L'ENNESIMA TRAGEDIA AL LARGO DI LAMPEDUSA

Ancora morti nel Mediterraneo. Oggi è il giorno del pianto

Ma da domani inizi il tempo della vergogna

Ancora morti nel Mediterraneo. Narrare l’ennesima tragedia iniziando con questo avverbio – ancóra – ha il sapore di una sconfitta di troppo, quella che motiva la rassegnazione.E indulge al fatalismo: queste centinaia di innocenti, volendo fuggire dall’Angelo della morte che si aggira nelle loro terre di origine, l’hanno invece incontrato proprio nel luogo in cui credevano di trovare scampo. La stessa situazione di Re Salomone con i due etiopi narrata nel Talmud Babilonese.25.000 vite: tante sono quelle che il “Mare Nostrum” ha inghiottito in vent’anni di viaggi della speranza in un’area che si estende dal Canale d’Otranto allo Stretto di Gibilterra. Ma è una stima e lo è per difetto, anche perché non tiene conto delle tantissime persone fermate per sempre sulle coste del Nord Africa: sui litorali egiziani, polizia e militari sparano contro i siriani in partenza; in Libia, i profughi in transito sono torturati e uccisi senza pietà…E viene alla mente il tristissimo invito a usare i cannoni per preservare la “fortezza Europa” dall’ “invasione”. Non servono: ci pensa il mare, ci pensano gli schiavisti sui barconi, ci pensano le armi prodotte in Occidente per governi e milizie mai sazi di vendetta e di violenza.Oggi per noi è “il giorno del pianto” – come ha detto Papa Francesco – e della preghiera, perché in Eritrea e in Somalia ci sono madri e padri e fratelli e sorelle e figli che ancora non sanno (forse non lo sapranno mai) di dover piangere i loro congiunti sottratti alla vita al largo di Lampedusa. Perciò ora tocca a noi soffrire con loro, tocca a noi invocare tutta la tenerezza di Dio per loro.Ma da domani inizi il tempo della “vergogna”, ossia il momento dell’assunzione di responsabilità che conduce ad adottare politiche e interventi – e ce ne sono! – diretti a evitare tragedie come quella del 3 ottobre 2013.Naufraghi della speranza, chiamiamo le vittime del Mediterraneo. Non vorremmo che, con il trascorrere vano dei giorni, a naufragare fosse la nostra umanità.Luca de Marzi