OMELIA NELLA VEGLIA PER LA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA(Cattedrale di Vicenza, 1 febbraio 2014)


Carissime consacrate e carissimi consacrati,


rivolgo a tutti voi un saluto cordiale e affettuoso, che estendo con gioia ai fedeli che partecipano a questa Eucaristia, ai sacerdoti e ai diaconi e agli ascoltatori di Radio Oreb. Un pensiero grato e riconoscente va a mons. Giuseppe Bonato, delegato vescovile per la Vita consacrata.


L’odierna festa della Presentazione al Tempio di Gesù, a quaranta giorni dalla sua nascita, pone davanti ai nostri occhi un momento particolare della vita della S. Famiglia: secondo la legge mosaica il piccolo Gesù viene portato da Maria e Giuseppe al Tempio di Gerusalemme per essere offerto al Signore (Lc 2,22). Simeone e Anna, ispirati da Dio, riconoscono in quel Bambino il Messia tanto atteso.


La suggestiva processione dei ceri, all’inizio della nostra celebrazione, ci ha fatto rivivere il maestoso ingresso, come recita il salmo responsoriale, di ‘Colui che è il re della gloria‘ (sal 24 (23),7). Ma chi è questo ‘re della gloria‘, che entra nel Tempio? E’ un bambino; è il bambino Gesù, tra le braccia di sua madre, la Vergine Maria.


Nella prima lettura la liturgia parla dell’oracolo del profeta Malachia, che annuncia: ‘Subito entrerà nel suo tempio il Signore‘ (3,1). Queste parole comunicano tutta l’intensità del desiderio, che ha animato l’attesa da parte del popolo ebreo nel corso dei secoli. Il significato di questo gesto acquista una prospettiva più ampia nel brano della Lettera agli Ebrei, proclamato nella seconda lettura. Ci viene presentato Cristo, il mediatore che unisce Dio e l’uomo, abolendo le distanze, eliminando ogni divisione e abbattendo ogni muro di separazione. Cristo viene come nuovo ‘sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio allo scopo di espiare i peccati del popolo‘ (Eb 2,17). Il bambino Gesù, con il suo ingresso nel Tempio di Gerusalemme, inizia a camminare nella via dell’obbedienza al Padre, che percorrerà fino in fondo.


Cari fratelli e sorelle, in questa festa della Presentazione del Signore la Chiesa celebra la Giornata della Vita consacrata. E’ per tutti una provvidenziale occasione per lodare Dio e per ringraziarlo del dono inestimabile che la vita consacrata, nelle sue differenti forme, rappresenta. Come la vita di Gesù, nella sua obbedienza e dedizione al Padre, è parabola vivente del ‘Dio con noi’, così la concreta dedizione delle persone consacrate a Dio e ai fratelli diventa segno eloquente della presenza del Regno di Dio per il mondo di oggi.


Obbedienza e dedizione sono due dimensioni fondamentali e costitutive della vita consacrata. L’obbedienza intesa come ascolto della volontà di Dio, in un contesto di comunione reale e profonda tra tutti i membri della Chiesa, accettando poi che essa passi anche attraverso le mediazioni umane. L’obbedienza sincera e abbandonata alla volontà del Signore che ci rende liberi e ci apre ad una dedizione piena ai fratelli. Ma per raggiungere questa forma elevata di obbedienza e di dedizione, bisogna passare attraverso una purificazione delle motivazioni. Anzitutto, ogni compito di autorità nella Chiesa deve essere esercitato in spirito di servizio, come ha ricordato Papa Francesco ricevendo l’assemblea plenaria dell’Unione internazionale dei superiori generali: ‘Non dobbiamo dimenticare che il vero potere, a qualunque livello, è il servizio, che ha il suo vertice luminoso sulla croce‘. Per l’uomo spesso l’autorità è sinonimo di possesso, di dominio, di successo; per Dio, invece, è sempre sinonimo di servizio di umiltà e di amore. Dall’altra parte, il religioso o la religiosa rischia di considerare la consacrazione al Signore in modo individualistico, come un mezzo per l’autorealizzazione e quindi corre il pericolo di decidere da sé quale debba essere il suo compito e il suo posto nella comunità e nella Chiesa.


Dall’autorità intesa come dominio e dalla consacrazione intesa come autorealizzazione si rischia di finire in uno scadimento della testimonianza evangelica, sia a livello personale che comunitario. E’, quindi, necessario purificare le intenzioni e le motivazioni dell’obbedienza e della dedizione alla luce del mistero pasquale di Cristo, come dice la Lettera agli Ebrei: ‘Nei giorni della sua vita terrena, Gesù offrì preghiere e suppliche a colui che poteva liberarlo da morte. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono‘ (5,7-9).


Carissime consacrate e carissimi consacrati, il vostro modo di operare e di agire diventi capace di manifestare, senza attenuazioni, la piena appartenenza e obbedienza all’unico Signore. La consegna della vostra vita nelle mani di Cristo e della Chiesa diventi un segno forte e chiaro della presenza di Dio in mezzo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Anche a nome della Chiesa vicentina, desidero ringraziarvi per la bella testimonianza di fede e di servizio che le offrite nei diversi ambiti in cui operate: le scuole, gli ospedali, le case di accoglienza per persone in difficoltà, nella pastorale parrocchiale, nel mondo delle comunicazioni, nella pastorale missionaria.


Vi ringrazio anche per l’impegno corresponsabile vissuto insieme ai sacerdoti diocesani e teso a generare alla vita di fede i piccoli e i ragazzi e a rigenerare alla fede tanti fratelli e sorelle adulti, che hanno abbandonato la pratica religiosa. Insieme con voi, desidero anche gioire per la decisione di Papa Francesco di dedicare l’intero anno 2015 alla Vita consacrata. Si tratta di un’iniziativa pensata, nel contesto dei 50 anni del Concilio Vaticano II, a partire dal 50° della pubblicazione del decreto ‘Perfectae caritatis‘ avvenuta il 28 ottobre 1965. Sia, questo Anno, un’occasione importante per ‘evangelizzare’ la propria vocazione e per testimoniare la bellezza della ‘sequela Christi’ nelle molteplici forme in cui si esprime la vostra vita comunitaria e personale.


I consacrati raccolgono il testimone lasciato dai loro rispettivi fondatori e fondatrici. Spinti anche da Papa Francesco, in questo Anno, essi ‘sveglino il mondo’ con la loro testimonianza profetica, particolarmente con la loro presenza nelle periferie esistenziali della povertà e del pensiero.


Cari fratelli e sorelle, come ceri accesi impegniamoci a irradiare sempre e in ogni luogo l’amore di Cristo, luce del mondo.


Maria santissima, la Donna consacrata, vi aiuti a vivere in pienezza questa vostra speciale vocazione e missione nella Chiesa per la salvezza del mondo. Amen.


Beniamino Pizziol


Vescovo di Vicenza