COMMEDIA SENTIMENTALE

Universitari. Molto più che amici

Pur indulgendo a facili stereotipi, il film racconta la paura di sognare dei giovani

Questi Universitari di Federico Moccia non ci convincono molto. Il film certo è piacevole, fa sorridere. Ma la caratterizzazione dei personaggi indulge troppo spesso (per motivi comici) a facili stereotipi e la regia appare debole, con evidenti incoerenze di continuità filmica e un ricorso eccessivo a una colonna sonora invadente, che copre la bassa qualità dei dialoghi, spesso insufficienti, per non dire inconsistenti. Si vorrebbe descrivere la vita di un gruppo di studenti universitari ventenni fuori sede, ma si ricade in quel sentimentalismo intimistico e privo di respiro che caratterizza tutta la produzione del romanziere regista romano. A vent’anni gli affetti sono certo travolgenti, ma lo sono anche gli ideali e le passioni che qui sembrano invece scomparire. Questi universitari non studiano, non si impegnano, hanno paura – per loro stessa ammissione – di sognare. Ma la figura più brutta la fanno la maggior parte dei loro genitori, adolescenti forse più dei figli. E alla fine sembra che bastino i buoni sentimenti perché tutto nella vita vada al suo posto. La voce narrante (quella di Carlo, studente di cinematografia) svela però il vero intento del film. Non già parlare di chi studia all’università, ma di una cosa che a questi giovani manca terribilmente: poter fare e sentirsi parte di una famiglia.  Alessio Graziani