, i lontani da Dio. Un binomio che questa donna minuta ha sempre difeso, come inseparabile, è la preghiera e l’amore: l’uno alimenta l’altro, uno non può stare senza l’altro, proprio perché l’amore nasce da Dio, che è Amore. La carità è l’unica realtà che unifica e purifica profondamente il cuore umano. C’è una sua una frase che fa pensare: “Purifica più la carità che non le fiamme del purgatorio”; quasi a fare eco al versetto petrino: “La carità copre una moltitudine di peccati”. Ritrovai Madre Teresa in India…
 
 
 
L’articolo completo ne La Voce dei Berici di questa settimana