SANTA MESSA DEL MERCOLEDÌ DELLE CENERI(Vicenza, Chiesa Cattedrale, 1 marzo 2017)

         Carissimi fratelli e sorelle, consacrati e consacrate,
         carissimi canonici, sacerdoti, diaconi, seminaristi,
         amici ascoltatori di Radio Oreb,
 
         ogni anno – con il rito austero delle Ceneri – ritorna la Quaresima, un “tempo pieno” di quaranta giorni da vivere tutti insieme come tempo di conversione: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20b), ci esorta l’Apostolo Paolo, e come invito a ritornare a Dio: «Ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Sono dunque quaranta giorni per il ritorno a Dio, per una maggior conoscenza della misericordia infinita di Dio e per una nuova conversione.
 
         La conversione, infatti, non è un avvenimento accaduto una volta per tutte, bensì un dinamismo che deve essere rinnovato, riscoperto, lungo i diversi tempi dell’esistenza, nelle diverse età, soprattutto quando il passare degli anni può indurre nel cristiano un adattamento alla mondanità, una stanchezza della vita spirituale, uno smarrimento del senso e del fine della propria vocazione.
 
         Il Mercoledì delle Ceneri, allora, segna l’inizio di questo tempo propizio, il kairòs della Quaresima, ed è caratterizzato – come dice il nome – dall’imposizione delle Ceneri sul capo di ogni battezzato.
La cenere è il frutto del fuoco che arde, racchiude in sé il simbolo della purificazione, rimanda – inoltre – alla condizione di provvisorietà e di fragilità del nostro corpo che, dopo la morte, si decompone e diventa polvere, come ci ricorda la formula stessa dell’imposizione delle Ceneri e che rievoca il testo della Genesi (3,19): «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai».
 
         La pagina del Vangelo che abbiamo proclamato ci indica tre “buone pratiche” per il tempo quaresimale: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Si tratta delle opere tipiche della persona religiosa in Israele, ma erano tre pratiche di pietà conosciute in tutte le culture e le tradizioni dell’Antico Oriente. Esse, inoltre, sono conosciute anche nella cultura secolarizzata, non più legata a una visione trascendente della vita.
C’è tanta gente che continua a donare soldi per i poveri, per le emergenze nazionali, per i terremotati, per la fame, per le inondazioni e quant’altro, attraverso le sollecitazioni e i programmi dei mezzi di informazione.
Così ci sono molte persone che si impongono dei digiuni, dei regimi alimentari seri per dimagrire, per mantenere una forma fisica invidiabile, per la salute del corpo, per compiere meglio il loro lavoro, come gli attori o le fotomodelle.
Ci sono anche quelli che praticano molte ore di preghiera comunitaria o personale, con varie forme e vari stili, nel silenzio e nella contemplazione del creato, in luoghi solitari o pubblici.
Tutte queste “buone pratiche” anche se non hanno un orientamento esplicito a Dio, possono essere comunque un’occasione di una esperienza umana sincera e naturale. Ma quali orientamenti e insegnamenti vengono dati a noi da Gesù per un’attuazione evangelica di queste forme di pietà?
 
         Gesù – nel Vangelo di oggi – ci invita a orientare il nostro cuore a Dio, compiendo ogni nostra azione per Lui, per amore Suo, come dei figli che desiderano entrare in comunione d’amore con il Padre; ecco perché ci ammonisce dal pericolo (sempre latente in tutti) di voler apparire: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro» (Mt 6,1).
         Viviamo in un mondo dove l’apparire sembra valere più dell’essere, per cui ci si affanna a curare l’immagine, a curare la forma. L’invito è quindi a liberarci della voglia di essere visti, di essere applauditi e lodati dalla gente, dovremmo desiderare solo la benevolenza e la benedizione del Signore, dato che per ben tre volte Gesù ci ripete: «E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,4b; 6b; 18b).
 
         L’elemosina, la preghiera e il digiuno vengono proposti da Gesù come un cammino di conversione ed essi portano a un rinnovamento solo se compiuti con sincerità, senza ipocrisia e senza ricerca di visibilità e di approvazione.
         L’elemosina indica la gratuità, ci ricorda che i beni sono di Dio, che la ricchezza va condivisa, specialmente con chi è povero. La preghiera deve esprimete la ricerca sincera di Dio e della sua volontà. Il digiuno è segno della piena disponibilità al Signore e alla Sua Parola. Astenersi dal cibo è dichiarare a noi stessi qual è l’unica cosa necessaria; la sazietà, altrimenti, rischia di renderci insensibili agli appelli di Dio e alle necessità dei fratelli. Il distacco dal cibo ci aiuta a prendere le distanze dalle cose futili e vane e a ricercare l’essenziale, a recuperare la dimensione di comunione e di condivisione della vita.
 
         Queste tre pratiche che sostengono il cammino della conversione al Signore non possono essere separate tra loro, esse si intrecciano e si completano a vicenda. Con questo spirito vi invito a condividere le proposte che vengono dalla diocesi, attraverso l’Ufficio Missionario, chiamate “progetti solidali 2017”, che si possono trovare nel sito web. Esse sono delle richieste di aiuto – generalmente mirate e non continuative – che ci arrivano dai nostri missionari. Vi si può contribuire con l’iniziativa quaresimale “Un pane per amor di Dio” e con tutte le altre forme di intervento che solo la fantasia e la creatività dell’amore sa suggerire.
         A questo proposito, vorrei rivolgervi un invito forte e pressante a favore delle popolazioni del Sud Sudan, in Africa, che si trova in una nuova e terribile emergenza: la fame. Centomila persone stanno rischiando di morire di fame in questa regione e – se non si interviene subito – la situazione rischia di diventare ancora più grave e drammatica.
 
         Signore, tu ci chiedi di rinnovarci nel profondo del cuore e ci inviti a percorrere con fiducia e impegno il cammino della Quaresima. Ci inviti a vivere la solidarietà verso i poveri, a compiere gesti di riconciliazione e di misericordia. Ci proponi di ritrovare – attraverso la preghiera – un rapporto autentico con te, costruito sull’ascolto e sull’adorazione. Ci offri la possibilità – attraverso la pratica del digiuno – di avvertire quella fame e quella sete di giustizia e di pace di cui ha tanto bisogno il nostro mondo.
         Signore, tu ci sproni ad affrontare l’itinerario spirituale della Quaresima – segno sacramentale della nostra conversione – con audacia e con gioia, perché è un percorso di liberazione che ci conduce a sperimentare la forza e la bellezza della Pasqua. Amen. 

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza