SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE(Vicenza, chiesa cattedrale, 8 dicembre 2016)

         Carissimi fratelli e sorelle,
         consacrati e consacrate,
         canonici, sacerdoti e diaconi,
         amici ascoltatori di Radio Oreb,
 
         nel cammino dell’Avvento, la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria ci invita a porre l’attenzione della mente e del cuore verso questa singolare figura di donna che Dio stesso ha scelto «prima della creazione del mondo per essere santa e immacolata», come abbiamo letto nel brano della Lettera di Paolo ai cristiani di Efeso.
 
         Desidero ricordare alcuni passaggi della storia di questa festa. L’8 dicembre 1854 Pio IX – nella pienezza delle sue attribuzioni e in un momento assai tormentato del suo ministero pontificio, mentre si stava formando l’unità del nostro Paese – proclamò solennemente una verità di fede professata dal popolo di Dio sin dal V secolo.
         La definizione ex cathedra in San Pietro, dinanzi a numerosi vescovi e al tripudiante popolo di fedeli, afferma che la Vergine Maria sin dal suo concepimento, fu preservata – per singolare privilegio – dal peccato originale, in previsione dei meriti e della grazia divina abbondantemente riversata su di Lei già nell’annuncio del mistero dell’Incarnazione.
 
         E ora, per comprendere in profondità la figura di Maria, la Madre di Gesù, leggiamo – quasi in modo speculare – il brano della Genesi che ci è stato proposto come Prima Lettura, e il brano del Vangelo di Luca che ci presenta il racconto dell’Annunciazione.
 
         Nel brano della Genesi è descritto il dramma più grave della storia dell’Umanità: la disobbedienza di Adamo ed Eva nei confronti di Dio. Mentre all’inizio il rapporto con Dio era di fiducia, di gioia, ora diventa un rapporto di paura: l’Uomo si nasconde e prova vergogna. Alla voce di Dio che lo interpella – “dove sei?” – Adamo risponde attribuendo la colpa a Eva, mentre Eva dà la colpa al serpente.  Di fronte a questa disobbedienza ci si attenderebbe una condanna a morte, in base a quanto era stato detto da Dio in precedenza: «Nel giorno in cui tu mangerai dell’albero della conoscenza del bene e del male, certamente dovrai morire» (Gen 2,7). Al contrario Dio prospetta un cammino di purificazione in vista di una promessa di salvezza: «Io porrò inimicizia fra te (serpente) e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe» (Gen 3,15). Possiamo constatare che Dio si manifesta – sin dagli inizi della storia della famiglia umana – come il “misericordioso”, un Dio ricco di misericordia.
 
         Eva, insieme ad Adamo – come del resto tutti noi uomini e donne – intendevano fare da sé, decidere da soli, rifiutando quel limite che è invece la prima grazia di Dio: il limite di essere sue creature. La consapevolezza del nostro limite ci porta a superare l’insidia dell’egoismo, della sopraffazione, della prepotenza. È importante riconoscere il limite della nostra fragilità fisica e spirituale, il limite della nostra esistenza nel Tempo e nella Storia.
Nella narrazione della Genesi – circa il rifiuto di Adamo ed Eva del progetto di Dio sull’Umanità – possiamo scorgere già alcuni tratti anche del modo di pensare e di agire di tanti uomini e donne del nostro tempo.
Noi siamo come inebriati dai risultati raggiunti dalla Scienza e dalla Tecnica, ma siamo anche frastornati e spesso confusi. Ci sentiamo ormai padroni assoluti non solo dell’“albero della conoscenza del bene e del male” ma anche dell’“albero della vita”.
 
         Al contrario, l’Evangelista Luca nel racconto evangelico dell’Annunciazione ci presenta una giovane donna di nome Maria, come modello ed esempio di un modo nuovo di essere nella relazione con Dio e con i fratelli. Maria si lascia condurre per mano da Dio fino al punto di affidarsi totalmente a Lui: «avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,37). Maria sa stare davanti a Dio in umiltà e semplicità, non rifugge da Lui come Adamo ed Eva, ma si lascia illuminare e rasserenare da Dio.
         Il racconto dell’Annunciazione si svolge nel silenzio, in un luogo lontano dai centri importanti della società. In quieto silenzio si rivela più fecondo del frenetico agitarsi che caratterizza le nostre città, come la Gerusalemme di allora. Quell’attivismo che ci rende incapaci di sostare nel raccoglimento, di stare in serenità con noi stessi, di ascoltare in silenzio quello che il Signore vuole dirci. La voce di Dio non si percepisce nel frastuono e nell’agitazione.
 
         Nel racconto lucano Maria era nel silenzio, totalmente aperta all’ascolto di Dio, in lei non c’era ostacolo, nulla che la separasse da Dio, era la “piena di grazia”, avvolta, colmata, trasformata dall’amore di Dio. L’atteggiamento di Maria, la Madre di Gesù, ci manifesta il primato di Dio nella sua vita, nella nostra vita, nella storia della famiglia umana. La salvezza del mondo non è opera dell’uomo, della Scienza, della Tecnica, delle ideologie, ma viene dalla grazia e dalla misericordia di Dio. La potenza del Suo amore è più forte del male e può colmare i vuoti che l’egoismo provoca nella storia delle persone, delle famiglie, delle nazioni, del mondo.
 
         In questo Avvento, Maria Immacolata, ci insegni ad ascoltare la voce di Dio che parla nel silenzio; ad accogliere la sua grazia che ci libera dal peccato e da ogni egoismo, per gustare così la vera gioia.
 
O Vergine Immacolata,
in questo giorno vogliamo affidarti
i nostri fratelli e le nostre sorelle gravemente ammalati,
i ragazzi e i giovani che non trovano un senso alla loro vita,
quanti subiscono le conseguenze di pesanti situazioni familiari.
Veglia su di loro e fa’ che possano sentire
– nell’affetto e nell’aiuto di chi gli sta accanto –
il calore dell’amore di Dio.
Ti affidiamo, o Maria,
gli anziani soli,
i bambini della nostra città,
gli immigrati che fuggono dai loro paesi
martoriati dalla guerra, dalla violenza e dalla fame.
Ti affidiamo i nuclei familiari che stentano a far quadrare il bilancio,
i giovani che non trovano impiego
e tutti coloro che hanno perso il posto di lavoro;
per la tua intercessione affidiamo al Signore della vita
coloro che sono morti sul lavoro
anche in questi giorni, nel nostro territorio.
Maria Immacolata,
insegnaci a essere solidali con chi è in difficoltà,
aiutaci a coltivare un più vivo senso del bene comune,
illumina i nostri governanti
perché sappiano costruire una società più giusta, più solidale e più serena.
Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra prega per noi.
Amen!

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza