APERTURA DELLA VISITA PASTORALE(Cattedrale di Vicenza, domenica 26 gennaio 2014)


Carissimi fratelli e sorelle,


consacrati e consacrate,


vicari foranei, convisitatori,


presbiteri e diaconi,


 


oggi la nostra Chiesa diocesana è chiamata a vivere e a sperimentare una nuova Pentecoste, vale a dire un nuovo invio missionario, da parte del Vescovo e dei suoi collaboratori, per incontrare le comunità cristiane e tutte le persone che abitano e vivono nel territorio della nostra Diocesi, in modo particolare quelle che sono più provate dalla sofferenza, dalla malattia, dalla emarginazione e dalla solitudine.


Iniziamo, oggi, solennemente e ufficialmente la Visita pastorale, la quale, come ben sapete, ha avuto una anticipazione nei due viaggi da me compiuti per incontrare i preti diocesani ‘fidei donum’ e i religiosi e religiose vicentini in Brasile, nel luglio 2013, e, nelle scorse settimane, in Camerun. La mia presenza in queste comunità lontane geograficamente, ma vicine spiritualmente, è stata motivo di grande gioia, nonché occasione per creare una comunione reciproca, fondata sulla preghiera, sulla condivisione della stessa fede, su gesti concreti di solidarietà. Nel prossimo mese di luglio, visiterò anche la Missione in Thailandia, guidata dal nostro prete don Piero Melotto. In questo modo la Visita pastorale ha già assunto concretamente una dimensione missionaria, che le è propria e che ha sempre caratterizzato la nostra Chiesa vicentina.


Vengo tra voi desideroso di incontrarvi, conoscervi e condividere la gioia di essere insieme discepoli del Signore. Vengo per testimoniarvi la fede che abbiamo ricevuto dagli Apostoli e della quale sono stato fatto servitore. Ma vengo anche per essere, a mia volta, confortato e sostenuto nella fede che condividiamo.


Busso con delicatezza alla porta del vostro cuore, chiedendo di essere accolto come un padre e un fratello, che non intende fare da padrone sulla vostra fede, ma essere collaboratore della vostra gioia (cfr. 2 Cor 1,24). Quella gioia, di cui ci ha parlato Papa Francesco nella esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’, laddove afferma: ‘La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che incontrano Gesù. Coloro che si lasciano salvare da lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia‘.


La Visita pastorale consiste nell’annuncio di Cristo morto e risorto. Ma qual è il suo significato profondo? Lo richiamo a partire dal documento preparato per l’evento: ‘Preoccupazione costante degli Apostoli, fin dai primi tempi della Chiesa, è stata quella di rendere visita alle comunità cristiane sparse sul territorio, per confermarle nella fede, confortarle nelle difficoltà, indicare percorsi di fedeltà al Vangelo dentro le concrete situazioni in cui venivano a trovarsi. Una prassi che si è andata consolidando lungo i secoli in quella che noi oggi chiamiamo la visita pastorale, mediante la quale il Vescovo rende presente ed attuale nelle comunità a lui affidate la sollecitudine del «pastore supremo», Gesù (1Pt 5,4), «che ha visitato e redento il suo popolo» (Lc 1,68). Con il suo ministero itinerante il Vescovo conferma le comunità nella fede; fa crescere i vincoli di comunione con tutte le altre comunità della Chiesa locale; incoraggia i credenti a sentirsi responsabili del Vangelo presso gli uomini e le donne con i quali condividono l’avventura umana. La visita del Vescovo è quindi essenzialmente un evento di grazia, che rende presente ed attuale la visita di Dio al suo popolo e lo mostra quale fondamento e principio visibile dell’unità della Chiesa particolare. Essa è rivolta a tutti, non solo a quanti compongono la comunità credente, perché il Signore ama ogni persona, senza distinzione alcuna‘. Ma il significato trova un fondamento illuminante soprattutto nel brano evangelico di Luca, poco fa proclamato ed ascoltato, e che costituisce l’icona della Visita: Gesù nella sinagoga di Nazareth.


Il testo narra l’inizio solenne del ministero di Gesù e ricorda anche la vocazione e la missione di tutto il popolo di Dio. Una vocazione ed una missione, che sono dono dello Spirito (‘Lo Spirito del Signore è su di me‘), che invita ad uscire dai nostri piccoli o grandi recinti per andare incontro a ogni uomo e a ogni donna del nostro tempo e del nostro mondo; che fa dei piccoli e dei poveri i destinatari privilegiati del Vangelo (‘Mi ha mandato  a portare ai poveri il lieto annuncio‘); che chiede di essere tradotto in scelte concrete (‘Oggi si e compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato‘).


Accompagnare, sostenere, incoraggiare, edificare comunità di discepoli e di testimoni di Gesù: è questo l’obiettivo che la Visita si prefigge. Obiettivo da raggiungere a partire dall’analisi attenta delle quattro dimensioni costitutive della vita cristiana: orante e celebrativo ‘ sacramentale; educativa – formativa (fondata sulla Parola di Dio); caritativa e fraterna; sociale e culturale.


Quale stile avrà la Visita pastorale?


Innanzitutto, avrà un carattere sinodale per ricordare che solo nella comunione viviamo ed edifichiamo la Chiesa. Poi, un carattere familiare, riconoscendo nel Vescovo un padre ed un fratello nella fede. Dovrà, la Visita, essere improntata a chiarezza e franchezza, incontrando comunità vere, reali, concrete. La celebrazione eucaristica in ogni parrocchia sarà l’atto centrale, perché culmine e sorgente della vita e della missione di ogni comunità cristiana. Infine, prezioso sarà l’incontro con alcuni ammalati in ogni parrocchia.


Quali obiettivi si prefigge la Visita pastorale?


Per prima cosa promuovere un’azione missionaria tesa a generare alla vita di fede i piccoli e i ragazzi e a rigenerare alla vita di fede i giovani e gli adulti, che hanno lasciato la vita comunitaria. In secondo luogo, rendere sempre più corresponsabile la comunità dei laici adulti (uomini e donne, sposi, animatori, catechisti, gruppi ministeriali) nella vita e missione della Chiesa, che si declina nella realtà diocesana ed in quella universale. In terzo luogo, rivisitare e ridefinire la presenza della Chiesa nel territorio della Diocesi a livello di clero, di parrocchie, di unità pastorali, di vicariati. Infine, rivalutare e ripensare la testimonianza del laico cristiano nel mondo, nell’ambito sociale e culturale, in tutti gli ambienti dell’umana esistenza.


Fratelli e sorelle, in questa celebrazione dei vespri, arricchita dall’adorazione eucaristica, affidiamo al Signore l’inizio di questo cammino di Chiesa, invocando l’intercessione di Maria, la Madre di Gesù, la nostra Madonna di Monte Berico, e di tutti i santi e beati della nostra Chiesa vicentina. Amen.


Beniamino Pizziol


Vescovo d Vicenza