OMELIA NELLA LITURGIA FUNEBRE PER DON FRANCESCO FERRO(Duomo di Malo, 7 gennaio 2014)


Carissimi,


nel nostro cuore risuonano ancora le parole del profeta Isaia che abbiamo ascoltato ieri nella solennità dell’Epifania: ‘Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te‘ (60,1).


Oggi, questo invito è stato rivolto a don Francesco Ferro e noi siamo qui riuniti insieme per consegnarlo nelle mani misericordiose di Dio, nostro Padre. Compresa nella fede, la morte di questo presbitero non poteva avvenire in un periodo più interpretativo della sua esistenza. Una vita, la sua, nel segno della semplicità, dell’umiltà, della povertà gioiosa. Ci viene spontaneo dire: il clima di Betlemme ha avvolto tutta la sua vita.


Ordinato prete nel 1949 dal Vescovo mons. Zinato, ha svolto il suo ministero di vicario parrocchiale prima e di parroco, poi, in diverse parrocchie della nostra Diocesi. Dal 1971 al 1978 fu inviato missionario ‘fidei donum’ in Zambia, dando successivamente inizio alla presenza vicentina in Camerun, nella Diocesi di Sangmelina. Prezioso fu il suo ministero, come cappellano, negli ospedali di Marostica, Bassano del Grappa e Schio. Lasciato questo incarico, si dedicò al ministero di collaboratore pastorale nella Parrocchia di Novale e poi di Malo. Trascorse gli ultimi anni nella RSA Novello di Vicenza, dove ho avuto modo di incontrarlo più volte nelle mie visite ai sacerdoti ivi residenti, e così pure mentre stava in ospedale, accudito amorevolmente dalla nipote.


Ho scelto, come prima lettura, alcuni versetti del libro delle Lamentazioni, che ci presentano un brano poetico, pieno di fede e di speranza nella misericordia di Dio. Di fronte alla fatica e alla sofferenza della propria situazione,  il credente comprende che la sua storia e quella del suo popolo è una storia in cui si rivela la misericordia di Dio, che non può venir mai meno in nessun momento, neppure nelle circostanze più difficili: ‘Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà‘ (3, 22-23). E nel salmo responsoriale abbiamo proclamato: ‘Misericordioso e pietoso è il Signore’.. come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono‘ (dal salmo 102).


Nel vangelo ci è stato rivelato pienamente il rapporto filiale di Gesù con il Padre suo: ‘Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo‘ (Mt 11,27). Ma questa grande rivelazione del rapporto paterno e filiale tra il Padre e il Figlio Gesù è comprensibile solo da chi si presenta davanti a Dio con la coscienza della propria piccolezza e della propria povertà: ‘Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai rivelato queste cose ai piccoli‘ (11, 25). L’autosufficienza e la presunzione saranno sempre il maggior ostacolo per l’apertura al mistero di Dio.


Don Francesco è stato un sacerdote buono e fedele, ha mantenuto sempre lo spirito della semplicità e dell’umiltà evangeliche, ha sempre confidato nella misericordia divina. Così scrive nel suo testamento spirituale: ‘Al termine della vita, ti ringrazio, Signore, per l’infinita tua misericordia che sempre mi ha accompagnat: Misericordias Domini in aeternum cantabo‘. Ed ecco come esprime, con l’animo del bambino, la sua incrollabile fiducia nella misericordia di Dio: ‘Bambino di 4 o 5 anni, una notte ho pianto perché mi avevano detto che, a causa delle mie cattiverie, sarei andato all’inferno. E dicevo fra me: ‘Se sarò all’inferno, continuerò ad amarti, Signore, e a supplicarti piangendo, finché avrai pietà e mi tirerai fuori’. Credevo fermamente che il Signore avrebbe avuto compassione e questo sentimento mi ha accompagnato per tutta la vita‘.


Don Francesco ha imparato veramente lo stile di vita di Gesù, mite e umile di cuore, ed ora affaticato dal suo intenso ministero pastorale e dalla malattia di questi ultimi anni, ha trovato ristoro tra le braccia misericordiose del Padre. Anche lui può dire come S. Paolo: ‘E’ giunto il momento di sciogliere le vele: ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno‘ (2 Tm 4,7-8a). La nave della vita scioglie le vele, leva l’ancora, non per inabissarsi nel mare profondo, ma per dirigersi verso il porto sicuro e definitivo, verso la dimora di luce e di pace nel Signore.


La S. Madre di Dio lo accolga e gli angeli del Natale lo accompagnino festanti, cantando ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama‘ (Lc 2,14). E tu, don Francesco, prega per tutti noi, per i tuoi cari, per il nostro presbiterio e il nostro Seminario: ottienici dal Signore la grazia di numerose e fedeli vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al sacramento del Matrimonio. Amen.


 


Beniamino Pizziol


Vescovo di Vicenza