Scuola del Lunedì: Giannino Piana illustra la prospettiva teologica e antropologica della famiglia

 
L’esortazione apostolica “Amoris laetitia” ha come tema di fondo la famiglia, ma, dal punto di vista teologico, prevale una maggiore attenzione al Matrimonio. Una constatazione comprensibile nel contesto dei due sinodi dei vescovi (2014 e 2015), dove comunque entrambe le tematiche sono state trattate. Forse, però, la realtà della famiglia necessita di ulteriori approfondimenti. Il Relatore ha sviluppato il suo intervento in tre parti, la prima delle quali incentrata sulla presentazione del quadro sociologico della famiglia e del Matrimonio (cfr. II capitolo del documento pontificio). Oggi è dominante la cultura della soggettività, che mette in luce aspetti positivi, quali la relazione uomo – donna ed il ruolo femminile nella società, ma anche problematici, quali l’individualismo (famiglia chiusa in sé). In tale contesto la famiglia vive in tensione tra privatizzazione e pubblicizzazione, nella ricerca di un’identità, meno chiara che in passato, avendo perso ruoli sociali precisi, riconducibili alla dimensione patriarcale della famiglia, alla produzione dei beni di sussistenza, all’educazione. L’istituto familiare contemporaneo subisce forti influssi esterni, impoverendosi circa un proprio ed originale contributo da offrire alla società. Questa condizione permette di comprendere il calo dei matrimoni, l’aumento delle convivenze, delle cosiddette coppie di fatto; tutti segni di una famiglia debole, pervasa da perplessità, dal rifiuto dell’istituzione. Nel quadro descritto, un criterio interpretativo lo si trova anche nella cultura consumistica o della mercificazione, la quale non ha solo una valenza economica, ma anche antropologica, cultura che non si fonda sul criterio del senso o non senso, bensì dell’utile o non utile (cfr.  Amoris laetitia n. 57). La seconda parte dell’intervento ha proposto la prospettiva teologica ed antropologica della famiglia. Anche in questo caso, pur parlando della famiglia cristiana fondata in Cristo ed illuminata dalla Parola di Dio, il documento tiene come riferimento il Matrimonio, visto innanzitutto come realtà umana, come dono buono della creazione (cfr. Edward Schillebeeckx e Karl Rahner), alla luce dello stesso messaggio biblico (Gn 1 – 2). Una lettura che richiama, quindi, il dato unitivo e procreativo del rapporto uomo – donna, forte anche del riferimento al pensiero paolino (Ef 5), che fonda il pensiero tradizionale sul Matrimonio. La novità di  “Amoris laetitia” sta nella teologia del Matrimonio e della famiglia intesa in una logica vocazionale, dove si trova una chiamata divina ed una libera e responsabile risposta umana. Tale prospettiva invita a superare il pur importante rapporto duale Cristo – Chiesa, del quale la coppia è segno, per aprirsi alla dimensione trinitaria, che implicando un terzo soggetto, offre ambiti di ricerca, studio ed azione pastorale nuovi. La stessa fecondità, concepita in termini di procreazione, acquista un valore nuovo, più ampio, perché riconosciuta come dimensione costitutiva della relazione. La prospettiva antropologica del documento papale si rifà al pensiero del Concilio Vaticano II (cfr. costituzione Gaudium et spes), sviluppando il rapporto Matrimonio – famiglia secondo il concetto non di contratto, ma di patto, alleanza interpersonale. Il Relatore, a tal riguardo, cita, quali conferme di questo pensiero, alcuni numeri della “Amoris laetitia”: 143-144 (valorizzazione dei desideri, sentimenti ed emozioni), 152 (esaltazione della dimensione erotica, parte integrante della relazione di coppia), 74 (via di crescita nella grazia). Sottolinea anche la lettura, in termini familiari, di 1 Cor 13, avendo la carità come valore di fondo. L’ultima parte dell’intervento si è soffermata sui limiti della “Amoris laetitia” circa la famiglia. Ribadendo che il testo pontificio riflette più sul Matrimonio che sulla famiglia, il Relatore si è chiesto se non sia opportuno superare la concezione della famiglia come corollario del Matrimonio per andare, guardare oltre. Ciò significa integrare il modello duale (Cristo – Chiesa) con quello trinitario, capace di una apertura più ampia, che si concretizza nel riconoscimento, nella dinamica della coppia, della singolarità della persona e nel passaggio dalla complementarità alla reciprocità.   Don Massimo Pozzer  Di seguito la registrazione audio della conferenza: