OMELIA nella celebrazione Eucaristica con le ESEQUIE del diacono GIULIANO REBUSTI Duomo di Cologna Veneta, 18 gennaio 2025

OMELIA nella celebrazione Eucaristica con le ESEQUIE del diacono GIULIANO REBUSTI

Duomo di Cologna Veneta, 18 gennaio 2025

Letture: 2 Tim 4.1-8; Sal 26; Mt 5, 1-12a

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci può offrire qualche raggio di luce in questo momento di oscurità e di dolore per la morte di Giuliano. Del resto la Parola di Dio ha accompagnato la sua vita di uomo credente, di sposo e di diacono.

La testimonianza dell’apostolo Paolo e la “nuova legge” offerta da Gesù sul monte delle beatitudini ci guidano a scorgere come Giuliano abbia vissuto la sua umanità lasciandosi plasmare dalla misericordia di Dio e dalla carità.

Quando l’apostolo Paolo scrive a Timoteo, si trova in prigionia e immagina di essere liberato. Dice di sé tre raggi luminosi che negli ultimi giorni della sua vita Giuliano avvertiva per sé. Sentiva avvicinarsi il momento nel quale avrebbe dovuto lasciare la moglie e i figli, le persone care e questo gli pesava, ma ha voluto chiedere l’unzione degli infermi per affrontare questa ultima battaglia con coraggio. Direi con quello stesso coraggio che l’ha accompagnato nella vita aderendo alla Parola di Dio.

Il primo raggio di luce. Con l’apostolo anche Giuliano avvertiva: sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Una vita pensata non come una ricerca di se stesso ma come offerta: offerta a Dio e ai fratelli. Offerta e dono lo è stato il matrimonio con Silvana, offerta e dono l’accoglienza di Claudia, Michela e Massimiliano, i tre figli; offerta e dono il suo dedicarsi con grande carità alle persone in condizione di fragilità come operatore sociosanitario; offerta e dono nel diaconato a servizio della parrocchia e dell’assistenza spirituale in casa di riposo.

Il secondo raggio di luce: Giuliano poteva dire negli ultimi giorni: ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Sì la battaglia della vita, come quella che ciascuno di noi deve affrontare quotidianamente. Giuliano non si è tirato indietro fino alla fine quando desiderava rientrare a casa dall’ospedale per restare in famiglia. Come mi ha attestato la comunità diaconale, Giuliano e Silvana “sono una coppia ben affiatata e si vedeva chiaramente nei nostri incontri l’amore profondo che c’è fra di loro”. Ma c’è quella sottolineatura: ho conservato la fede. La fede nel Signore Gesù morto e risorto che Giuliano ha maturato anche con l’aiuto del movimento “Cursillos de cristianidad”. Una fede molto concreta che la grazia del battesimo permette di realizzare ogni giorno. Una fede approfondita nell’ulteriore chiamata che Giuliano ha accolto dal Signore nel diventare diacono. Prima nel discernimento e poi nell’appartenenza alla Comunità diaconale Giuliano ha aderito con convinzione ai momenti formativi e agli esercizi spirituali. La fede coltivata ogni giorno nella preghiera e nella carità.

Infine il terzo raggio di luce: Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Forse è l’aspetto più incomprensibile per molti. Per l’apostolo Paolo e per Giuliano questo atteggiamento di apertura al destino ultimo dell’uomo aperto dalla pasqua di Cristo non era per nulla estraneo. L’attesa, con amore, della manifestazione del Signore. Un’attesa che è piena di speranza. Essa è fondata su di una realtà molto concreta: la passione, morte e risurrezione di Gesù. È Lui che ha aperto la via della vita che non tramonta. Nella liturgia diciamo che “la vita non è tolta con la morte ma trasformata”. Come è avvenuto per Gesù. Una vita donata non è tolta ma trasformata. Nel movimento dei Cursillos c’è una parola strana “ultreya” ma è molto interessante perché era il grido dei pellegrini che si incoraggiavano nel cammino verso Santiago di Compostela. Ultreya è l’appello a non cadere nel cammino della vita, ma a contagiare gli altri della gioia di Cristo. È questa l’ultima parola che Giuliano ci consegna con la sua vita: attendere con fiducia la manifestazione di Cristo risorto che ti prende per mano e ti accompagna all’incontro con il Padre ricco di misericordia.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Cioè di coloro la cui vita in Dio non tramonta.

Il diacono Giuliano ha fatto delle beatitudini il proprio programma di vita. Sembrano indicazioni contradditorie e assurde rispetto alla mentalità del mondo. Ma chi ha incontrato Cristo scopre che la povertà, la mitezza, la pace… e perfino la sofferenza, sono il vero volto dell’uomo che non presume di salvarsi da se stesso. È il volto dell’uomo a immagine di Dio e solo in Dio trova pienezza e realizzazione. Perciò attende che sia Lui, il Signore a compiere la propria esistenza.

Per questo anche nella malattia Giuliano non si è perso d’animo, vivendo con dignità questo tempo difficile e affidandosi alla bontà del Signore che porta a compimento ciò che Lui stesso aveva iniziato in lui.

Maria, madre dell’unità e regina della pace, sia vicina a quanti soffrono per la morte di Giuliano. Lei serva del Signore ci apra alla luce luminosissima di suo Figlio.

vescovo Giuliano