OMELIA nella celebrazione Eucaristica con il Rito delle Esequie di don Bruno Pettenuzzo Dueville, 7 febbraio 2025

OMELIA nella celebrazione Eucaristica

con il Rito delle Esequie di don Bruno Pettenuzzo

Dueville, 7 febbraio 2025

Letture: Eb 13,1-8; Sal 26; Gv 19,17-18.25-39

Rendo grazie alla Santissima Trinità di essere stato battezzato nella Chiesa cattolica, di essere stato scelto, per pura grazia e senza mio merito, ad essere Sacerdote, e ringrazio pure i miei cari genitori, fratelli e sorelle per avermi accompagnato con tanto amore e sacrificio negli anni del Seminario. Così don Bruno ha lasciato scritto nel suo testamento. Noi oggi, qui riuniti, in rappresentanza di tutto il popolo di Dio, preti – consacrati e laici, ci uniamo ai profondi sentimenti di gratitudine di don Bruno e diciamo grazie al Padre per la vita e il ministero di questo nostro confratello. Questa gratitudine dona consolazione e luce in un momento di dolore per il distacco che siamo chiamati a vivere.

L’autore della lettera agli Ebrei ha invitato i cristiani a rimanere saldi nell’amore fraterno con l’ospitalità e la carità verso i carcerati e tutti maltrattati. L’amore di Dio, scoperto e accolto, spinge tutta l’esistenza verso il prossimo.

Un amore che ha due caratteristiche: è casto e povero. Chi accoglie l’amore di Dio impara giorno dopo giorno a purificare lo sguardo, i sentimenti, i gesti e le azioni per renderle sempre più trasparenza di quell’amore.

È anche un amore povero, nel senso che confida unicamente nella bontà e nella provvidenza di Dio: è questo che allontana dall’avarizia, dal bisogno di possedere per sé per donare l’intera esistenza con le proprie doti e accogliendo serenamente anche i propri limiti. Dio stesso ha detto: «Non ti lascerò e non ti abbandonerò».

Con i suoi tratti di umanità – solare, positiva, sorridente e gioviale, dal carattere mite e amabile – don Bruno ha accolto la chiamata del Signore a vivere la “carità pastorale” nel ministero di prete. Si è dedicato con generosità nelle parrocchie di Rosà, Stroppari, Povolaro, Dueville e Vivaro, nelle confessioni, nell’ascolto delle persone e pure nella gestione delle strutture: a Stroppari ha provveduto all’edificazione della nuova chiesa, qui a Dueville il restauro della Barchessa. Un prete che si è messo a servizio del popolo di Dio. Si è preso cura, come il buon Pastore, del gregge che gli veniva affidato. Mi è stato ricordato che dal suo ufficio in canonica, sorvegliava la piazza di Dueville e le persone, vedendolo alla finestra, si fermavano per salutarlo. Ricordava i nomi di tutti: dei ragazzi che aveva battezzato e delle vie dove abitavano. Ogni sera, prima di coricarsi, aveva l’abitudine di benedire il paese con una croce reliquiario che teneva nella sua camera. Desidero di essere sepolto nel cimitero di Dueville – ha lasciato scritto nel testamento – il pastore assieme al suo gregge attende fiducioso il giorno della Risurrezione! È la pasqua di Gesù il cuore della sua esistenza. Anche il servizio in cattedrale lo ha considerato un dono perché per lui era occasione di preghiera più intensa per la Chiesa. Egli conclude il testamento con una invocazione: In te confido, vieni Signore Gesù!

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ha ricondotti nel momento supremo della vita di Gesù, sul Golgota dove venne crocifisso tra due ladroni. Gesù, torturato e appeso alla croce non si ripiega chiudendosi nel suo dolore. Egli vive questa condizione drammatica donandosi. Si apre ad una duplice relazione.

Innanzitutto alla Madre alla quale consegna il discepolo amato e al discepolo amato al quale consegna sua Madre. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Don Bruno – da discepolo amato – è stato profondamente segnato dalla relazione con la Madre di Gesù, accogliendola tra le amicizie più care. Lo ricorda nel testamento: Devo alla devozione a Maria Santissima, alla quale mi sono consacrato fin dall’adolescenza, se ho perseverato nella vita sacerdotale; e aggiunge: ai molti sacerdoti che mi hanno accompagnato e alle tante e tante persone che mi hanno voluto bene. La relazione con Maria e la relazione con i confratelli e la gente sono state l’alimento della fedeltà alla chiamata del Signore. Non una volontà ferrea sostiene la stabilità di una risposta a Dio, bensì l’abitare relazioni donate dal Signore e accolte con cuore docile.

 San Giovanni ricorda che Gesù prima di morire, perché si compisse la Scrittura, disse Ho sete. Una richiesta su tre livelli. Quello della fattualità: Gesù sta morendo e ha sete. Quello della Scrittura che vede compiersi il salmo 62: Gesù morente riassume in sé la sofferenza e il destino di tutti i giusti perseguitati. Infine quello salvifico: Gesù chiede da bere ma sarà Lui a diventare sorgente di vita con il suo cuore ferito dal quale sgorga sangue ed acqua. Perciò lo stesso Gesù può dire Tutto è compiuto. Tutto è giunto al suo pieno compimento, alla sua realizzazione.

Noi crediamo che nel momento in cui ha consegnato il suo ultimo respiro anche la vita di don Bruno sia giunta al suo pieno compimento, con Gesù e come lo è stato per Lui. È il compimento di una vita donata nell’amore che attraversando la morte e la purificazione è destinata alla risurrezione. Don Bruno ha chiesto perdono al Signore e a coloro che in qualche modo ha offeso. Con questo suo atteggiamento di umiltà lo affidiamo alla misericordia del Padre.

Alle sorelle Ida e Gianna, alla signora Patrizia che si è presa cura di lui, ai nipoti e ai familiari tutti, esprimiamo la nostra vicinanza e preghiera.

vescovo Giuliano