“Vivere nella luce di Cristo, nella sua gioia e nella sua pace rende possibile l’inizio di una nuova storia”

L'omelia del Vescovo Beniamino per il giorno di Pasqua

 
Carissimi fratelli e sorelle, consacrate e consacrati, carissimi canonici, presbiteri, diacono, amici ascoltatori di Oreb, desidero porgere a tutti voi e a ciascuno di voi l’augurio di Santa Pasqua.

    La celebrazione annuale della Santa Pasqua è il culmine, il punto di arrivo di un cammino impegnativo durato quaranta giorni, il cammino quaresimale, il nostro Esodo verso l’incontro con il Crocifisso Risorto.
    Abbiamo partecipato ai riti della Settimana Santa, rivivendo insieme a Gesù gli avvenimenti drammatici dei suoi ultimi giorni di vita terrena: dall’ingresso in Gerusalemme fino alla morte in Croce. Tutto sembrò finire con la sepoltura del suo corpo in un sepolcro scavato nella roccia sul quale venne posta una grossa pietra. Uno del gruppo dei Dodici si era tolto la vita, un altro l’aveva rinnegato, tutti erano fuggiti lontano dalla Croce, nella quale era appeso il loro Maestro.
Solo Maria, la madre di Gesù, e Giovanni, il discepolo che Gesù amava, erano rimasti sotto la Croce. Anche i due uomini, membri del sinedrio, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, avevano avuto il coraggio di compiere un gesto di pietà verso il corpo morto di Gesù, calandolo dalla Croce e deponendolo in un sepolcro.

    La Passione e Morte di Gesù sono diventate il “paradigma” di tutte le violenze, le ingiustizie e le sofferenze subite da tanti uomini e donne e popoli nel corso della Storia della famiglia umana. Ma su tutte queste vicende oscure e tenebrose, irrompe una nuova luce, una speranza nuova: «Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa» (Sequenza, dalla Liturgia).

    Nella Risurrezione di Cristo, inizia un nuovo giorno, il primo della settimana, dei mesi e degli anni a venire, l’inizio di una nuova Storia, se teniamo gli occhi e il cuore fissi sul Risorto cambia il modo di pensare e di agire nel mondo, sia per i singoli, come per le nostre comunità e la società mondiale.
L’inizio di questa nuova Storia vede come protagonisti — nel Vangelo di Giovanni — una donna, Maria di Magdala. Una donna che attraverso i suoi errori e le sue incoerenze, aveva conosciuto il vero amore, Gesù,e aveva imparato ad amare veramente. Era rimasta sotto la Croce e aveva osservato dove avevano posto il corpo di Gesù, nel sepolcro.Per questo, animata dall’amore, mentre era ancora buio, di mattino presto, si reca al sepolcro come fanno tante donne, anche oggi, per star vicino alle persone care che sono morte, per pregare in un sofferto silenzio.
Ma un fatto imprevisto e sconvolgente la turba: la pietra è stata tolta dal sepolcro; lei non entra e tristi pensieri la turbano: che sia una profanazione, il furto del corpo, una vendetta nei confronti di Gesù? Maria, allora, corre da Simone Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e dice loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!» (Gv 20,2b).

    Ed ecco la corsa trafelata dei due apostoli verso il sepolcro, simile alla nostra corsa, la corsa dell’umanità intera verso i sepolcri dove riteniamo di aver sepolto le nostre speranze, la fiducia di una nuova possibilità di vita, l’impegno a costruire un mondo nuovo, fondato sulla giustizia e sul rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo e di ogni donna, capaci di garantire una pace autentica e duratura.
    Anche oggi la nostra società sembra preferire i sepolcri della morte, le fosse comuni, la violenza e la distruzione, a tutte le culle dove accogliere e far crescere la vita. Giovanni, correndo più veloce, precede Pietro ma arrivati tutti e due al sepolcro lo trovano aperto ed entrati osservano solo i teli posati per terra e il sudario, avvolto in un luogo a parte. È Giovanni, per primo, a intuire l’evento che ha cambiato la Storia dell’umanità: «Vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti» (Gv 20,8-9).

    San Girolamo afferma che“il sepolcro vuoto è diventato la culla del cristianesimo”. La tomba vuota, infatti, ha marcato il passo decisivo della fede per Giovanni, che più tardi si rafforzò quando, insieme agli altri discepoli, incontrò il Gesù Risorto. L’annuncio di quel fatto storico — che è l’evento fondante della comunità dei credenti — rimbalza di casa in casa, di chiesa in chiesa, ad ogni latitudine, in tutti gli angoli del mondo. Per questo noi siamo chiamati a vivere da risorti, qui e oggi, vale a dire vivere in modo pieno la vita nuova in Cristo Gesù.
    Vivere nella luce di Cristo, luce che illumina la nostra vita, il nostro volto, il nostro sguardo, e così anche noi possiamo donare luce a coloro che il Signore mette sul nostro cammino. Vivere nella gioia, la gioia vera non è esente dal dolore, essa è la grazia della presenza di Dio vivo in noi e in mezzo a noi.Vivere nella pace, Gesù risorto ci dona la sua pace, è la pace che nasce dai cuori riconciliati.
    Facciamo nostre le parole che Paolo VI in una sua omelia sulla Pasqua: “Cristo è risorto in un preciso momento della storia, ma ancora attende di risorgere nella storia di innumerevoli uomini, nella storia dei singoli e in quella dei popoli. Ovunque un cuore, superando l’egoismo, la violenza, l’odio, si china in un gesto di amore verso chi è nel bisogno, lì Cristo ancora oggi risorge. Ovunque nell’impegno fattivo per la giustizia emerge una vera volontà di pace, lì la morte indietreggia e la vita di Cristo si afferma. L’ultima parola di Dio sulla vicenda umana non è la morte, ma la vita, non la disperazione, ma la speranza. A questa speranza la Chiesa invita anche tutti noi, uomini e donne di questo nostro tempo”.

    In questo momento desidero porgere l’augurio di una Santa Pasqua a tutte le persone malate, anziane o sole che si trovano negli ospedali, nelle case di riposo, nelle comunità di accoglienza.
    Porgo l’augurio pasquale a tutte le autorità civili e militari che, soprattutto in questi giorni faticosi, hanno il gravoso compito di garantire la sicurezza dei cittadini e di promuovere il bene comune e la solidarietà tra tutte le persone.


    Un augurio cordiale e affettuoso a tutti i fedeli delle comunità cristiane, che quest’anno celebrano la Pasqua nella stessa Domenica, e a tutti gli abitanti del nostro territorio.
    Il risorto ci precede e ci accompagna lungo le strade del nostro mondo. Sia l’unica nostra speranza e la nostra vera pace. Buona e Santa Pasqua! Amen. Alleluia.
 
+ Beniamino