Omelia nella celebrazione Eucaristica con il rito Esequiale di don LINO MENEGUZZO Chiesa parrocchiale di Priabona, 28 ottobre 2024

Omelia nella celebrazione Eucaristica con il rito Esequiale di

don Lino Meneguzzo

Chiesa parrocchiale di Priabona, 28 ottobre 2024

Letture: Ef 2,19-22; Sal 18; Lc 6,12-19

Per il saluto cristiano al nostro fratello don Lino ho scelto le letture degli apostoli Simone e Giuda che la Chiesa ci invita a celebrare nella festa odierna. Questo perché don Lino è stato un discepolo di Gesù e tra i discepoli è stato scelto per diventare partecipe del ministero degli apostoli. Tutti i presbiteri, infatti, con l’ordinazione sacerdotale ricevono un dono dello Spirito Santo che li costituisce annunciatori del Vangelo in tutto il mondo e li abilita a celebrare i divini misteri al cui vertice sta l’Eucaristia.

Nel brano evangelico di Luca, ci è stato narrato il momento nel quale Gesù ha scelto i dodici, ai quali diede il nome di apostoli.

Innanzitutto colpisce che Gesù passò tutta la notte in preghiera. Nel vangelo di Luca, Gesù prega intensamente prima di compiere scelte importanti come quando deve individuare gli apostoli o quando si trova Lui stesso a vivere situazioni esistenziali decisive: ricordiamo tutti la sua preghiera nell’orto degli ulivi all’inizio della sua passione.

Anche la chiamata di don Lino ad essere prete è frutto della preghiera di Gesù. Non tanto o solo del Gesù che ha attraversato la Palestina, bensì di Gesù risorto che compiuta la sua pasqua una volta per tutte ora vive per sempre e intercede/prega presso il Padre a favore di quanti si avvicinano a Dio (cf Eb, 725).

E la chiamata di don Lino ad essere pastore si è innestata nell’essere discepolo di Gesù. Con il battesimo ricevuto da piccolo nella sua famiglia, don Lino era già divenuto pienamente partecipe della vita divina. Figlio spirituale di don Alessandro Baccega, don Lino, con i tratti della sua umanità – rispettoso, umile, modesto nel suo porsi, sereno e pacifico – è stato coinvolto nella missione apostolica con l’ordinazione presbiterale avvenuta il 23 dicembre 1971 qui a Priabona per le mani del vescovo Onisto (la sua prima ordinazione presbiterale in diocesi). Don Lino è entrato nel presbiterio diocesano per vivere il ministero apostolico nella forma voluta da Gesù, in una comunione e condivisione con gli altri preti e con il vescovo.

La predicazione di don Lino è stata certamente arricchita dagli studi compiuti a Roma dove ha conseguito il dottorato in teologia dogmatica, senza farne motivo di orgoglio o di superiorità sugli altri. Portato più ai servizi pratici e ai lavori manuali, non ha disdegnato anche essere insegnante (ricordato con molto affetto soprattutto dagli alunni delle Medie del Seminario) e di teologia nelle Scuole di Formazione teologica.

Si è sempre reso disponibile ai vari sevizi pastorali parrocchiali: parroco nelle parrocchie di questo territorio che ben conosceva: Montepulgo, Priabona e Monte di Malo, aderendo al processo di rinnovamento ecclesiale con la creazione dell’unità pastorale. Come qualcuno ha sottolineato: egli ha promosso l’unità tra le diverse frazioni e il paese. Un uomo di comunione, dunque. Da vero operatore di pace, cercava di smussare i conflitti e di mantenere buoni rapporti con tutti.

Uno dei due apostoli che oggi festeggiamo si chiamava Giuda chiamato anche Taddeo, figlio di Giacomo. È lui che nell’ultima Cena interrogò il Signore sulla sua manifestazione ed egli gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,21). Come ha sottolineato l’apostolo Paolo: con Cristo, pietra d’angolo, la vita della chiesa e dei singoli credenti è una «costruzione [che] cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito».

Mi permetto qui di indicare il grande amore per la preghiera che ebbe don Lino. Egli è stato aiutato dalla comunità della Pia Unione “Stella Alpina” che quotidianamente si incontra per momenti prolungati di preghiera e che in questo modo lo ha anche sostenuto. Per la sua sobrietà e essenzialità, le celebrazioni da lui presiedute, erano bene accolte da molte persone. Ha celebrato l’Eucaristia ogni giorno fino al recente aggravarsi della malattia. Ha trovato nel Corpo santo del Signore il nutrimento per la sua esistenza.

Ed è stato un nutrimento che lo ha condotto a sostenere con dedizione l’opera caritativa della Pia Unione: l’aiuto concreto alle famiglie in difficoltà per garantire a tutti quanto è sancito nel primo articolo della Costituzione italiana (l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro). Questo era un diritto negato al mondo femminile. La Pia Unione si è fatta carico fino a poco tempo fa di assicurare una possibilità di lavoro retribuito a donne e ragazze. Un vero esercizio di carità evangelica.

Don Lino ha partecipato pienamente fino alla fine alle finalità caritative della “Stella Alpina”. E le consacrate con le quali ha condiviso la sua esistenza lo hanno accompagnato e sostenuto nella malattia, che don Lino ha affrontato serenamente, fino alla fine.

Maria, alla quale sotto la croce è stato affidato il “discepolo amato”, accompagni questo servo umile e fedele, definitivamente alla dimora eterna nella compagnia degli angeli e dei santi apostoli Simone e Giuda.

+ Vescovo Giuliano