OMELIA NELLA CELEBRAZIONE DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE(Cattedrale di Vicenza, 6 gennaio 2014)


Desidero, prima di tutto, porgere un saluto cordiale e affettuoso a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle provenienti da tanti paesi del mondo e che vivete e lavorate nel territorio della Diocesi di Vicenza. Con voi saluto i vostri sacerdoti e tutti i presbiteri, canonici, diaconi, consacrate e consacrati qui riuniti per celebrare insieme la solennità dell’Epifania del Signore Gesù. Un saluto grato e riconoscente va a padre Mauro Lazzarato e ai suoi collaboratori dell’Ufficio Migrantes. Un saluto cordiale al Signor Sindaco e alle autorità presenti come anche a tutti gli amici ascoltatori di Radio Oreb.


Tutti i racconti che abbiamo ascoltato durante le celebrazioni del santo Natale sono rimasti nella cornice del paese e del popolo ebraico. Con le letture dell’Epifania la visione si allarga al gran mondo dei popoli, delle culture, delle differenti tradizioni. I Magi vengono dall’Oriente e l’apparire di una stella li ha spinti a partire. Questi misteriosi sapienti intraprendono un lungo cammino, finché trovano il Bambino nella grotta di Betlemme e lo riconoscono come Salvatore, offrendogli i propri doni simbolici. I Magi, che scrutando i cieli cercano di discernere la volontà di Dio, rappresentano tutti i ‘cercatori di Dio’, di ogni popolo, lingua e nazione. Essi, illuminati dalla loro coscienza e dai segni della presenza divina nel mondo (semina Verbi, vestigia Dei, scintillae Dei), cercano sinceramente la verità. Il loro viaggio è immagine del cammino di fede e di speranza che l’uomo di ogni tempo intraprende verso Dio.


Perché Dio ha messo nel cuore di ogni uomo il bisogno insopprimibile della verità, per cui la ricerca di Dio è l’atteggiamento più conforme alla natura dell’uomo. Anche il profeta Isaia ci ha aperti ad una visione universale: ‘Cammineranno le genti alla tua luce, tutti verranno, proclamando la gloria del Signore‘. E nel ritornello del salmo abbiamo cantato: ‘Ti adoreranno Signore tutti i popoli della terra‘. E la conferma più consolante e più bella ci viene dalla lettera di Paolo apostolo agli Efesini: ‘Tutte le genti sono chiamate in Cristo Gesù a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo ed essere partecipi della stessa promessa per mezzo del vangelo‘ (3,6). A tanti uomini e donne, di tutti i tempi, di tutti i popoli e di tutte le culture, che si sono messi alla ricerca della verità è stata data una risposta sorprendente e affascinante, che risponde al nome di Gesù di Nazareth, il bambino nato a Betlemme, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto per amore di ciascuno di noi. Gesù è la via, che ci conduce alla verità e ci apre alla vita per sempre, alla vita in Dio. E, allora, oggi, ci chiediamo insieme: quale ricerca stiamo facendo della verità? Come ci stiamo muovendo? Verso chi? Verso dove? Da chi ci facciamo guidare? Quando si incontra Cristo, si diventa capaci di una ricerca sempre più affascinante e intensa. Ce lo ricorda S. Agostino in una sua preghiera: ‘Signore fa che non smetta mai di cercarti, ma cercandoti, ti trovi e, trovandoti, ti cerchi ancor di più’.


Incontrando Cristo, si acquista una sensibilità evangelica per le persone, le situazioni, gli avvenimenti, scoprendo in essi delle manifestazioni della presenza provocatrice di Dio. Non posso rimanere indifferente e passivo di fronte ad una inondazione, ad un naufragio, ad un terremoto o ad ogni crisi che moltiplica i poveri. Sensibilizzato dall’incontro con Cristo, riesco a vedere nelle persone, nelle situazioni, negli avvenimenti l’appello di Dio a un discernimento sapienziale, a una presa di posizione decisa e a un intervento concreto e preciso?


Vorrei offrirvi un paragrafo del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace: ‘Chi accetta la vita di Cristo e vive in lui, riconosce Dio come Padre e a lui dona totalmente se stesso. Il credente in Cristo vede in Dio il Padre di tutti e, per conseguenza, è sollecitato a vivere una fraternità aperta a tutti. Nella famiglia di Dio, dove tutti sono figli di uno stesso Padre, non vi sono ‘vite di scarto’. Tutti godono di un’eguale e intangibile dignità. E’ questa la ragione per cui non si può rimanere indifferenti davanti alla sorte dei fratelli. Bisogna lavorare insieme per edificare l’avvenire comune dell’umanità. Questo dovere riguarda in primo luogo i più favoriti. I loro obblighi sono radicati nella fraternità umana e soprannaturale e si presentano sotto un triplice aspetto: il dovere di solidarietà, che esige che le Nazioni ricche aiutino quelle meno progredite; il dovere di giustizia sociale, che richiede il ricomponimento in termini più corretti delle relazioni difettose tra popoli forti e popoli deboli; il dovere di carità universale, che implica la promozione di un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri‘.


In questa prospettiva, la celebrazione odierna può essere capace di ridestare e rimettere in cammino una fede spenta, incerta, troppo intimistica. Dobbiamo intraprendere una nuova strada, quella della conversione del cuore e della mente, e così si potrà dire di noi quello che si è detto dei Magi: ‘Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese‘. Buon cammino a tutti voi. Amen.


Beniamino Pizziol


Vescovo di Vicenza