Dal voto in Veneto la speranza di una nuova “primavera etica”

Le elezioni di domenica 25 maggio, opportunità di riflessione


Il voto di domenica, una opportunità di riflessione, oltre che un utile esercizio di partecipazione.

Mi pare di poter dire, occasione ed opportunità non sprecate.

Soprattutto a Nordest, nel Veneto.

Saranno gli analisti politici a cogliere e raccontare le sfumature, a chiarire le strategie. Qui, ancora a caldo, solo qualche pensiero per cogliere i primi significati: il rifiuto dell’astensionismo, il desiderio di essere protagonisti, la moderata volontà di cambiamento, l’impegno ad aprire le porte a giovani e donne decisi a metterci la faccia e a rigenerare la politica con volti nuovi, freschi, testimonianze generose, a recuperare insomma fiducia.

La nostra, terra senza frontiere, da sempre luogo di scambi e relazione, è decisa a riconoscersi, e riproporsi, laboratorio per crescita e sviluppo, capace di integrazione sociale e civile, di promozione di idee, di scambio di talenti, nient’affatto periferia culturale nella Grande Europa dei popoli.

A scorrere i nomi ed i volti di chi andrà ad amministrare la gran parte dei Comuni della terra berica in particolare, di quella veneta in generale dove il rinnovo è stato massiccio c’è da registrare, anche attraverso le tante liste civiche premiate dagli elettori, la volontà all’unità, alla condivisione, a quell’”insieme” che resta vocazione antica. Non mancano le eccezioni alle… buone intenzioni, qualche caduta di stile nella campagna per il voto, qualche sgarbo preelettorale, tutti elementi da approfondire, ma – almeno pare – è prevalso il senso di responsabilità che il mondo cattolico, nelle sue diverse accezioni, aveva invocato come presupposto per la ripresa.

Quando le elezioni nutrono sogni e costruiscono speranze e affidano le competenze a uomini e donne, a persone portatrici di valori allora la visione futura offre garanzie.

Guardiamoli in faccia i nostri candidati – questa la sollecitazione giunta da più parti -, cerchiamo di capire onestamente il loro senso e impegno per la vera politica, quella che mantiene la “P” maiuscola.

A chi ora amministrerà i nostri Comuni abbiamo chiesto, e confermato con il voto, attenzione costante al bene comune, al valore della persona umana, da perseguire senza discriminazione, ma con trasparenza e dedizione, un servizio al di là e al di sopra di ogni interesse personale. Ora vigileremo, con costanza, perché i buoni propositi non siamo inghiottiti da egoismi o pastoie burocratiche.

L’ottimismo della ragione nutre la speranza di una attesa “primavera etica” .

L’originalità di esperienze messe in gioco ci assicura sui “valori a Nordest” che possono nutrire il futuro, a re-imparare a tirar fuori il fiato, a recuperare la tensione alla “vita buona” che ha da sempre caratterizzato il nostro territorio e la sua gente.

Questo per le Amministrazioni locali che sono state rinnovate senza schemi troppo ideologici, attinenze a partiti o movimenti dello schieramento nazionale, anche se da essi ispirati. Si sono fatte scelte su uomini (tante donne, molti giovani) che hanno inteso metterci la faccia. Ora da queste persone attendiamo un ulteriore sforzo a fare rete, a condividere impegni e scelte, con l’obiettivo di armonizzare la nostra società, coltivare risposte realistiche e sagge, non tradire le consolidate tradizioni vivendole nell’attualità delle stagioni, per offrire spazi di futuro a partire dalle periferie, non accettare la cultura dello scarto.

Dai sindaci ci attendiamo i segni per ripartire verso la costruzione di un Paese che riduca le disgregazioni e recuperi equilibrio.

E poi c’è stato un voto significativo per l’Europa. Un continente carico di zone grigie, nel pieno di una crisi gravissima, epocale.

C’è stato, anche nella Circoscrizione a Nord Est un rinnovo di rappresentanza. Auguriamoci che il ricordo dello spirito dei Padri Fondatori, Konrad Adenauer, Robert Schuman (la Chiesa lo ha riconosciuto degno di beatificazione), Lean Monet, Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli, Paul Henry Spaack aiuti ad assumere nuove intese per una Europa Unita e consapevole della sua storia, terra di grandi civiltà, mosaico, arcipelago di culture, da sempre laboratorio di idee, capace di veder riconosciuto (il 12 ottobre 2012) il suo impegno per la riconciliazione democratica e la promozione dei diritti umani tanto da vedersi assegnato il Premio Nobel per la Pace.

Ai nostri nuovi, o riconfermati, Euro-Deputati affidiamo (giocando sul nome) il compito di costruire una autentica “Eur-hope”, un’Europa costruita sulla speranza, sull’alfabeto colorato della speranza, non solo nel realismo dell’economia e della politica. Invitiamoli a rileggere il grande poeta tedesco Johann Wolfgang Goethe il quale sosteneva convinto – e noi con lui – che “la lingua materna dell’Europa è il Cristianesimo”. Non lo scordino, per non alimentare nuovi e pericolosi scetticismi e disillusioni, andando a Bruxelles e a Strasburgo con il fardello pesante dei nostri voti, carichi di giustificate attese.

Soprattutto in tempi di crisi bisogna saper ravvisare il momento e decidere di fare scelte determinanti per il risanamento e la guarigione. C’è una frase dello scrittore Jorge Luis Borges che mi pare illuminante: “Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà d’un solo momento: quello in cui l’uomo sa per sempre chi è”.

Sui destini d’Europa non vorremmo continuare a vivere il forte disincanto attuale.

Anche Immanuel Kant era convinto che “il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra civiltà”.

Giandomenico Cortese