“Aiutiamo i giovani a rimanere in Africa”

Intervista a monsignor Alfred Agyenta, vescovo ghanese in visita a Vicenza

 
Un incoraggiamento ai giovani africani a rimanere nel loro Paese e l’invito ai governanti a far di tutto per creare diverse condizioni socio-economiche che diano lavoro alla “brulicante gioventù disoccupata”. È il cuore del messaggio congiunto, diffuso nei giorni scorsi e riportato da Fides, della Conferenza episcopale del Ghana e del Christian council of Ghana. «Molti nostri giovani che partono cercano una vita migliore e si assumono il rischio di morire nei deserti del Nord Africa o nel Mediterraneo. È un fatto che ci rattrista e che ci interroga molto come Chiesa». A parlare è mons. Alfred Agyenta, Vescovo della Diocesi di Navrongo-Bolgatanga, situata nel nord del Paese, al confine con il Burkina-Faso. La Diocesi è stata eretta da Pio XII nel 1956. Il Vescovo Agyenta ha 56 anni, ed è figlio di genitori convertiti al cristianesimo da adulti. Segni, questi, di una Chiesa giovane che, come sottolinea l’Annuario statistico del Vaticano, in tutta l’Africa ha visto crescere i cattolici del 34%, passando dai 153 milioni del 2005 ai 203 milioni del 2013.
 
 
Com’è il rapporto con le altre confessioni cristiane?
«Nella mia Diocesi il rapporto è pacifico. Stiamo lavorando molto sul dialogo ecumenico, ma potremmo fare di più. E tocca alla Chiesa cattolica fare il primo passo».
 
E con i musulmani?
«Ho contatti continui con l’Imam delle nostre comunità e molte sono le iniziative in comune. L’impegno è quello di conoscerci reciprocamente. Temiamo un po’ le influenze esterne, le relazioni tra le comunità islamiche e i Paesi arabi che influenzano i rapporti tra noi. Da parte dell’Imam c’è grande attenzione ai radicalisti che vengono da fuori».
 
E nella popolazione i rapporti tra fedi diverse com’è?
«Nella stessa famiglia possono esserci cattolici e non cattolici o addirittura cristiani e musulmani. Per questi motivi dobbiamo lavorare insieme, la religione non può essere motivo di divisione».
 
Negli ultimi anni i Paesi africani stanno attirando investimenti stranieri. Vale anche per il Ghana?
«L’Africa è vista come un grande mercato. Anche in Ghana lavorano grandi aziende estere che si occupano di agricoltura, estrazione di minerali e di petrolio. Però non sempre la ricchezza che creano resta in Ghana, anzi, più spesso se ne va altrove. Per questo migliorare la vita della gente è una lotta».
 
Come è impegnata su questo fronte la Chiesa del Ghana?
«Seguiamo quattro direttrici: educazione, sanità, agricoltura, giustizia e pace».
 
Il Governo è attento alle vostre istanze?
«Veniamo sempre ascoltati, questo sì. Ma non sempre viene fatto quanto auspichiamo, anche se il dialogo è continuo».
 
Sul problema delle migrazioni, che aiuto vi aspettate?
«Una maggiore collaborazione tra le Chiese, soprattutto tra gli uffici della pastorale per i migranti. E una maggiore coesione tra gli Stati africani, sul modello dell’Unione europea.
Ma tutti i Governi sono chiamati a fare di più. Non capisco perché assistendo alle tragedie non si voglia reagire».
 
Come viene visto dall’Africa Papa Francesco? Un viaggio in Africa ancora non è stato annunciato, ma pare che si stia lavorando per questo.
«Lo scorso settembre, durante la visita ad limina dei Vescovi del Ghana, siamo rimasti molto colpiti dal suo modo di accoglierci, di stare vicino alla gente e di essere attento ai poveri. Nel suo cuore e nei suoi discorsi l’Africa c’è. Desidera venire e noi lo aspettiamo. Arriverà».

Andrea Frison
su La Voce dei Berici di questa settimana 

 

Articolo da La Voce dei Berici di questa settimana