LITURGIA FUNEBRE PER MONSIGNOR MARIO DALLA VIA(chiesa parrocchiale di Madonna dei Prati, 24 febbraio 2017)

         Monsignor Mario Dalla Via ha concluso la sua lunga vita terrena dopo aver attraversato la dolorosa prova della sofferenza e della malattia. Noi siamo qui per attestargli il nostro affetto e la comune riconoscenza per la sua luminosa testimonianza sacerdotale, ma soprattutto per consegnarlo nelle mani di Dio, Padre Buono e Misericordioso.
 
         Don Mario fu ordinato prete dal vescovo Carlo Zinato il 24 giugno 1945, e fu subito destinato come vicario cooperatore nella parrocchia di Posina, prima, e ad Arcugnano, poi. Nel 1963 venne nominato parroco di Madonna dei Prati, a Brendola, dove vi rimase per 32 anni, fino al 1995, a cui seguirono altri lunghi anni come collaboratore pastorale nella stessa parrocchia. Nel 1985 divenne anche delegato dell’archivio diocesano, compito che svolse fino al 2001. Dopo aver acquisito il diploma in Archivistica presso l’Archivio Vaticano, si dimostrò negli anni un attento storico, archivista e appassionato archeologo.
         Scrisse il suo successore nell’Archivio diocesano: “Lo si vedeva tutte le settimane salire e scendere, rigorosamente in veste talare, dai depositi posti nel sottotetto del vescovado per consentire agli studiosi la consultazione dei preziosi documenti custoditi dalla diocesi, aiutando spesso i giovani laureandi nella lettura e nella traduzione dei testi antichi. Molte persone devono alla sua disponibilità e alla sua competenza il buon esito delle loro tesi”.
 
         Don Mario pubblicò diversi libri e saggi di storia locale. Il suo ultimo libro si intitola “Pane, vino e… acqua”: in esso compie una seria ricognizione simbolica dei tre elementi essenziali per la tavola. Contribuì a riscoprire nel corso dei secoli e tra le righe dei testi sacri, il valore degli elementi che hanno costruito il nutrimento essenziale per generazioni e ancora oggi essi rappresentano un significato reale e simbolico profondo.
 
         L’Apostolo Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, ci riporta la narrazione della cena eucaristica nelle primissime comunità cristiane, utilizzando i verbi “ricevere” e “trasmettere”, come garanzia che queste parole si ricollegano in modo sicuro e autentico al Signore Gesù.
         Il segno del pane e del vino eucaristici sono il centro della nostra vita cristiana. Essi uniscono la nostra storia alla storia di Gesù Cristo che è passato in mezzo alla sua gente e ha annunciato in opere e parole la presenza di Dio nella Storia dell’umanità. Quel pane e quel vino dell’Eucaristia dicono anche la salvezza per il nostro presente. Proprio mentre accogliamo nella nostra vita quel pane e quel vino, ci rendiamo conto di un amore che ci sorregge, ci rendiamo conto che la nostra vita ha un fondamento, ha un nutrimento: la persona di Gesù Cristo, Morto e Risorto per ciascuno di noi.
         Infine, quel pane e quel vino salvano anche il nostro futuro: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda” (Gv 6,54-55).
 
         Il pane e il vino eucaristici ci fanno comprendere che ogni nostra giornata non è più semplicemente tesa tra un’alba e un tramonto, non è neppure rinchiusa tra una nascita e una morte, ma questi segni ci annunciano, nel Sacramento, la morte del Signore, ci fanno proclamare nella fede la sua Risurrezione e ci preparano al suo ritorno alla fine dei tempi.
 
         Don Mario è stato per tanti anni un pastore zelante, intraprendente e generoso per i fedeli della parrocchia di Madonna dei Prati. Ha accompagnato la comunità brendolana nelle sue varie trasformazioni: soprattutto da una società agricola e artigianale a una società più industriale e complessa.
         Ha sempre avuto un’attenzione pastorale per i ragazzi e i giovani, che lui stesso andava a prendere casa per casa, con il suo furgoncino, per portarli agli incontri formativi o alla scuola di canto. Con loro, poi, ha dato vita alle olimpiadi e al palio della parrocchia.
 
         La pagina del Vangelo che meglio ci consente di cogliere il senso profondo della vita e del ministero di monsignor Mario Dalla Via è quella del Buon Pastore.
         Il Buon Pastore — dice Gesù — conosce le sue pecore. Ci è caro ricordare la vicinanza buona e intensa di don Mario alle singole situazioni della sua parrocchia, quelle gioiose e quelle tristi. Il Buon Pastore, poi, chiama le sue pecore per nome, affinché ascoltino la sua voce e lo seguano per le strade da lui indicate.
         Ci piace leggere in questa chiave di lettura il suo zelo ardente e vivace — subito dopo la Guerra, nella sua giovinezza — quando a Posina si adoperò, insieme alle autorità civili, per la costruzione della latteria sociale e della teleferica che dal monte scendeva giù a valle, permettendo così il trasporto e il commercio della legna.
         Infine, il Buon Pastore dà la vita per le sue pecore. Don Mario non si è mai tirato indietro di fronte al sacrificio. L’altare su cui un prete è chiamato a offrire la sua vita è il ministero stesso. Questo nostro fratello sacerdote è vissuto da pastore, è morto da pastore, offrendo la sua stessa malattia come supremo atto d’amore per la Chiesa, soprattutto la sofferenza degli ultimi tempi, a causa dell’impedimento dell’esercizio della lettura e della scrittura che tanto lo avevano contraddistinto e sostenuto nel corso del suo ministero.
 
         Ho avuto modo di incontrarlo due volte finché stava ancora in una discreta salute, ma l’ultimo incontro avuto — durante la recente visita pastorale — mi ha commosso: l’ho trovato ancora presente a se stesso e disponibile al dialogo, alla preghiera comune e all’offerta della propria sofferenza.
         Don Mario ha celebrato quotidianamente l’Eucaristia per oltre settant’anni, ha predicato il Vangelo, vi ha preparato i fanciulli e vi ha spronato i giovani e gli adulti. Ora l’Eucaristia — che ha trasformato la sua vita a immagine di quella di Cristo — lo apre all’eternità: “chi mangia di questo pane vivrà in eterno”, ci ha detto Gesù.
 
         Carissimi, noi stiamo celebrando l’Eucaristia e proclamiamo così l’evento salvifico della Morte e della Risurrezione di Cristo, crediamo che la Pasqua di Gesù è attiva e operante anche nella morte di questo nostro fratello.
Consegnando il suo corpo mortale alla sepoltura, crediamo che anch’esso, un giorno, risorgerà.
 
         La Madonna di Monte Berico, che don Mario ha tanto amato, i Santi e i Beati della nostra Chiesa gli vadano incontro e lo conducano a Dio, Padre Buono e Misericordioso. E a noi conceda il Signore di vivere nella fede la nostra vita cristiana, nata dal Battesimo; ci conceda di comprendere l’Eucaristia come lievito e germe di vita eterna, e conceda alla nostra Chiesa diocesana la grazia di veder crescere sante e numerose vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Ordinato. Amen.

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza