LITURGIA FUNEBRE PER DON ANTONIO VISONA'(Chiesa arcipretale di Cornedo Vicentino, martedì 4 febbraio 2014)


Don Antonio Visonà ci ha lasciati silenziosamente, venerdì scorso verso sera. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1947, 67 anni fa, per l’imposizione delle mani del vescovo mons. Carlo Zinato, esercitò il suo ministero nelle Parrocchie di Pozzoleone, S. Maria in Marostica, Rosà e nella Casa di riposo di Cornedo Vicentino. Ora don Antonio riposa nella pace.


Abbiamo ascoltato la Parola del Signore. Nella prima lettura l’apostolo Paolo ci ha assicurato che ‘se siamo morti con Cristo, noi vivremo anche con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui‘ (Rm 6,8-9). E’ la concezione cristiana della morte. La cultura di oggi, che tutti respiriamo, tende a nascondere la morte, escludendola dai luoghi delle vicende quotidiane.


Il Concilio Vaticano II afferma che l’uomo moderno non solo si affligge al pensiero dell’avvicinarsi del dolore e della dissoluzione del corpo, ma anche, ed anzi più ancora, per il timore che tutto finisca per sempre. Eppure, il germe dell’eternità, che l’uomo porta in sé, insorge contro la morte.


Per il cristiano la morte appartiene alla vita, è il momento supremo del vivere. La morte di Gesù non è stata la fine, bensì il punto di arrivo della sua obbedienza e del suo amore, la consegna di sé al Padre per amore degli uomini. Proprio per questo la morte di Gesù non è stata una fine, ma un passaggio al Padre. Una pasqua, siamo soliti dire, dato che Pasqua significa appunto passaggio.


Dio ci chiama tutti alla vita: dal giorno in cui Cristo ha vinto la morte, anche noi parteciperemo alla stessa sorte di Cristo: ‘per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova‘ (Rm 6,4-5).


Il vangelo di Matteo (25,31-40) ci indica alcuni gesti costitutivi della nostra vita quotidiana: dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, accogliere gli stranieri, assistere gli ammalati. Ciò vale per ogni uomo che vive sulla terra. Dio ci ha voluto creare in solidarietà e questo tempo che viviamo ci prepara alla manifestazione piena di Dio in noi. Ciascuno è chiamato ad assumere, verso ogni fratello e sorella, quella carità da cui si decide il nostro destino eterno.


Don Antonio aveva letto tante volte questa pagina evangelica e ha cercato, per quanto umanamente possibile, di attuarla in gesti concreti. Nel suo testamento così motiva la donazione di una sua proprietà a favore delle missioni del Terzo Mondo: ‘ho preso questa decisione ascoltando la coscienza, che mi chiede di dare ai poveri la possibilità di una crescita redentrice, dignitosa e più giusta. Sono già troppi i bisognosi, nel terzo mondo, che soccombono alle ingiustizie e alle crudeltà‘. Queste parole risuonano nel mio cuore, in tutta la loro verità e gravità. Ho potuto constatare personalmente, nella mia visita pastorale alle due parrocchie della Diocesi di Maroua ‘ Mokolo, in Camerun, rette da quattro sacerdoti ‘fidei donum’ del nostro presbiterio, le profonde ingiustizie sociali, economiche, culturali in cui versano tante famiglie e tantissimi bambini. E così conclude, don Antonio, il suo testamento spirituale: ‘Non mi resta che fare un richiamo all’ultima verità della fede: ciò che si dona ai poveri è un prestito fatto a Dio, che ci sarà ampiamente restituito‘. Egli ha cercato di percorrere questa strada.


S. Giovanni, nella sua prima lettera, ci avverte: ‘Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli‘ (3,14). Il cero pasquale, che arde accanto alla bara, è simbolo di Cristo risorto, ma è anche il segno che illumina la morte cristiana: Gesù morto e risorto fa luce sul nostro passaggio dalla vita mortale alla vita eterna, alla vita che è propria di Dio. La Chiesa onora con l’acqua, segno del Battesimo, e profuma con l’incenso i corpi dei suoi figli morti, perché crede che, un giorno, anche i nostri corpi risorgeranno.


Affidiamo don Antonio nelle mani misericordiose di Dio. Lo affidiamo a Gesù, il crocifisso per amore, dal Padre risuscitato; lo affidiamo alla S. Madre di Gesù, colei che non abbandona mai i suoi figli per tutti i giorni della loro vita; lo affidiamo ai santi e beati della nostra Chiesa. E tutti insieme invochiamo dal Signore la grazia di numerose e sante vocazioni al Sacerdozio, alla Vita consacrata e al sacramento del Matrimonio. Amen.


Beniamino Pizziol


Vescovo di Vicenza