LITURGIA FUNEBRE PER DON LUIGI SCALZOTTO(chiesa parrocchiale di San Giuseppe di Cassola, 3 dicembre 2016)

         Gli ultimi quaranta giorni di vita di don Luigi sono stati per lui, per i suoi familiari e per tutti noi un tempo di prova, di sofferenza e di speranza. Lo abbiamo accompagnato nella preghiera e alcuni di noi hanno avuto la grazia di visitarlo, di stargli vicino, di sostenerlo nel suo cammino pasquale verso l’incontro definitivo con il Signore della vita.
 
         Don Luigi Scalzotto fu ordinato sacerdote dal vescovo Carlo Zinato, il 27 giugno 1965, e quindi assegnato come vicario cooperatore nella parrocchia di Magrè. Nel 1971-1972 fece l’anno di formazione pradosiana a Lione, nella condivisione di una vita povera con i poveri. Al ritorno partecipò alla fondazione della comunità (di via Vigolo) dei preti dediti alla pastorale del lavoro, dell’animazione missionaria dei laici e delle famiglie impegnati nell’ambito lavorativo. Si dedicò alla pastorale del lavoro per 14 anni e nello stesso tempo fu insegnante presso la Scuola professionale Lampertico e nella pastorale dei giovani lavoratori, soprattutto la GIOC.
Nel 1986 fu nominato parroco di Castegnero e poi parroco in solido nella parrocchia della Santissima Trinità di Bassano del Grappa e dal 2004 parroco di San Giuseppe di Cassola. Dopo la rinuncia all’ufficio di parroco divenne collaboratore nell’Unità Pastorale di Albettone, Campiglia, Orgiano e Sossano.
 
         A questo riguardo, scrive un suo amico prete: «Accettò con fiduciosa obbedienza e il faticoso distacco si trasformò per lui in una duplice grazia: di spogliazione dalla sicurezza del ruolo di parroco e della possibilità di riscoprire, a casa sua e nella Unità Pastorale, possibilità nuove, nella libertà e nella gratuità, di relazioni umane semplici e belle e di comunione profonda del Vangelo e della vita».
 
         Visse il tempo dell’ospedale con serenità e abbandono al Signore. Considerando questi tratti scarni ed essenziali della sua vita e del suo ministero, possiamo comprendere bene le parole di Gesù che abbiamo ascoltato dal Vangelo secondo Giovanni: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde, e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,24-25).
         L’immagine del chicco di grano serve a Gesù per trasmetterci un sublime insegnamento che getta luce, prima di tutto, sulla sua vicenda personale e anche su quella dei suoi discepoli. Gesù è pienamente cosciente che la sua morte non costituisce affatto una sconfitta, anzi, sarà come il chicco di grano che ha dentro di sé delle energie capaci di liberarsi e produrre un frutto abbondante.
         Il chicco sotterrato viene privato della luce e dell’aria, esso rinuncia a qualcosa della propria identità. Gesù, come il chicco, per dare la vita e la salvezza a ciascuno di noi, ha rinunciato alla sua natura divina, come dice Paolo nella Lettera ai Filippesi (Fil 2,6-7). Gesù, come il chicco di grano, è caduto in terra nella Sua Incarnazione, è stato sepolto nella Passione e Morte, e ha portato copioso frutto nella Risurrezione. Da questo chicco di grano è spuntato un grande albero che ha diffuso radici in tutto il mondo. Il discepolo che vuole seguire Gesù deve fare come il chicco di grano, deve morire a se stesso, distaccarsi da se stesso. Non si può seguire Cristo portandosi dietro il peso del proprio “io”. Chi considera la sua vita come esclusiva proprietà, è come un seme chiuso in se stesso, senza prospettiva di vita. Chi invece “odia la sua vita” – un’espressione semitica molto incisiva per indicare la rinuncia a realizzare unicamente se stessi – sposta invece l’asse del significato di una esistenza vissuta nella donazione al prossimo.
 
         Don Luigi ha impegnato la sua vita e ha svolto il suo ministero in questo orizzonte di senso. È stato un sacerdote buono, semplice e mite, ancorato alla concretezza della vita, un discepolo del Vangelo, innamorato del vissuto della gente.
 
         La lettura tratta dalla Seconda Lettera di Paolo ai Corinzi ci ripropone la riflessione sul senso della nostra fede e della nostra speranza di cristiani: «Siamo convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi» (2Cor 4,14). Questa fiduciosa certezza viene comunicata a tutti i credenti: anche se “l’uomo esteriore”, ossia l’uomo fragile, provvisorio, si va inevitabilmente disfacendo, quello “interiore”, ossia l’uomo salvato da Cristo, l’uomo credente, destinato a partecipare alla risurrezione di Cristo, può rinnovarsi di giorno in giorno. Occorre però fissare lo sguardo e la mente non sulle “cose visibili”, effimere e caduche, ma orientarlo verso quelle “invisibili”, stabili ed eterne. La progressiva assimilazione a Cristo, infatti, ci fa sperare di ricevere «un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna nei cieli» (2Cor 5,1).
 
         Nelle due visite che ho fatto a don Luigi in ospedale ho avvertito che si stava realizzando in lui questo dinamismo spirituale, il suo corpo visibile mostrava i segni della fragilità e della sofferenza, ma il suo spirito cresceva nell’abbandono fiducioso nel Signore e così è diventato una preziosa testimonianza per tutte le persone che gli sono state vicine nel suo sofferto e faticoso passaggio dalla vita terrena alla vita piena e definitiva in Dio. Per questo mi sento di fare mie le parole di un confratello sacerdote: «Grazie, don Luigi, siamo in tanti a salutarti e siamo riconoscenti per quello che hai fatto e per quello che sei stato per noi e tra di noi: una persona di squisita umanità, un fratello maggiore forgiato alla scuola del Vangelo, un amico prete incarnato nella vita della gente».
 
         Ora è giunto il momento di congedarci da don Luigi, consegnando il suo corpo alla sepoltura, nella ferma speranza che risorgerà alla fine dei tempi.
Lo affidiamo all’intercessione della nostra Madonna di Monte Berico, dei Santi e dei Beati della nostra Chiesa perché gli vengano incontro e lo conducano a Dio, Padre Buono e Misericordioso.
Insieme a don Luigi, invochiamo dal Signore la grazia di sante vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Sacerdotale.
Il Signore accolga nella sua pace questo servitore buono e fedele. Amen!

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza