“Riducete le limitazioni alle visite nei luoghi di cura”

L'appello del vescovo Giuliano durante la messa del 25 agosto a Monte Berico

Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo Giuliano a Monte Berico il 25 agosto 2023. Il Vescovo ha rivolto in particolare un appello ai responsabili delle strutture sanitarie perchè vengano ridotte il più possibile, se non del tutto eliminate, le limitazioni nelle visite alle persone ricoverate imposte durante la pandemia.

OMELIA nella festa della BEATA VERGINE MARIA DI MONTE BERICO (Vicenza, 25 agosto 2023)

Celebriamo la festa della Beata Vergine Maria di Monte Berico nell’anniversario della posa della prima pietra di questo Santuario avvenuta nel 1428. Questa basilica, costruita in onore della Madre di Dio è legata ad un evento di sofferenza del popolo vicentino tormentato, in quell’epoca, dalla peste.
Il popolo ha vissuto una grande prova e ha confidato nella protezione di Maria nostra madre. Si è sentito protetto dalle cure materne di Maria ed ha resistito in un tempo tanto difficile.

Da allora molte persone salgono su questo colle per chiedere aiuto a Dio consegnando a Maria le prove che stanno vivendo. Si tratta di sofferenze fisiche causate da una malattia. Altre volte è il dolore causato dalla perdita di una persona cara. Oppure situazioni di conflitto coniugale o familiare che feriscono l’anima. Mi è capitato più volte, al termine di una celebrazione qui a Monte Berico, di essere avvicinato da qualche persona che chiede una preghiera. E normalmente la chiede per ricevere forza nell’affrontare ciò che gli sta accadendo: per non soccombere nella prova.

Ben Sira, l’autore del testo proclamato nella prima lettura, invita ad approfondire la dinamica umana che ci coglie quando ci accade una prova. Egli avverte: Figlio, se ti presenti a servire il Signore preparati alla tentazione (Sir 2,1). E quale sarebbe la tentazione? La spiega un po’ più avanti: Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti e al peccatore che cammina su due strade!
Si tratta di un atteggiamento che sentiamo giungere nel momento che siamo chiamati ad affrontare la malattia o la morte o altre ferite: il lasciarsi prendere totalmente dalla paura, dalla timidezza e dalla viltà: questo è il cuore pavido. Spesso ciò conduce ad allontanarsi dal Signore piuttosto che rimanere in relazione con Lui addossandogli tutto il male che si porta dentro – i salmi sono pieni di imprecazioni – ma lasciando a Lui l’ultima parola e quindi confidando in Lui.

Il cuore pavido ha come conseguenza la presa di distanza da coloro che mi stanno vicino. Le mani indolenti sono quelle mani che non vogliamo stringere per non provare sofferenza accanto ad un malato nel fisico o nell’anima. Invece di promuovere le cure palliative per chi soffre, le prendiamo noi per non sentire dolore. Perché stare vicino a chi sta male provoca in noi tante domande sul senso della vita e della morte, della salute e della malattia. Sono domande che ci segnano in profondità. Cerchiamo di allontanarle con una sorta di anestesia del cuore che rende sordi verso Dio e indifferenti verso il prossimo. E questo porta a camminare su due strade che sono in contraddizione tra di loro: la strada del voler vivere bene e quella del nascondersi la verità di quanto si è chiamati ad affrontare.

L’autore sapienziale invita ad essere pazienti nelle vicende dolorose, imparando ad accogliere con coraggio le prove della vita. E aggiunge: affidati al Signore ed egli ti aiuterà. […] Voi che temete il Signore, sperate nei suoi benefici, nella felicità eterna e nella misericordia. In altre parole si invita a non fuggire di fronte alle prove. Bensì a rimanervi con la fiducia che il Signore è in grado di salvare nel momento della tribolazione. L’amore vero si manifesta nel rimanere con verità cioè nell’obbedienza a quanto stiamo vivendo. Amore e obbedienza vengono qui identificati.

L’esempio più grande ci viene offerto da Maria e dalle altre donne che stavano presso la croce di Gesù. Ci sono sofferenze che una madre non vorrebbe mai vedere riversate sul proprio figlio. Quella di Maria è una prova grandissima. Lei ci insegna che il modo migliore per affrontare la prova non è chiudersi in se stessi, anestetizzare il dolore che provoca la vicinanza di un figlio che viene ingiustamente processato e colpito a morte, bensì stare rimanere vicino al figlio condividendo con Lui il dolore e la sofferenza.
Ed è in questo restare accanto al Figlio che riceve in dono tutti i credenti. Un amore obbediente nella sofferenza che si apre all’umanità intera dei credenti.

Maria ci accompagni ad affrontare il tempo della prova e a restare accanto a coloro che soffrono: spesso in silenzio, tenendoli per mano e invitando ad avere fiducia. Invito tutte le strutture, soprattutto gli ospedali e le case di riposo ad offrire la possibilità di incontrare familiari ed amici riducendo al minimo o togliendo del tutto quelle restrizioni che erano state imposte dalla pandemia. Chi soffre ha bisogno di vicinanza, anche di una vicinanza fisica, per affrontare quel momento di prova; ha bisogno di forza interiore per confidare nell’aiuto di Dio e continuare a sperare nella vita. Anche il dibattito sul fine vita non oscuri la necessità di garantire a tutti l’accesso alle cure palliative per alleviare il dolore e dell’accompagnare con dignità le presone ad affrontare la prova della morte.

All’intercessione di Maria Vergine di Mone Berico, Salute degli infermi, affidiamo tutti i sofferenti malati; quanti si prendono cura di loro in famiglia, con il lavoro, la ricerca e il volontariato; e quanti sono impegnati a tessere legami personali, ecclesiali e civili di fraternità.